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Venerdì, 09 Settembre 2011 21:31

Michele Marangon, consigliere comunale PD San Donà: "...il Terzo Ponte sembra definitivamente crollato prima ancora di nascere..."

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Non si fa il terzo ponte sul Piave” - titola la stampa locale il 1 Agosto “Fumata nera nel summit dei Comuni interessati”; “Terzo ponte? Meglio allargare quello vecchio”. Notizie d’agosto notizia, quando facilmente le novità passano inosservate. Ma questa non dovrebbe proprio.

Nel 2011 ha festeggiato i 60 anni, col tradizionale arrivo sul traguardo di San Donà, una classica (si può ben dirla tale) del ciclismo dilettanti chiamata “Giro dei tre ponti”. Prende il nome dai tre tradizionali attraversamenti che esistevano – i soli allora – sul tratto del fiume Piave, da dove esso sbocca nella pianura alla foce: Ponte di Piave, San Donà ed Eraclea. Esiste poi, da decenni, un altro attraversamento tra Fossalta e Noventa: un ponte mobile su barche, a pedaggio e di proprietà privata. Nel tempo si sono quindi aggiunti altri due passi: il ponte dell’A4 (a monte di Noventa, riservato a chi transita sull’autostrada a pagamento) e, dal 2008, il Ponte dei Granatieri a valle di San Donà che serve la variante di circonvallazione della SS14.

In totale quindi, 6 attraversamenti, 6 ponti in una trentina di chilometri. Non bastano?

La risposta va articolata.

 

Sì, se si considera il semplice traffico di attraversamento: oggi come oggi, chi deve superare il Piave transitando dalla parte occidentale a quella orientale della pianura veneta, chi viene passa e se ne va, ha un’eccellente possibilità di farlo.

Ma, circa a metà di questo tratto fluviale, esiste oggi una delle più rilevanti e dinamiche conurbazioni della Regione, un punto denso  - di persone, case, attività, relazioni - intenso, che chiameremo per brevità ‘Città del Piave’: su una superficie di Kmq. 151, circa 60.000 abitanti e ancora in crescita (la sesta realtà urbana del Veneto in ordine di grandezza; se fosse unita, il 100° Comune italiano per dimensioni).

Lo sappiamo intuitivamente tutti, noi che viviamo qui, ma è anche oggettivamente dimostrato, che entro quest’area si svolge un assiduo movimento di persone e di cose che, per i più diversi motivi (lavoro, scuola, sport, relazioni familiari, pratiche amministrative, divertimento, consumo…) attraversano continuamente, con alta frequenza, il fiume.

Bene, se concentriamo lo sguardo su questa realtà, dobbiamo dare un risposta ben diversa: in un tratto di circa km. 7 esistono 2 soli attraversamenti liberi (il Ponte della Vittoria e il Ponte dei Granatieri) entrambi a valle degli abitati (essendo gli altri 2 a pagamento, uno chiuso nel tubo autostradale a monte e l’altro -il ponte di barche- pure a transito assai difficoltoso tra Fossalta e Noventa). E allora no, 2 ponti sul fiume per 60.000 abitanti tutti e solo da una parte, non bastano.

E’ da questa evidente situazione di difficoltà che nasce, una ventina d’anni or sono –secondo alcuni già dagli anni ’50 del secolo scorso – l’idea che è indispensabile per lo sviluppo, ma in realtà per la vita quotidiana stessa di questa comunità un ponte che serva essenzialmente agli abitanti di questa “città-di-fatto” che insiste sul Piave.

Dieci anni fa, dall’idea si passò finalmente all’azione; allora il futuro Ponte dei Granatieri, già progettato e di prossima costruzione, non aveva ancora nome e lo si chiamava il secondo ponte sul Piave; divenne quindi abitudine chiamare questo “il Terzo Ponte”. I quattro comuni “di Piave” (Fossalta, Musile, Noventa e San Donà) si accordarono per progettare e realizzare assieme il nuovo ponte, finanziandolo almeno in parte con un contributo aggiuntivo da parte degli imprenditori che si sarebbero insediati nella nuova zona industriale unica dei 4 comuni in territorio di Noventa a valle dell’A4. Gli imprenditori aderirono con convinzione all’accordo di programma.

Incredibile, se uno lo sente oggi, straordinario. Un piccolo gioiello di produttiva collaborazione tra amministrazioni diverse e forze economiche per il governo e lo sviluppo dei territorio; un promettente segno di slancio vitale che sembrava aprire nuove, luminose prospettive.

Ma poi? Ma adesso? Come è potuto succedere che oggi tutto quanto vada in fumo?

Cos’è accaduto in questi dieci anni? “ verrebbe da chiedersi, però…sul come, sul chi, sul quando molto si potrebbe e certo si può dire, ma è chiaro che quel che è stato è stato, e si rischierebbe di discutere a lungo con poco costrutto. Resta il fatto, brutale e pesante: il Terzo Ponte sembra definitivamente crollato prima ancora di nascere.

Un fallimento che pesa interamente sulla classe dirigente locale, quella politica in particolare, incapace (comunque la si voglia vedere) di proseguire il lavoro di squadra, di fare rete, di…di…di… Usate pure le metafore che preferite, resta comunque “incapace”.

Oggi qualcuno rilancia l’idea (brillante! nuova!) di raddoppiare il Ponte della Vittoria (ma, bisogna pur chiederselo, quanto ciò dipende dalla spada di Damocle dei milioni di euro -4 e più- da restituire agli imprenditori che li hanno versati, sentenzia il TAR, se niente di concreto verrà fatto entro il vicinissimo 2012?).

Per carità per fare (e spendere) ci sono sempre molte possibilità, ma, alla luce dei dati di fatto geografici e viabilistici riassunti sopra,  sembra difficile sostenere che un nuovo ponte, per servire a lanciare e sostenere la crescita, vada costruito in qualsiasi altra posizione che non stia bene a monte di San Donà, in sostanza tra i territori comunali di Fossalta e Noventa. E’ chiaramente lì che il sistema di relazioni umane a cavallo del fiume subisce oggi una strozzatura micidiale.

Liberare quella vena strozzata farebbe girare con slancio il sangue della città e fiorire nuove energie.

E’ ancora possibile? Come?

Letto 27219 volte Ultima modifica il Martedì, 04 Ottobre 2011 18:40