Articoli storici

ASPIRANTI INFERMIERI DA TUTTO IL VENETO A PORTOGRUARO

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Il servizio di Antennatre sull'apertura dell'anno accademico 2016/2017 del Corso di Laurea in Infermieristica - Università di Padova, sede di Portogruaro... Aspiranti infermieri da tutto il Veneto a Portogruaro ... E' il corso più grande d'Italia

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Unità d'Italia fatta e da fare ... a San Donà, secondo el Solzariòl.

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El solzariol - Le storie dei senza storia

El solzariol - Le storie dei senza storia

El Solzariol 

Raccolta completa quaderni "El Solzariol" per visualizzare il documento clicca sul link  pdf Gruppo El Solzariol (158 KB)

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Maramàcoea al programma "L'eredità" di RAI 1

 Leredita rai uno - Carlo Conti  Venerdì 27 settembre durante il programma "L'eredità" su RAI 1 è stata fatta una domanda relativa alla "maramacola" ... . Abbiamo inviato la segnalazione che la parola esatta è "maramàcoea" e non "marmàcola" ...

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'A Maramàcoea colpisce ancora.

 Schermata 2013-09-15 a 22.53.07 ‘A Maramàcoea colpisce ancora … anche quest’anno è tornata e addirittura è arrivata due settimane prima delle Fiere. Il Gazzettino il 30 agosto ne ha annunciato il ritorno in grande stile (leggi qui) . La rappresentazione teatrale che ne illustra le “fattezze” si terrà il 21 settembre alle ore 21 nel giardino di villa De Faveri, alla fine della zona pedonale di San Donà. Novità: pdf  Articolo Nuova Venezia sul successo maramacoea del 21 sett 2013 (617.2 kB)

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Articolo del Gazzettino del 30 agosto 2013 annuncia la "nascita" delle fiere de " 'a maramacoea".

Cliccando qui pdf  Le fiere da a Maramàcoea (421.06 kB) troverete l'articolo del Gazzettino. La rappresentazione teatrale si svolgerà il 21 settembre alle ore 21 presso la villa De Faveri, dalla parte della zona pedonale che si continua con via Garibaldi.

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Giansilvio Contarin

giansilvio contarin 

Giansilvio Contarin - Candidato Sindaco

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Il Presidente ass. "SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO" su corridoio 5 versus Zanonato/Zaia

Caro cons. Ruzzante
                              ho letto stamane 8 maggio 2013, sui giornali  della concorde volontà del ministro Zanonato e del pres. Zaia di sostenere la linea ferroviaria TAV - Corridoio 5 qui a Nordest ( sia chiaro  :  io non metto in discussione le altre che hanno direzione Nord-Sud, ma solo questa) .
 
Temo che stiano per commettere un gravissimo errore strategico,  non riparabile in futuro.  
Se avessero una visione più vasta della questione sarebbero più prudenti.
Questo è il motivo per cui inoltro anche a lei  - e ad altri per conoscenza - il messaggio che ho spedito nei giorni scorsi 
al pres. di Confindustria Veneto sullo stesso tema.
 
Mi auguro possa esserle utile , se non altro per aiutare i Consiglieri Reg. del Part Dem., che mi leggono in parallelo,  ad uscire dal loro contesto locale e valutare quanto le infrastrutture costruite in altri Paesi, influenzino il successo o il disastro delle nostre.
In particolare il Corridoio 5, che temo il suo gruppo intenda approvare all'interno del PTRC.
 
Buona lettura e distinti saluti
C. Crotti
 
 
 
 
------COPIA -------

 

alla c. att. del pres. Confindustria Veneto ing.R. Zuccato
 
 
Egr. ing. Zuccato
                                  Come forse ricorderà, già nelle scorse settimane ho inoltrato alla sua segreteria
copie di messaggi che avevo spedito a qualche Consigliere Regionale Veneto a chiosa di certe sue affermazioni, a mio avviso improvvide, sul tema delle nuove infrastrutture di trasporto a NordEst.
 
            Non posso quindi fare a meno segnalarle una notizia che è comparsa oggi al sito :
 
ripresa dal Secolo XIX di Genova.
 
     Nel breve pezzo si narra degli investimenti che il porto di Fiume, con l?appoggio del Governo Croato, ha intenzione di portare a termine entro il 2016, al fine di collegarsi ad altri  grandi corridoi europei : quello fluviale del Reno-Danubio; quello ferroviario da Budapest verso est e non escluderei anche quello baltico, qualora Koper e non Monfalcone  ne fosse il capolinea.
 
A molti della Confindustria veneta forse la notizia non sembrerà significativa o pertinente, ma per chi come lei si è posto l?obiettivo di offrire un indirizzo strategico alle  imprese di questa regione, dovrebbe far suonare un campanello d?allarme.
 
            Il porto di Fiume gode di alti fondali (18 mt),  adatti alle portacontainers più recenti. In un?isola  vicino dovrebbe anche concludersi un gasdotto russo. Per le navi che saranno passate l?uso di gnl un ulteriore è un buon motivo per arrivare al porto croato, dove troverebbero un facile rifornimento.  
Lo scalo, che da non molto è  sotto il controllo di un'impresa terminalista americana, offre un costo di attracco alle sue banchine a 9.000 $, contro circa i 30.000$ per una corrispondente imbarcazione al porto veneziano.
            Vien da chiedersi dove preferiranno scalare le navi che vorranno risalire l?Adriatico.  Un percorso che rispetto al Tirreno ha comunque lo svantaggio di dover poi essere fatto all?incontrario.
 
            Davanti a queste novità e concorrenze, trovo patetico il documento di programmazione regionale a lunga scadenza (PTRC) che è stato portato all?approvazione di pal. Ferro Fini.  Non solo il Terminal off shore veneziano non vi compare, ma si insiste su una linea Alta Velocità che ha sempre meno ragioni d?esistere a NordEst.
          
            Qualora Lei fosse invece ancora convinto della sua convenienza e del ritorno economico di quella linea ferroviaria, che lo stesso Commissario Governativo per la  tratta Venezia - Trieste, dr. B. Mainardi, giudica non necessaria, forse dovrebbe domandarsi :  serve al Veneto una TAV in quel di Mestre , se le grandi compagnie di navigazione preferiranno scalare le loro merci a Fiume
 
            Per questi motivi mi permetto raccomandare  un suo  tempestivo e pubblico intervento in merito a quel  documento regionale (PTRC), oramai fuori dal tempo e dallo spazio.
E chiederne  il ritiro !
 
            In alternativa suggerisco, a bassa voce, di prendere in considerazione le vie d?acqua (interne e sulla costa) della nostra regione e approfondire quanto il  loro contributo renderebbe concorrenziale il Terminal off shore veneziano rispetto a tutti gli altri scali del Nord Adriatico. 
 
I miei Soci ed io siamo a sua disposizione per un eventuale incontro illustrativo .
 
            Ringraziandola dell?attenzione e confidando su una sua iniziativa, la saluto distintamente
 
dr. Carlo Crotti (presidente)
ASS.  "SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO"

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La guerra di Hemingway

Fossalta, avvincente il racconto di Bruno Marcuzzo su Hemingway. Buona parte di quello che ha scitto lo trovate ... cliccando sulla foto.

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Marina Alfier - LISTA SINISTRA-SANDONA'

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Marina Alfier - LISTA SINISTRASANDONA'

 

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Per vedere la lista dei candidati cliccare qui

Riferimenti:

Sito: https://www.facebook.com/Sinistrasandona

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

1) Nel nostro programma è certamente previsto l'impegno per lo sviluppo di edilizia ad impatto energetico zero, soprattutto dotando di strumentazione le strutture pubbliche(scuole- edifici comunali ecc). Si consideri però che l'impatto della crisi economica è fortissimo e se fino a qualche anno fa la quasi totale economia di questo territorio era basata sull'edilizia ora non resta che il recupero del patrimonio esistente; prima di  tutto perchè il territorio è devastato dal cemento e poi perchè a San Donà l'invenduto, soprattutto abitativo ma anche commerciale e direzionale, è enorme. Spero tanto che finalmente i programmi elettorali escano dalla banalità che ha caratterizzato l'ultimo decennio e si cominci a fare i conti con la realtà tenendo conto dei bisogni della gente e soprattutto del potere d'acquisto dei salari.

2)Il nostro sarà un impegno totale per la razionalizzazione delle spese della pubblica amministrazione e dei costi della politica; abbiamo fatto 5 anni di opposizione ferma dall'esterno del palazzo contro gli sprechi e gli sperperi della giunta di centrodestra-lega; continueremo a farlo in o fuori dal consiglio comunale innanzitutto proponendo l'eliminazione di tutti gli incarichi inutili e il ricorso troppo frequente delle consulenze esterne; poi riducendo il numero dei dirigenti "fedeli" alla giunta di turno, valorizzando il personale dipendente esistente con ricorso anche a formazione permanente. Proponiamo la riduzione drastica degli stipendi degli amministratori comunali, dei CDA nelle partecipate e nei consorzi.

3) Siamo d'accordo per il consorzio dei servizi pubblici tra i comuni della zona; se ciò è finalizzato all'ottimizzazione delle risorse e al risparmio è senz'altro utile; se invece si pensa di inventare un consorzio come ennesimo carozzone per la sistemazione di amici, parenti,conoscenti , allora dissentiamo. Ovviamente ci vorranno forme di controllo e di verifica costante affinchè questo non avvenga.

4) D'accordo per la banda larga nel comune e nelle frazioni.

5) Non condividiamo l'idea della costruzione dell'ospedale unico del V.O. perchè verrebbero sotratti fondi utilissimi al mantenimento della sanità pubblica. Si rischia di fare lo stesso errore commesso per la costruzione dell'ospedale all'Angelo di Mestre che ha prosciugato le sostanze della sanità non solo della provincia di venezia ma perfino regionali. Siamo per il recupero, la valorizzazione e la specializzazione dei nosocomi esistenti, eliminando i doppioni e finalizzando ciascuno a funzioni specialistiche definite; piuttosto si concentrino le risorse finanziarie per dotare della strumentazione mancante e delle professionalità mediche e paramediche necessarie. Al posto dell'ospedale unico si pensi alla rete delle RSA di cui si sta parlando da decenni senza concludere nulla.La sanità pubblica non ha bisogno di edilizia ospedaliera bensì di competenze; più sanità e meno amministrazione.

6) NO TAV nè alta nè bassa! E' un'opera inutile che devasta il territorio, non porta occupazione e indebolisce le già ridotte risorse finanziarie del paese. siamo contrari all'autostrada del mare; è semplicemente un modo per fare cassa sfruttndo il fatto che con l crisi economica aumenta il numero dei pendolari del mare e dei domenicali che arrivano dal bellunese e dal trevigiano; senza contatare che l'adeguamento della treviso mare costa un occhio della testa. Anche questo è un sistema per creare ingiustizia tra chi può permettersi l'albergo a 5 stelle a jesolo e chi al mare ci può andare solo la domenica.

7) Tribunale-teatro Astra- Piazza Indipendenza e molto altro sono realizzazioni pagate a caro prezzo dai sandonatesi;  esse hanno sottratto molto denaro pubblico e continueranno a sottrarlo nel tempo; il governo lega-centrodestra lascia in eredità un bilancio disastroso da questo punto di vista e soprattutto per il tribunale (ma non solo) una convenzione con il privato che sarà impossibile onorare. Il danno è ormai fatto e chi subentrerà dovrà dotarsi di intelligenza, onestà e trasparenza per affrontare questi nodi.

8)La raccolta differenziata così com'è impostata è insufficiente; manca ancora la cultura della differenziazione perchè alla differenziazione non ha mai fatto seguito il risparmio per le famiglie. Per differenziare bene bisogna essere incentivati a farlo; si riduca la TIA e prossima TARES e la gente collaborerà di più. Su questo il nord europa e qualche esempio virtuoso italiano insegnano. Le aziende che gestiscono la raccolta rifiuti devono fornire maggior strumentazione e servizio adeguato. Il pubblico amministratore deve mettere maggior attenzione sull'appalto.

8) la partecipazione popolare alle scelte pubbliche è fondamentale; la nostra ricetta (non di oggi) è quella di favorire la nascita di consigli di quartiere, di strada, di frazione. Proponiamo il bilancio partecipato, nato dal basso, e quello discusso in consiglio comunale ed approvato deve essere la sintesi delle necessità vere della città. Tutte le delibere devono essere pubbliche e visionabili da tutti in qualsiasi momento e contesto; anche le determine dei dirigenti. Siamo contrari a qualsiasi forma di società patrimoniale, tanto di moda negli ultimo tempi.

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Gianni Corradini

Gianni Corradini

 

Risposte alle domande formulate da "Passaparolanelvenetoorientale" riprese dal nostro programma presentato il 13 ottobre 2012 al centro culturale Da Vinci e pubblicato sul nostro sito: www.corradinisindaco.com

Nel suo progetto politico:

1) E’ contemplato l’impegno per sviluppare l'edilizia ad impatto energetico zero?

Risposta:

Casa e abitare sostenibile: L’attenzione verso gli obiettivi posti dal Protocollo di Kyoto deve passare anche attraverso le iniziative dei privati. San Donà Futura vuole promuovere gli interventi di ristrutturazione edilizia a fronte di misure per il contenimento dei consumi e del risparmio energetico, incentivando il risanamento del patrimonio edilizio esistente o la costruzione di immobili con metodi e materiali ecologici e sostenibili.

Operativamente

-           Sarà data la possibilità di scomputare il maggior volume in ampliamento, sia dall’indice di fabbricabilità fissato, sia dal contributo di costruzione, al fine di realizzare serre solari con vincolo di destinazione per minimizzare la dispersione termica e massimizzare gli apporti solari;

-           Sarà prevista la possibilità di ampliamenti, anche in centro storico, subordinati al recupero energetico del fabbricato;

-           Sarà incentivato l’utilizzo di materiali, tecniche costruttive, componenti per l’edilizia, impianti, elementi di finitura e arredi fissi biocompatibili, sostenibili, ecologici e non nocivi per la salute;

-           Sarà incentivata la realizzazione di tetti verdi (da irrigare con la captazione delle acque meteoriche);

 

2) E’ contemplato l’impegno per razionalizzare le spese dell’Amministrazione ed i costi della politica (partecipate, consorzi, etc…)?

Risposta:

Bilancio e risorse pubbliche

Fino ad oggi l’approccio utilizzato dall’amministrazione comunale è stato quello di riproporre gli stanziamenti di bilancio, per categorie di spesa, sulla base dei bilanci precedenti, utilizzando il sistema “copia incolla”. SAN DONA’ FUTURA intende ribaltare completamente il metodo di formazione del bilancio, garantendo le spese obbligate (es. costi per il personale) e deliberando interventi ed investimenti secondo le priorità dei cittadini. Durante il nostro mandato ascolteremo la gente del centro e delle frazioni di : Calvecchia, Chiesanuova, Cittanova, Fiorentina, Fossà, Grassaga, Isiata, Mussetta di Sopra, Palazzetto, Passarella, Santa Maria di Piave, sulle loro priorità. Il bilancio del Comune di San Donà di Piave sarà predisposto sulle priorità evidenziate dagli abitanti, sarà scritto con e per gli abitanti.

Operativamente

-           Saranno tagliate spese correnti per oltre 1,2 milioni di Euro all’anno;

-           I beni immobili del Comune, non utilizzati saranno ceduti ai privati con procedura aperta;

-           le aziende comunali e le partecipazioni in aziende pubbliche saranno cedute ai privati;

-           per gli investimenti futuri si farà sempre ricorso al project financing (finanza di progetto);

-           per progetti di riqualificazione e di avviamento al lavoro si farà ricorso, unitamente alle associazioni sindacali e di categoria, ai fondi comunitari;

-           nessuna ulteriore imposta locale o addizionale sarà introdotta;

-           le entrate comunali saranno monitorate annualmente per evitare fenomeni di evasione;

-           sarà riconsiderata l’attuale pianta organica dell’amministrazione comunale e saranno riorganizzati gli uffici ed i servizi utilizzando il personale in forza, secondo le proprie specifiche competenze, nel rispetto della progressione della carriera.

-           Nessun dipendente comunale potrà ricoprire uffici direttivi o assumere incarichi retribuiti, all’interno di società, imprese o associazioni che svolgono attività a rilevanza pubblica;

-           Tutte le consulenze esterne saranno assegnate sulla base di una gara d’appalto in forma di contratto quadro aperta a tutti (durata anni quattro). Gli incarichi saranno, quindi, proposti ai vincitori del contratto quadro in base all’offerta migliore e al principio di rotazione.

-           Tutte le spese dell’amministrazione comunale saranno pubblicate mensilmente sul sito e sugli organi di stampa locali.

 

3) E’ contemplato l’impegno per promuovere l’unione dei servizi tra i comuni limitrofi?

Risposta:

Il territorio urbanistico dei quattro comuni citati si fonde inevitabilmente ed è caratterizzato dagli stessi problemi. La popolazione residente ha le stesse consuetudini e tradizioni, e soprattutto vive delle medesime risorse.

Se negli ultimi 10 anni San Donà di Piave, Noventa di Piave, Musile di Piave e Fossalta di Piave avessero unito i comuni avrebbero potuto usufruire di oltre 50 milioni di trasferimenti dello Stato, in più di quelli ricevuti, e di oltre 50 milioni di economie di bilancio (con la possibilità di realizzare le infrastrutture necessarie ad una grande città), senza perdere il Tribunale o sacrificare lo sviluppo dell’Ospedale.

Solo rivolgendo tutti i nostri sforzi politici e amministrativi per trovare un’intesa e una forma di aggregazione che ci conduca ad una politica di sviluppo e crescita comune potremo avere un futuro indipendente.

L’idea del terzo ponte sul Piave è definitivamente tramontata ed ora bisognerà restituire il denaro versato dalle imprese, ciò non toglie che altre soluzioni, anche meno costose possano essere realizzate per collegare i quattro comuni ad ovest.

operativamente

-           Dare completa attuazione all’accordo sottoscritto dai sindaci dei quattro comuni in data 3 febbraio 1999.

-           Costituire una consulta dei comuni della Città del Piave in materia di assetto del territorio, sviluppo urbano ed economico;

-           Costituire un organismo unico di gestione degli appalti di servizi, forniture e lavori composto dai tecnici dei quattro comuni;

-           Costituire un organismo unico per la ricerca e l’incentivazione degli investimenti (anche esteri) nel territorio, composto dai responsabili delle strutture comunali e delle associazioni di categoria;

-           Co-gestire , nei prossimi cinque anni, almeno alcuni servizi comunali su base territoriale: polizia urbana, sicurezza, ambiente e protezione civile e rifiuti.

Nessuna delle strutture proposte dovrà costituire un maggiore onere per la collettività e per il bilancio degli enti.

 

4) E’ contemplato l’impegno per garantire la banda larga nel comune e nelle frazioni?

Risposta:

Voce cultura : -           La città sarà interamente dotata di rete a Banda Ultra Larga a disposizione di imprese, studenti, professionisti e Pubblica amministrazione;

 

5) E’ contemplato l’impegno per la realizzazione nel medio termine dell’ospedale unico nell’Asl 10?

Risposta:

No perché riteniamo che il problema della sanità debba essere affrontato in altri termini.

Salute

SAN DONA’ FUTURA si propone una ricognizione del sistema sanitario nel territorio e una valutazione delle cure e dell’assistenza offerta ai cittadini delle frazioni. In collaborazione con gli organismi dell’ ASL preposti saranno migliorati i servizi ambulatoriali sul territorio.

Operativamente

-           In collaborazione con l’ASL sarà riconsiderata la distribuzione territoriale degli studi di medicina generale;

-           Saranno incentivati gli studi associati territoriali;

-           Saranno valorizzati i servizi offerti dall’Ospedale (punto di riferimento per tutto il territorio del Veneto Orientale), in particolare il servizio di primo soccorso;

-           Saranno promosse campagne per la prevenzione e la sensibilizzazione dei cittadini (giornate senza smog, sport, indagini mediche sui fattori di rischio nel territorio, ecc);

-           In collaborazione con le organizzazioni esistenti (AVIS, Amici del cuore, Diabetici, Dializzati, ecc) saranno promossi programmi di controllo gratuito per gli anziani e cittadini a rischio.

 

6) Pensa che la TAV sia un’infrastruttura da realizzare o no? … e l’autostrada del mare?

Risposta:

Riteniamo che il raddoppio della linea ferroviaria esistente possa essere una soluzione. Per quanto riguarda l’autostrada del mare riteniamo che vada potenziata la rete viaria esistente.

 

7) Come pensa di gestire le grandi opere realizzate dall’amministrazione uscente: Teatro Astra? Piazza Indipendenza? Tribunale?

Risposta:

Il tribunale sarà restituito al suo legittimo proprietario ed il contratto di locazione risolto per causa di forza maggiore, il teatro Astra andrà ridimensionato sia in termini di opera strutturale che in termini finanziari, la Piazza Indipendenza è ormai realizzata, ora si dovranno risanare gli edifici che la circondano.

 

8) Raccolta differenziata dei rifiuti: bene così o è necessario migliorare?

Risposta:

Siamo del parere che prima di perseguitare con pesanti sanzioni i cittadini che commettono qualche errore nella suddivisione dei rifiuti, bisognerebbe aiutarli con degli avvisi. Per un’economia di gestione siamo convinti che la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti dovrebbe essere appaltato ad una sola società sul territorio dei quattro comuni.

 

9) Quali azioni pensa di attivare per promuovere la trasparenza tra amministrazione e cittadini?

Risposta:

-           Costituire un organismo unico di gestione degli appalti di servizi, forniture e lavori composto dai tecnici dei quattro comuni;

-           Tutte le consulenze esterne saranno assegnate sulla base di una gara d’appalto in forma di contratto quadro aperta a tutti (durata anni quattro). Gli incarichi saranno, quindi, proposti ai vincitori del contratto quadro in base all’offerta migliore e al principio di rotazione.

-           Tutte le spese dell’amministrazione comunale saranno pubblicate mensilmente sul sito e sugli organi di stampa locali.

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Andrea Cereser

Andrea Cereser Sindaco Si Può ...

 

Per il momento queste sono le prime risposte, nei prossimi giorni Andrea Cereser si è impegnato ad inviare le rimanenti.

Nel suo progetto politico:

1) E’ contemplato l’impegno per sviluppare l'edilizia ad impatto energetico zero?

Risposta:

Il settore edile è stato negli ultimi decenni uno dei motori più importanti dell’economia del sandonatese, ma gli amministratori in primis non hanno saputo capire per tempo che non è immaginabile continuare a costruire case, se poi mancano le persone da metterci dentro. Da anni si contano a San Donà circa 2000 unità abitative vuote. Il che significa una capacità recettiva di circa 5000 abitanti che rimane inutilizzata, e pertanto risulta essere in esubero. Questa speculazione ha determinato, tra l’altro, una grave e non giustificata perdita di terreno agricolo che è stato cementificato irrimediabilmente. Un fenomeno, in realtà, che non riguarda solo San Donà, ma l’intero Nord-Est. Di questa situazione è stata complice la politica, che è venuta meno a uno dei suoi compiti principali: prefigurare gli effetti delle scelte che si prendono oggi non solo sull’immediato, ma anche sul medio e lungo periodo. Politica che, invece, ha “drogato” il settore per incassare oneri di urbanizzazione, una delle principali entrate dei bilanci comunali.

Entro il 2020 l’Unione Europea chiede che tutti gli edifici di nuova costruzione siano autosufficienti dal punto di vista energetico.

Nel caso di San Donà, però, visto che non ci sarà bisogno di molte nuove case, l’attenzione dovrà spostarsi su tre ambiti principali:

  1. la demolizione e ricostruzione di edifici in zone già urbanizzate (abbiamo molte aree, ad esempio nel centro storico - e non solo - che sono in degrado e devono essere ripensate e valorizzate);
  2. la riqualificazione energetica delle abitazioni esistenti, situazione che riguarda la quasi totalità dei cittadini (su questo abbiamo un progetto che si chiama: “La casa buona: vivere meglio spendendo bene”);
  3. l’applicazione degli stessi criteri anche agli edifici pubblici, a partire dalle scuole (anche su questo abbiamo formulato una proposta: ”La scuola con il cappotto”).

Si profila, quindi, un’importante opportunità per tutta la filiera immobiliare, che coinvolge proprietari, studi professionisti, impresari, artigiani, istituti bancari …

Il Comune deve farsi promotore di una grande opera di sensibilizzazione, anche attraverso la revisione dei Regolamenti edilizi da condividere con le parti interessate, che porti a definire un patto tra tutti questi soggetti, per rilanciare l’economia legata alla casa nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale (riduzione dei consumi e aumento della produzione di energia pulita) ed economica. Perché se c’è una politica comunale di incentivazione degli interventi di riqualificazione e se questi sono fatti bene, gli investimenti dei proprietari saranno in grado di ripagarsi in pochi anni, producendo anche dei risparmi. E per i proprietari che non possono accedere ai mutui si può pensare ad un ruolo di garanzia nei confronti della banche offerto dall’amministrazione stessa.

Idee ne abbiamo, e anche molto interessanti, già presentate a diversi soggetti riscuotendo notevole interesse. Idee che attendono solo di essere messe in atto e di produrre i primi risultati.

2) E’ contemplato l’impegno per razionalizzare le spese dell’Amministrazione ed i costi della politica (partecipate, consorzi, etc…)?

Risposta:

Nei “primi 100 giorni” ci impegniamo a effettuare una attenta e dettagliata analisi di tutte le voci di entrata e di uscita del bilancio comunale.

Sul versante delle entrate, saranno valutati i costi e i benefici delle società partecipate per capire la loro utilità economica e/o sociale, nonché il ruolo che può avere il nostro Comune per influenzare le scelte societarie.

Dove non si riscontrassero benefici per la comunità, ma piuttosto un aggravio di costi per i cittadini, considereremo anche l’ipotesi di uscire dalla compagine o anche di chiudere tali società, con trasferimento dei compiti e delle funzioni direttamente al Comune, valorizzando le competenze del personale interno e riducendo il ricorso a consulenze esterne.

Sul versante delle uscite, l’analisi delle singole voci dovrà tenere conto dei medesimi requisiti di utilità sociale.

Le spese non ritenute essenziali o prioritarie in questo particolare momento storico (e tutti i cittadini comprendono che cosa si intenda) saranno ridotte o eliminate, per spostare maggiori risorse dalle “cose” alle “persone”.

Esempi di spese che si possono tagliare o rivedere riguardano gli ambiti più diversi, dai i costi della voliera, a quelli sostenuti per il ripristino del parco fluviale dopo ogni piena, ai costi energetici per luce e calore, per la gestione del verde …

Su alcune questioni in particolare, è nostra intenzione conoscere il punto di vista dei cittadini e delle imprese per arrivare a una larga condivisione delle scelte.

Anche la politica fiscale dovrà essere rivista, puntando a una graduale riduzione delle aliquote di competenza comunale, con priorità ad IMU e TARES (tassa sui rifiuti).

Un altro importante tema - che qui solo anticipo rimandando la risposta al quesito successivo - è quello della collaborazione tra comuni, strumento importante per produrre economie e miglioramento dell’efficienza.

3) E’ contemplato l’impegno per promuovere l’unione dei servizi tra i comuni limitrofi?

Risposta:

Uno dei punti qualificanti del nostro programma riguarda proprio il tema delle collaborazioni tra comuni.

L’argomento è di forte attualità e, a nostro avviso, rappresenta una delle vie più efficaci per mantenere e migliorare i servizi che un ente locale deve garantire a cittadini, famiglie, imprese e associazioni.

Abbiamo studiato e incontrato in questi mesi un’esperienza che rappresenta un esempio di “buona pratica amministrativa”: la Federazione dei Comuni del Camposampierese: 11 comuni (di diverso colore politico) per una popolazione complessiva di 100.000 abitanti.

Come ci spiegava il direttore della Federazione, lo scopo di questa unione può essere così sintetizzato:

  1. migliorare la gestione delle attività di competenza dei Comuni, unendo e coordinando l’impiego delle risorse umane e economiche;
  2. definire le politiche per lo sviluppo e la crescita assieme alle parti sociali ed economiche presenti nel territorio, evitando doppioni inutili tra comuni vicini;
  3. ottenere una riduzione dei costi dei servizi e della loro gestione, con vantaggi per tutti i contribuenti.

Questa esperienza vissuta con successo da alcuni comuni della zona nord di Padova, può certamente rappresentare un modello anche per il nostro territorio, dove il “Sandonatese” rappresenta, per numero di comuni e di abitanti, una realtà molto simile a quella analizzata.

C’è un altro aspetto importante da tenere in considerazione: anche se con qualche battuta d’arresto, sta comunque procedendo il cammino che porterà alla Città Metropolitana di Venezia.

A questo appuntamento, il Sandonatese e il Veneto Orientale (con San Donà come comune più importante) devono arrivare preparati, per evitare la marginalizzazione del nostro territorio.

Il Veneto Orientale deve aumentare il proprio peso nell’ambito del territorio che, secondo la politica comunitaria, riceverà dall’Unione Europea la cifra di 1 miliardo (sic!) di euro, alla pari di tutte le città metropolitane riconosciute dall’Europa. Queste risorse sono da destinare allo sviluppo della città, che significa strade, infrastrutture, centri servizi ... nel rispetto dei principio di sostenibilità.

La questione allora diventa: come portarsi a casa il brand di Venezia senza farsi fagocitare?

Sicuramente attraverso la collaborazione tra comuni, con impegno e determinazione, per migliorare i servizi a cittadini e imprese e semplificando le procedure.

Esempi di servizi da condividere riguardano la polizia locale (che potrà contare su un maggior numero di agenti presenti sul territorio anziché negli uffici), protezione civile, Sportello Unico delle Attività Produttive, servizi sociali, servizi per il funzionamento della struttura comunale (informatici, paghe, formazione, attività amministrative …).

Condizione indispensabile è che tutto questo non venga in ogni caso a comportare costi maggiori rispetto a quelli che sarebbero sostenuti dai singoli comuni.

 

4) È contemplato l’impegno per garantire la banda larga nel comune e nelle frazioni?

 

Risposta:

 

Al giorno d’oggi, quando si parla di “infrastrutture” per il territorio, si devono necessariamente intendere anche le cosiddette “autostrade informatiche”.

 

La disponibilità di una linea di collegamento internet veloce è un requisito indispensabile perché le aziende possano stare sul mercato.

 

Inoltre, per consentire a ciascun cittadino di usufruire dei servizi che intendiamo sviluppare e offrire via internet (progetto “in Comune con un clic), è indispensabile una adeguata capacità di trasmissione dei dati.

 

La connettività veloce, quindi, andrà garantita su tutto il territorio comunale.

 

5) È contemplato l’impegno per la realizzazione nel medio termine dell’ospedale unico nell’Asl 10?

 

Risposta:

 

L'impegno di adesso è di essere parte attiva nella Conferenza dei Sindaci per organizzare al meglio gli ospedali esistenti per garantire una qualità adeguata in termini di dotazione di personale e di attrezzature, evitando doppioni, sovrapposizioni e inutili concorrenze, sviluppando nel contempo la rete delle cure primarie (il cosiddetto territorio) favorendo le forme di collaborazione e unione tra i medici “di base”.

 

L’assenza protratta della nostra amministrazione all’interno della Conferenza de Sindaci ha portato al risultato di far perdere all’Ospedale di San Donà 8 primari, come prospettano le nuove schede regionali. Questa operazione va contrastata con determinazione, per limitare l’impoverimento della nostra struttura.

 

Più avanti nel tempo, in base alle risorse rese disponibili dalla Regione, andrà attentamente considerata l'ipotesi di un'unica sede ospedaliera che consentirebbe effettive eccellenze cliniche a servizio del territorio dell'ULSS 10, anche al fine di ridurre l'attuale ricorso a strutture ospedaliere esterne alla nostra ULSS, una delle maggiori attuali criticità che impoverisce enormemente il bilancio della Azienda e quindi tutti i suoi residenti.         

 

6) Pensa che la TAV sia un’infrastruttura da realizzare o no?  … e l’autostrada del mare?

 

Risposta:

 

Facciamo un po’ di chiarezza: a parte i giornali, tutti gli addetti ai lavori riconoscono che il termine “TAV” (“Treno ad Alta Velocità”), applicato al tratto Venezia/Trieste, è inappropriato e il suo progetto è impraticabile, sia perché non c’è un sufficiente bacino di utenti sia perché ci sono delle condizioni geografiche che nel complesso non giustificano l’ingente investimento. Inoltre, si consideri che oggi né l’Europa né il nostro Paese hanno risorse da dedicarci.

 

Per il trasporto delle persone, va sollecitata con forza la Regione perché completi al più presto il progetto di Sistema Ferroviario Metropolitano di Superficie (“SFMR”), che consentirà 3 corse all’ora verso e da Venezia. Nel caso di San Donà, ciò prevede la realizzazione della nuova stazione ferroviaria che, stando alle promesse dell’assessore regionale, doveva essere inaugurata ancora nel 2011.

 

Per quanto concerne le merci, la linea ferroviaria “storica”, ora sottoutilizzata, può consentire un maggior traffico di convogli tale da renderla adeguata almeno per i prossimi 30 anni. Solo in prossimità di quella scadenza si potrà considerare l’ipotesi di un eventuale raddoppio che deve necessariamente prevedere opere di mitigazione e di compensazione per il territorio e per i cittadini.

 

In tutte queste valutazioni, dovrà essere garantito il diritto dei cittadini di partecipare alla definizione delle scelte, diritto che è stato negato in questi ultimi anni dove spesso siamo stati messi di fronte a progetti già confezionati (vedi l’esperienza del progetto di “tracciato basso”).

 

In merito all’autostrada del mare, non siamo favorevoli a questa operazione di “esproprio al contrario” per cui si sottrae un’opera pubblica alla proprietà dei cittadini (il tratto di Treviso/Mare da Meolo e il sedime della variante alla Statale 14) per affidarla a privati che inseriranno un pedaggio.

 

Il risparmio di tempo (pochi minuti) che avranno gli automobilisti nel raggiungere Jesolo dal casello di Meolo, verrà molto probabilmente vanificato sino a quando non si risolverà il nodo della penetrazione verso Cavallino, ad oggi affidato ad un’unica arteria.

 

L’opera lascerà sicuramente un segno doloroso sul territorio, si pensi solo al nuovo ponte che dovrebbe sorgere sulla Piave Vecchia, uno dei luoghi più pregiati e belli del nostro Comune.

 

Infine: il pagamento del pedaggio farà riversare un buon numero di auto nelle altre strade, con aumento di traffico e inquinamento per i paesi attraversati (Passarella, Caposile, Chiesanuova, Santa Maria).

 

7) Come pensa di gestire le grandi opere realizzate dall’amministrazione uscente: Teatro Astra? Piazza Indipendenza? Tribunale?

 

Risposta:

 

Astra: abbiamo presentato in questi giorni, come Gruppo Consiliare, una relazione su alcuni aspetti potenzialmente critici che abbiamo rilevato dallo studio dei progetti (numero di posti, facilità d’accesso al palco, caratteristiche acustiche …). L’amministrazione ha chiesto chiarimenti ai progettisti prima di fornirci risposta. Non si tratta di questioni di poco conto: da queste può dipendere, ad esempio, la possibilità di ospitare o meno taluni spettacoli da organizzare in sinergia con altre realtà vicine (ad esempio La Fenice). La forma di gestione andrà studiata assieme alle risorse presenti nel territorio (associazioni, professionisti, compagnie) aprendosi alla collaborazione con i teatri vicini così da ottimizzarne i costi amministrativi e di gestione.

 

Piazza: una piazza deve essere utilizzata per lo scopo per cui esiste, che è quello di consentire alle persone di incontrarsi nelle forme e nei modi ai quali siamo stati abituati. Per quanto possibile, quindi, Piazza Indipendenza dovrà essere resa una piazza viva, ricca di eventi e manifestazioni capaci di attrarre sia i cittadini locali sia i turisti (20 milioni che frequentano le coste oltre a 4 milioni che raggiungono l’outlet di Noventa), grazie ad una offerta di qualità che coniuga commercio, sport, musica e arte con iniziative di portata nazionale.

 

Tribunale: per prima cosa andranno approfonditi gli aspetti contrattuali per chiarire se siamo tenuti oppure no a rispettare il contratto. Un affitto di 470.000 euro all’anno (fino ad oggi rimborsato dal Ministero) è un costo non sostenibile con le attuali risorse del Comune. Eventualmente, andrà trovato un accordo con la proprietà individuando altri inquilini potenzialmente interessati, ad esempio Azienda ULSS.

 

8) Raccolta differenziata dei rifiuti: bene così o è necessario migliorare?

 

Risposta:

 

Rispetto ai nostri nonni noi produciamo molti, troppi rifiuti; inoltre siamo poco propensi a vedere un nuovo uso degli oggetti e dei materiali. Migliorare dunque si può e si deve, cercando di risolvere il problema all’origine: Riducendo, Riutilizzando e Riciclando (le cosiddette “3R”).

 

Da alcuni anni San Donà ha raggiunto una buona percentuale di raccolta differenziata, superiore ai valori medi della Regione; questo risultato, però, deve essere migliorato.

 

Concretamente: oltre a spingere ulteriormente la raccolta differenziata (ad esempio estendendola al centro città), è necessario coinvolgere i cittadini, a partire dalle scuole, con campagne di informazione e sensibilizzazione.

 

Inoltre, dovrà essere rivisto l’affidamento all’attuale gestore del servizio per intraprendere tutte le iniziative che portino a una riduzione o un contenimento delle tariffe, come è avvenuto in altri comuni vicini a noi.

 

Ci hanno sempre detto che la differenziazione dei rifiuti porta a un contenimento delle tariffe: dopo anni di parole, è tempo che ciò avvenga!

 

9) Quali azioni pensa di attivare per promuovere la trasparenza tra amministrazione e cittadini?

 

Risposta:

 

Alcuni impegni “con i piedi per terra”:

 

·         incontrare frazioni e quartieri almeno ogni 6 mesi, per ascoltare le comunità e per rendere conto dell’operato dell’amministrazione;

 

·         istituire l’anagrafe degli eletti, riportando la situazione reddituale e patrimoniale degli amministratori;

 

·         rendere pubblici i criteri e le motivazioni di scelta degli amministratori e dei nominati;

 

·         promuovere il “Bilancio di Responsabilità Sociale”, un modo semplice e chiaro di spiegare ai cittadini (con il loro coinvolgimento) che cosa si è fatto e quali risultati sono stati ottenuti;

 

·         far conoscere on-line lo stato di avanzamento delle opere pubbliche e i motivi degli eventuali ritardi;

 

·         semplificare il linguaggio amministrativo;

 

·         semplificare la lettura del bilancio del comune;

promuovere e rendere attivi i tavoli di confronto tra amministrazione, cittadini, associazioni e imprese (consulte, Forum).

 

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Movimento 5 Stelle

Salvestroni Spessotto 

Guido Salvestroni - Candidato Sindaco

Programma Movimento 5 Stelle completo

 

Nel suo progetto politico:

 

1) E’ contemplato l’impegno per sviluppare l'edilizia ad impatto energetico zero?

 

Risposta:

 Il M5S vuole aderire alla campagna di “Salviamo il Paesaggio”, portando a termine il censimento di tutti gli edifici sfitti e invenduti. Desideriamo fermare il consumo di suolo com’è stato fatto in altri comuni d’Italia (ad es. Cassinetta di Lugugnana), aumentando i vantaggi fiscali che derivano dalla scelta a favore del recupero e della ristrutturazione, dell’architettura bioclimatica e dell’urbanistica mirata all’abbattimento dell’inquinamento e alla riqualificazione energetica e ambientale del patrimonio edilizio, bloccando le concessioni edilizie per i nuovi fabbricati fino a quando non si riducano almeno dell’80 % gli alloggi sfitti o invenduti, con eccezione degli ampliamenti permessi dal Piano Casa.

 2) E’ contemplato l’impegno per razionalizzare le spese dell’Amministrazione ed i costi della politica (partecipate, consorzi, etc…)?

 Risposta:

 Il M5S sta già attuando una riduzione nei costi della politica, rifiutando i finanziamenti dei partiti, qualsiasi "rimborso elettorale" o finanziamento occulto delle spese di partito. Se eletti, lo stipendio sarà al massimo di 2500 euro netti al mese, anche se sindaco o assessore, destinando il resto a progetti benefici per i cittadini. Inoltre, inseriremo il vincolo del gettone di presenza alla effettiva partecipazione almeno al 75% della seduta (non: "firmo e me ne vado", come succede ora) e il divieto del doppio gettone di presenza per le riunioni serali che sforano oltre la mezzanotte, per Comune e Circoscrizioni.

 

Il M5S, nel suo programma, prevede di operare al fine di fare un’oculata razionalizzazione delle spese, che non significa certo “taglio orizzontale”, anzi vorremo porre la massima attenzione alle molte spese trascurate, meno visibili, a volte “minute” (ad es. la viabilità, il verde pubblico, le ciclabili, gli edifici comunali, la lotta al degrado, la prevenzione dal rischio idrogeologico) che consentiranno al contempo di migliorare la vita cittadina e conservare il patrimonio urbano e ambientale.

 

Esaminando la versione di gennaio 2013 del bilancio preventivo del Comune di San Dona’ di Piave, emerge, in particolare, la problematica delle società partecipate, specie di quelle controllate al 100% (S.D. Servizi e S.D. Patrimonio): esse sono esonerate dall’obbligo delle gare ad evidenza pubblica. Il Movimento 5 Stelle intende agire su questa basilare problematica, iniziando a far chiarezza nei modi correnti, con opportune analisi economiche. Da esse nasceranno modifiche più o meno radicali, dagli strumenti di controllo e partecipazione sino, eventualmente, alla soppressione.

 

Il M5S inoltra vuole introdurre il Bilancio Partecipato, già attivo ad es. nei comuni di Modena, Parma,Castelmaggiore, Arezzo e Udine. Esso è stato definito dall’ONU e dalla Banca Mondiale “strumento efficace di gestione pubblica”, in quanto le risorse della comunità devono essere gestite dalla comunità.

 

3) E’ contemplato l’impegno per promuovere l’unione dei servizi tra i comuni limitrofi?

 Risposta:

 Attualmente, si prospetta necessaria l’abolizione delle amministrazioni provinciali, che potrebbero essere sostituite da unioni di comuni finalizzate alla gestione di servizi comuni. La fusione dei comuni comporterebbe un notevole risparmio in termini di struttura burocratica, riducendo il numero di assessori e consiglieri comunali, e altrettanto avverrebbe per segretari generali e dirigenti di settore.

 Ciò porterebbe a una gestione migliore ed efficace:

  • della viabilità, ad esempio per la rete di piste ciclabili tema a noi molto caro;
  • nei trasporti, dove sarebbe utile un percorso autobus Fossalta – Musile - San Donà - Noventa che favorisca l’integrazione tra i diversi centri urbani e commerciali tenendo conto delle esigenze degli studenti delle scuole superiori e che inoltre colleghi gli abitati con la stazione ferroviaria e quella dell’ATVO;
  • nel rischio idrogeologico e in tante altre iniziative.

 E' evidente che la fusione di comuni deve essere condivisa dalla popolazione: i comuni minori potrebbero vedere tutto questo come una perdita della loro individualità, e ciò deve essere prevenuto. Per questo è necessario un piano urbanistico d’insieme che preveda una distribuzione delle aree produttive, commerciali, ricreative e culturali che tenga conto delle esigenze dei centri minori e naturalmente una rete viaria e di trasporti pubblici intrecciata, ovvero non semplicemente radiale e convergente sul centro maggiore.

 

4) E’ contemplato l’impegno per garantire la banda larga nel comune e nelle frazioni?

 Risposta:

 E’ ben nota l’importanza che il Movimento 5 Stelle assegna alle tecnologie digitali e al loro ruolo chiave nella trasformazione della società e, anche, a livello nazionale per legge, le amministrazioni devono adeguare i loro sistemi per ridurre al minimo l’uso del cartaceo. Il movimento vuole dare la possibilità di un wifi gratuito comunale. Grazie ad una graduale sostituzione di tutti gli impianti di illuminazione pubblica, alimentati da pannelli fotovoltaici, questi potranno funzionare da ponte radio wifi / wimax per portare internet nelle frazioni in breve tempo.

 Il M5S prevede anche dei corsi gratuiti per insegnare alla popolazione l’uso dei computer e di internet e dei principali applicativi informatici.

 

5) E’ contemplato l’impegno per la realizzazione nel medio termine dell’ospedale unico nell’Asl 10?

 

Risposta:

 Vogliamo sottolineare che per il movimento la priorità deve essere la persona e quindi, vista la situazione economica attuale dobbiamo dare importanza, soprattutto nei servizi primari, al mantenimento ed eventuale miglioramento del livello degli stessi.

 

Innanzitutto si dovrà valutare l’impatto derivante dalla creazione di una tale struttura unica, prendendo in considerazione anche la situazione della Casa di Cura Rizzola e dei suoi eventuali sviluppi, sempre tenendo informata la cittadinanza interessata dei pro e dei contro.

Ciò premesso, la realizzazione dell’Ospedale unico va valutata appunto in termini di costi / benefici, con l’apporto determinante dell’amministrazione sanitaria, che resta capofila del possibile progetto.

 E’ certamente un progetto importante, su cui si dovrebbero sentire i comuni limitrofi di San Donà: una eventuale Città del Piave affronterebbe il tema in ottica diversa, come potrebbe avvenire per la Città Metropolitana.

 In se’, l’accorpamento potrebbe portare vantaggi qualitativi accompagnati da risparmi consistenti (unità specialistiche più grandi, unificazione degli acquisti, meno dirigenti e meno burocrazia); tuttavia il rientro del grosso investimento necessario non sarebbe rapido. Inoltre l’edilizia sanitaria è sempre a rischio di alterare il territorio, o prestarsi a deviazioni speculative del project financing. In alternativa, ipotizziamo anche una riorganizzazione operativa e ristrutturazione dei due o tre ospedali coinvolti, mantenendo in vita in tutti i servizi di base (specie pronto soccorso) e dividendo invece i reparti specialistici.

 

6) Pensa che la TAV sia un’infrastruttura da realizzare o no? … e l’autostrada del mare?

 

Risposta:

 Il M5S, come potete aver letto in articoli e nel nostro blog, è in netto contrasto alla TAV, che, oltre ad essere molto costosa e poco utilizzata (la tratta Venezia-Trieste è stata riconosciuta dalla Regione Veneto sottoutilizzata e ha grandi margini di miglioramento) , rovinerebbe irreparabilmente la campagna, il paesaggio e di conseguenza anche le possibilità di impiego utile locale. La nostra opposizione si basa sul diniego delle “grandi opere inutili”, osservando che anche in questi tempi di ristrettezze la ricaduta lavorativa non può pagare una devastazione.

 Siamo invece favorevoli all’ammodernamento della linea esistente.

 Treviso – Mare
Circa l’autostrada del mare, il progetto presentato e approvato è molto invasivo e noi lo critichiamo.
E’ un tema che riguarda anche altri comuni, e la Giunta di S.Donà non può prendere decisioni efficaci da sola. Tuttavia il Movimento 5 Stelle critica :
 
1. Si tratta di un evidente abuso del sistema del project financing, per cui allo scopo di costruire un'infrastruttura a servizio regionale e nazionale l'utenza locale viene ingiustamente depauperata di una risorsa esistente.  
2. Viene realizzata con lo scopo di facilitare i pendolari estivi, quindi per essere utilizzata per un periodo di tempo molto limitato (3 mesi su 12)
3.  Non risolve il problema dell'accesso alle spiagge, perché finisce in un collo di bottiglia

 

7) Come pensa di gestire le grandi opere realizzate dall’amministrazione uscente: Teatro Astra? Piazza Indipendenza? Tribunale?

 

Risposta:

 Piazza Indipendenza e il progetto del nuovo teatro Astra, porteranno ad una possibilità di spesa minore, non volendo aumentare le entrate con un aggravio di tributi, a causa degli oneri finanziari assunti.

 Il M5S ritiene necessario revisionare i piani in merito alla ricostruzione del Teatro Astra per una riduzione dei costi e di utilizzare la nuova struttura come un “tempo”, ossia per concerti, rappresentazione teatrali e come cinema, oltre a metterlo a disposizione anche delle scuole.

 Piazza Indipendenza deve tornare ad essere di proprietà e al servizio del cittadino Sandonatese, organizzando e dando la possibilità a chi ne fa richiesta di utilizzare la piazza. Nel nostro programma potrete leggere diverse proposte rivolte a tutti. Un esempio è una partita dimostrativa di basket di persone diversamente abili in carrozzina.

 Per quanto riguarda il tribunale, il movimento ha subito dato voce alla preoccupazione dei cittadini, chiedendo all’Amministrazione di rendere pubblico il contratto d’affitto (per eventuale rinegoziazione), e sensibilizzando l’opinione pubblica sul servizio locale dei Giudici di Pace che è una causa vicina ad essere persa per inazione e disaggregazione dei Comuni. Se esistesse un’effettiva UNIONE DI COMUNI, premessa alla futura CITTA’ DEL PIAVE, avremmo anche un unico referente cui i cittadini chiederebbero senza dubbio di intervenire in modo deciso. Sottolineiamo che si tratta della salvaguardia di un diritto che va non solo a beneficio dell’utenza, ma dell’intero sistema giudiziario.

 

8) Raccolta differenziata dei rifiuti: bene così o è necessario migliorare?

 

Risposta:

 Per noi la strategia “rifiuti zero” è il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi” e alla promozione della sostenibilità locale.

  1. responsabilità dei produttori, a monte del processo produttivo: produzione e progettazione industriale;
  2. responsabilità della comunità, a valle: modelli di consumo, gestione dei rifiuti e smaltimento;
  3. responsabilità della classe politica, per coniugare responsabilità industriale e della comunità in un contesto armonioso.

 I passi con cui vorremmo affrontare tale processo sono 6:

  1. istituzione di un “Osservatorio verso Rifiuti Zero”;
  2. acquistare prodotti verdi (applicazione metodo GPP Green Public Prucument”);
  3. riduzione produzione dei rifiuti all’origine;
  4. migliorare la gestione della raccolta e del riciclaggio;
  5. promuovere il riuso e la riparazione;
  6. dare una maggiore educazione e comunicazione.

 

9) Quali azioni pensa di attivare per promuovere la trasparenza tra amministrazione e cittadini?

 

Risposta:

 Per il M5S è fondamentale che ci sia la massima trasparenza, e daremo la possibilità ad ogni cittadino di conoscere e capire in modo semplice le attività del comune. Questo attraverso la riorganizzazione:

  • del sito del comune, con un notiziario/newsletter di zona (sia cartaceo che e-mail che diffuso tramite bacheche, pannelli elettronici, applicazioni per telefoni) che permetta ai cittadini interessati di essere avvisati per tempo delle attività comunali (cantieri, riunioni, eventi culturali, manifestazioni,...) e delle discussioni in corso che riguardano la specifica zona in cui abitano, vivono, lavorano , oltre a semplificare e dare maggiore visibilità al bilancio comunale e a quello delle società partecipate, all’albo pretorio, e a tutti i documenti del comune.
  • della procedura e degli uffici che gestiscono tali documenti.

 Pensiamo di attuare finalmente lo Statuto Comunale, modificandolo e integrandolo per utilizzare gli strumenti referendari (consultivo, propositivo e abrogativo).

 Il referendum consultivo dovrebbe essere subito utilizzato -anche su spunto dell’amministrazione- per sentire il parere non vincolante ma orientativo dei cittadini, prima che siano prese decisioni importanti per la vita della collettività, e consistenti per incidenza economica.

 Proponiamo di :

  • semplificare la costituzione del comitato promotore
  • abolire il quorum : le indicazioni o le decisioni vanno prese dalla maggioranza semplice dei votanti
  • abolire o modificare la limitazione relativa al piano regolatore e agli strumenti urbanistici
  • istituire appositi strumenti telematici, subito efficaci per il referendum consultivo e inizialmente sperimentali per gli altri tipi

Per un maggior approfondimento potete andare sul nostro sito BassoPiave5Stelle.it dove trovate il nostro programma.

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La Guerra del Terzo Ponte

La Guerra del Terzo Ponte

Piave TV, talk show Tango, pubblicato su Youtube in data 19/mar/2013-

Confronto sul Terzo Ponte sul Piave, dopo che gli imprenditori hanno fatto ricorso al Tar per la restituzione delle somme investite per la realizzazione del progetto.

La Guerra del Terzo Ponte (1 parte - 36 minuti)     La Guerra del Terzo Ponte (2 parte)

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Asaf Avidan - One Day (Reckoning Song) [Official Video HD]

Asaf Avidan - One Day (Reckoning Song) [Official Video HD]

ONE DAY

(WHATCH IT FULL SCREEN ... of course)

No more tears, my heart is dry
I don't laugh and I don't cry
I don't think about you all the time
But when I do I wonder why

You have to go out of my door
And leave just like you did before
I know I said that I was sure
But rich men can't imagine poor.

One day baby, we'll be old
Oh baby, we'll be old
And think of all the stories that we could have told

Little me and little you
Kept doing all the things they do
They never really think it through
Like I can never think you're true

Here I go again the blame
The guilt, the pain, the hurt, the shame
The founding fathers of our plane
That's stuck in heavy clouds of rain.

One day baby, we'll be old
Oh baby, we'll be old
And think of all the stories that we could have told.

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SOSPENSIONE DELL'ISTITUZIONE DELLE CITTÀ METROPOLITANE

SOSPENSIONE DEL RIORDINO DELLE PROVINCE E L'ISTITUZIONE DELLE CITTÀ METROPOLITANE: UNA NOTA DI CGIL FP
Le previsioni nella legge di stabilità emendata ... CLICCARE QUI PER MAGGIORI INFORMAZIONI

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Pan e vin ... serie si cantilene dialettali

Serie di cantilene locali sul "Pan e Vin" per leggerle clicca sul link  pdf Pan e vin e a pinza sotto el camin (88 KB)

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Ciara stela - Cantilena per l'Epifania

Cantilena per l'Epifania. Per visualizzarle clicca qui  pdf Chiara stella (389 KB)

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Buon Natale da "El Solzariol". Raccolta di poesie, strofe, proverbi dialettali

L'associazione "El Solzariol" invia questa simpatica testimonianza, una raccolta di poesie, cantilene e proverbi dialettali. Per vederle le immagini clicca sul link  pdf Buon Natale dal gruppo Solzariol (193 KB)

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Festa dea Poenta 2012

Festa dea Poenta 2012

A conclusione della Fiera del Rosario ogni anno si svolge la Festa dea Poenta, con la partecipazione di tutte 11 le Frazioni di San Donà di Piave: Calvecchia, Chiesanuova, Cittanova, Fiorentina, Fossà, Grassaga, Isiata, Mussetta di Sopra e Sotto, Palazzetto, Passarella e Santa Maria di Piave. Le frazioni preparano direttamente in piazza piatti tipici locali da degustare insieme alla Polenta, il tutto accompagnato da musica ed intrattenimenti vari sulla piazza.

Per vedere le foto della 18 edizione CLICCARE QUI

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Sicurezza idraulica del Veneto, alluvioni ed idrovia

Sicurezza idraulica del Veneto, alluvioni ed idrovia

Il prof. D'Alpaos: "La Piena è dietro l'angolo, se il Veneto non è finito di nuovo sott'acqua come nel 1966, è solo questione di fortuna...Stiamo viaggiando con totale incoscienza verso una terza alluvione". LEGGI L'ARTICOLO

Le riflessioni del dott. Crotti:
"Alle cose che dice il professore mi permetto aggiungere una mia riflessione.
Quella di questi giorni è "una alluvione" causata da 150-180 mm pioggia. Inferiore del 10% ai volumi di due anni fa.
Nel 1966 la pioggia durò 4 gg e caddero complessivamente 700 mm ad esempio nell'Alpago, mentre un forte scirocco teneva alta la marea, impedendo lo scarico a mare di tutti i fiumi.  (eccetto l'Adige, che scaricava sul Garda)
Un diagramma che lega le precipitazioni e le portate del Brenta di quei giorni è allegato (da una relazione di D'Alpaos)
Se non mettiamo i numeri affianco alle parole....manca il confronto e tutte le ipotesi hanno lo stesso peso.
Proprio come quando molti si riempiono la bocca sulle virtù delle casse di laminazione, ma  non sanno quanti mc possano contenere e per quanto tempo.
Finora non ho mai sentito nessuno in tv e radio parlare di idrovia.
Eppure è l'unico sfogo idraulico  che , una volta chiuse le paratie del Mose (2016  ??) , non debba affrontare le maree.
saluti
C. Crotti"

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Lettera del dr. Crotti a Mario Monti sull’Idrovia tra Padova e l’Adriatico

Lettera del dr. Crotti a Mario Monti sull’Idrovia tra Padova e l’Adriatico

Una lettera è stata mandata nei giorni scorsi dall’Associazione “Salvaguardia Idraulica del territorio padovano e veneziano” al Presidente del Consiglio prof. M. Monti. Per ricordargli che l’idrovia incompiuta tra Padova e l’Adriatico è inserita nella lista di canali fluviali, definita da un Trattato Internazionale sui corsi d’acqua interni, siglato a Ginevra nel giugno 1999. LEGGI L'ARTICOLO - LEGGI LA LETTERA

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Intervista al Sindaco di San Donà di Piave e Presidente della Provincia di Venezia D.ssa Francesca Zaccariotto

Città Metropolitana: l’anno scorso in merito alla fusione dei Comuni di San Donà e
Musile Lei rispose che non credeva a simili progetti perché se non esiste un imposizione
legislativa è praticamente impossibile che ciò avvenga: ora una Legge dello Stato impone
la riorganizzazione del territorio e per quanto ci riguarda, l’abolizione della Provincia di
Venezia e la costituzione della Città Metropolitana, che ne pensa?
La Città Metropolitana avrebbe potuto essere una opportunità se la legge l’avesse provvista di
un progetto per i servizi e le infrastrutture al fine della razionalizzazione dei costi, ma così non è
perché sia la legge Salva Italia che la Spending Review guardano solo al contenimento dei costi che
visti i presupposti normativi secondo il mio punto di vista non si riuscirà a fare e poi francamente
dopo decenni che si discute di Città Metropolitana questa legge rappresenta un fallimento iniziale
perché pensare di costituire la Città Metropolitana quale fotocopia dell’attuale Provincia ne
denuncia tutti i limiti.
Vi segnalo solo due punti di fragilità di questa legge:
1. i confini: sono quelli dell’attuale provincia istituita con l’unità d’Italia senza alcun riguardo allo
sviluppo economico del territorio. Ad esempio ci sono specificità quali il turismo e la pesca che
accomunano i territori del veneziano con quelli del rodigino – penso al delta del Po – ai quali, con
questa legge, viene imposto di aggregarsi alla provincia di Padova la quale non è assolutamente
preparata ad accoglierli mentre sarebbe naturale che questi territori facessero parte della futura Città
Metropolitana.
2. elezione diretta del sindaco metropolitano: la normativa attuale ( art. 18 comma 4 punto c del
D.L. 6/7/12 n. 95) la prevede solo se la città capoluogo – vedi Venezia Mestre – scegliesse di
disgregarsi diminuendo il suo peso nei confronti degli altri Comuni. Questa è una debolezza della
legge perché è impensabile che ciò avvenga e se non si eleggono direttamente i rappresentanti della
Città Metropolitana non riesco sinceramente ad immaginare come questo ente possa aspirare a
diventare un ente di primo livello, dunque con capacità impositiva, se non viene eletto direttamente
dai suoi cittadini. Richiesta peraltro ribadita anche dalle altre nove nascenti Città Metropolitane.
Per non parlare poi delle competenze che la Regione o lo Stato “dovrebbero” trasferire alla Città
Metropolitana. Nessuno sa di che competenze stiamo parlando e magari noi come sindaci gradiremo
sapere prima quali competenze questi enti superiori decidono o meno di concedere! Giusto per
fare un esempio, quando le competenze sui PAT vengono trasferite dalla Regione alla Provincia, si
sono ottenute alcune razionalizzazioni di spesa, ad esempio la Provincia di Venezia si è dimostrata
efficiente approvando il Pat del Comune di Venezia in 6 mesi e dare risposte al territorio in tempi
brevi significa creare sinergie che indubbiamente portano ad ottenere risparmi nella Pubblica
Amministrazione da una parte e si attraggono investimenti sul territorio che altrimenti andrebbero
altrove. Però la Regione non ha trasferito tutte le competenze sui Pat alla Provincia ma se ne
è tenuta un parte – vedi Legge 32 – con la quale decide a prescindere da ciò che ha deliberato
la Provincia, l’esempio della Torre Cardin è sotto gli occhi di tutti e secondo me tutto ciò è
inammissibile.
Tutte queste contraddizioni generano confusione e non deve meravigliare leggere le perplessità
ed i dubbi espressi nella maggior parte delle delibere dei consigli comunali che si sono espressi su
questo tema. Infatti la proposta di modifica della legge avanzata dall’On. Forcolin raccoglie questi
interrogativi e cerca di rispondere ai tanti punti critici che l’attuale normativa contiene.
Indipendentemente dall’iter che avrà questa proposta legislativa noi comunque abbiamo il dovere di
procedere nei lavori ed il primo step sarà quello di convocare la Conferenza Metropolitana e fare un
crono programma per gestire l’elaborazione dello Statuto.
Alla Conferenza partecipano tutti i 44 comuni della Provincia indipendentemente se hanno deciso di
aderire o meno e per sgombrare il campo da illazioni giornalistiche ribadisco che non ho mai detto
che avrei preferito andare con la Provincia di Treviso infatti il Consiglio Comunale ha approvato
una delibera nella quale chiede di conoscere a cosa si aderisce, in sostanza vogliamo partire dalla
testa e non dai piedi: non si può chiedere ai consigli comunali entro trenta giorni (n.d.r. mese di
agosto) di rispondere se vogliono aderire o meno con tutte le variabili che vi ho appena esposto!
Prima costruiamo insieme lo statuto e poi la decisione di aderire può avvenire anche nel settembre
prossimo!

Città Metropolitana: l’anno scorso in merito alla fusione dei Comuni di San Donà e Musile Lei rispose che non credeva a simili progetti perché se non esiste un imposizione legislativa è praticamente impossibile che ciò avvenga: ora una Legge dello Stato impone la riorganizzazione del territorio e per quanto ci riguarda, l’abolizione della Provincia di Venezia e la costituzione della Città Metropolitana, che ne pensa?

La Città Metropolitana avrebbe potuto essere una opportunità se la legge l’avesse provvista di un progetto per i servizi e le infrastrutture al fine della razionalizzazione dei costi, ma così non è perché sia la legge Salva Italia che la Spending Review guardano solo al contenimento dei costi che visti i presupposti normativi secondo il mio punto di vista non si riuscirà a fare e poi francamente dopo decenni che si discute di Città Metropolitana questa legge rappresenta un fallimento iniziale perché pensare di costituire la Città Metropolitana quale fotocopia dell’attuale Provincia ne denuncia tutti i limiti.

Vi segnalo solo due punti di fragilità di questa legge:

 

  1. i confini: sono quelli dell’attuale provincia istituita con l’unità d’Italia senza alcun riguardo allo sviluppo economico del territorio. Ad esempio ci sono specificità quali il turismo e la pesca che accomunano i territori del veneziano con quelli del rodigino – penso al delta del Po – ai quali, con questa legge, viene imposto di aggregarsi alla provincia di Padova la quale non è assolutamente preparata ad accoglierli mentre sarebbe naturale che questi territori facessero parte della futura Città Metropolitana.
  2. elezione diretta del sindaco metropolitano: la normativa attuale (art. 18 comma 4 punto c delD.L. 6/7/12 n. 95) la prevede solo se la città capoluogo – vedi Venezia Mestre – scegliesse di disgregarsi diminuendo il suo peso nei confronti degli altri Comuni. Questa è una debolezza della legge perché è impensabile che ciò avvenga e se non si eleggono direttamente i rappresentanti della Città Metropolitana non riesco sinceramente ad immaginare come questo ente possa aspirare a diventare un ente di primo livello, dunque con capacità impositiva, se non viene eletto direttamentedai suoi cittadini. Richiesta peraltro ribadita anche dalle altre nove nascenti Città Metropolitane.

Per non parlare poi delle competenze che la Regione o lo Stato “dovrebbero” trasferire alla Città Metropolitana. Nessuno sa di che competenze stiamo parlando e magari noi come sindaci gradiremo sapere prima quali competenze questi enti superiori decidono o meno di concedere! Giusto per fare un esempio, quando le competenze sui PAT vengono trasferite dalla Regione alla Provincia, si sono ottenute alcune razionalizzazioni di spesa, ad esempio la Provincia di Venezia si è dimostrata efficiente approvando il Pat del Comune di Venezia in 6 mesi e dare risposte al territorio in tempi brevi significa creare sinergie che indubbiamente portano ad ottenere risparmi nella Pubblica Amministrazione da una parte e si attraggono investimenti sul territorio che altrimenti andrebbero altrove. Però la Regione non ha trasferito tutte le competenze sui Pat alla Provincia ma se ne è tenuta un parte – vedi Legge 32 – con la quale decide a prescindere da ciò che ha deliberatola Provincia, l’esempio della Torre Cardin è sotto gli occhi di tutti e secondo me tutto ciò è inammissibile.

Tutte queste contraddizioni generano confusione e non deve meravigliare leggere le perplessità ed i dubbi espressi nella maggior parte delle delibere dei consigli comunali che si sono espressi su questo tema. Infatti la proposta di modifica della legge avanzata dall’On. Forcolin raccoglie questi interrogativi e cerca di rispondere ai tanti punti critici che l’attuale normativa contiene.
Indipendentemente dall’iter che avrà questa proposta legislativa noi comunque abbiamo il dovere diprocedere nei lavori ed il primo step sarà quello di convocare la Conferenza Metropolitana e fare un crono-programma per gestire l’elaborazione dello Statuto.

Alla Conferenza partecipano tutti i 44 comuni della Provincia indipendentemente se hanno deciso di aderire o meno e per sgombrare il campo da illazioni giornalistiche ribadisco che non ho mai dettoche avrei preferito andare con la Provincia di Treviso infatti il Consiglio Comunale ha approvatouna delibera nella quale chiede di conoscere a cosa si aderisce, in sostanza vogliamo partire dalla testa e non dai piedi: non si può chiedere ai consigli comunali entro trenta giorni (n.d.r. mese di agosto) di rispondere se vogliono aderire o meno con tutte le variabili che vi ho appena esposto! Prima costruiamo insieme lo statuto e poi la decisione di aderire può avvenire anche nel settembre prossimo!

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Città metropolitana: intervista all'On. Andrea Martella

Andrea MARTELLA

Abbiamo chiesto al deputato Andrea Martella di spiegarci cos'è la Città Metropolitana e quali cambiamenti comporterà per il territorio e per gli abitanti della Provincia di Venezia. 

Città Metropolitana: cos’è e cosa la differenzia dalla Provincia?

Previste per legge oltre 20 anni fa, le Città Metropolitane, 10 in tutta Italia, finalmente diventano realtà grazie al recente decreto sulla spending review approvato dal governo. A questi enti vengono assegnati poteri ben maggiori a quelli delle Province: competenze che attualmente stanno in capo principalmente allo Stato e alle Regione come ad esempio, la Programmazione Territoriale. Insomma prestigio, convenienza, interessi e maggiori poteri consentiranno alle Città Metropolitane di essere poli attrattivi per i territori circostanti.

Venezia ed il suo territorio rientrano dunque in questo prestigioso lotto: per me è motivo di grande soddisfazione, avendo presentato due anni fa un progetto di legge per la riforma della Legge Speciale e per l’istituzione della Città Metropolitana.


 

Ora prosegue il lavoro di costruzione: dal 1 gennaio 2014 la Provincia di Venezia non esisterà più e abbiamo davanti un anno di tempo (la scadenza è il 31 ottobre 2013) per scrivere lo Statuto, testo fondamentale per definire confini, poteri e governance.

Uno dei punti salienti riguarda la definizione delle regole per l’elezione del Sindaco metropolitano, che potrebbe essere scelto tra i Sindaci della Conferenza metropolitana oppure con un’elezione diretta. Io sono favorevole a quest’ultima soluzione, perché permette un maggior coinvolgimento dei cittadini ed evita che i Comuni che aderiscono alla Città metropolitana possano trovarsi in una situazione di sudditanza rispetto al capoluogo e quindi aver meno peso politico.

Perchè il cittadino sandonatese dovrebbe ambire a far parte della Città Metropolitana?

Sarà un cittadino appartenente ad un territorio con più poteri, che potrà beneficiare di maggiori servizi a minor costo. In questi ultimi anni la crescente ristrettezza di risorse ha depotenziato la capacità decisionale dei Comuni. Al tempo stesso sono emersi tutti i limiti di una visione di governo dei territori davvero di cortissimo raggio, dove ognuno pensa al proprio campanile.

Bisogna rompere con questa mentalità e dire che piccolo non è bello e neppure conveniente. Bisogna procedere con accorpamenti e fusioni, verso assetti di gestione dei servizi, penso ad esempio ai trasporti pubblici e alle multiutilities, che siano su scala più ampia rispetto ad oggi.

La stessa Città metropolitana di Venezia rappresenta in questo senso un primo passo verso aggregazioni più importanti e già riconosciute economicamente in tutto il mondo, in primo luogo l’area della PA-TRE-VE (Padova – Treviso – Venezia). Venezia è al centro di un polo infrastrutturato, dotato di uno dei maggiori aeroporti in Italia, di un porto dalle grandi potenzialità di sviluppo e, prossimamente, di una Tav che consentirà collegamenti più rapidi con l’Europa del Nord e dell’Est.

La Città metropolitana, inoltre, potrà accedere a nuove risorse trattenendo una parte dei proventi prodotti, ad esempio istituendo una tassa di scopo per finanziare il proprio sviluppo: questo sarebbe vero federalismo.

Va inoltre detto che alcuni compiti della Città metropolitana potrebbero essere attribuiti a Comuni diversi da quello capoluogo, per la gestione di alcune specificità del territorio.

In questo modo, lo stesso Veneto Orientale, che ha peculiarità diverse da Venezia, potrebbe trovare compimento e vedersi riconosciuta una propria specificità.

Tutti gli studi e le analisi economiche confermano che sarà il secolo delle città perché le sfide non saranno più tra nazioni ma tra aree urbane. In questo senso chi tra i sindaci dei Comuni del veneziano ha scelto di non aderire alla Città metropolitana non sta facendo il bene dei propri cittadini, perché sta perdendo una grande opportunità di sviluppo del proprio territorio. Chi ha scelto di rinchiudersi nell’angolo, in difesa, dovrà comunque fare i conti con la necessità di rispettare i parametri dettati dalla legge ed essere costretto all’accorpamento con altri territori provinciali ed in istituzioni di secondo grado. Che senso ha dunque il giocare perennemente in difesa e nella conservazione?

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Art. 18 - Istituzione delle Città metropolitane e soppressione delle province del relativo territorio

Quanto segue è il testo dell'articolo 18, riguardante l'istituzione delle Città Metropolitane, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.

1. A garanzia dell’efficace ed efficiente svolgimento delle funzioni amministrative, in attuazione degli articoli 114 e 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, le Province di Roma,Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria sono soppresse, con contestuale istituzione delle relative città metropolitane, il 1° gennaio 2014, ovvero precedentemente, alla data della cessazione o dello scioglimento del consiglio provinciale, ovvero della scadenza dell’incarico del commissario eventualmente nominato ai sensi delle vigenti disposizioni di cui al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, qualora abbiano luogo entro il 31 dicembre 2013. Sono abrogate le disposizioni di cui agli articoli 22 e 23 del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, nonché agli articoli 23 e 24, commi 9 e 10, della legge 5 maggio 2009, n. 42, e successive modificazioni.

 2. Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia contestualmente soppressa ai sensi del comma 1, fermo restando il potere di iniziativa dei comuni ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione. Le città metropolitane conseguono gli obiettivi del patto di stabilità interno attribuiti alle province soppresse.

 3. Sono organi della città metropolitana il consiglio metropolitano ed il sindaco metropolitano, ilquale può nominare un vicesindaco ed attribuire deleghe a singoli consiglieri. Gli organi di cui al primo periodo del presente comma durano in carica secondo la disciplina di cui agli articoli 51, comma 1, 52 e 53 del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000. Se il sindaco del comune capoluogo è di diritto il sindaco metropolitano, non trovano applicazione agli organi della città metropolitana i citati articoli 52 e 53 e, in caso di cessazione dalla carica di sindaco del comune capoluogo, le funzioni del sindaco metropolitano sono svolte, sino all’elezione del nuovo sindaco del comune capoluogo, dal vicesindaco nominato ai sensi del primo periodo del presente comma, ovvero, in mancanza, dal consigliere metropolitano più anziano.  

4. Fermo restando che trova comunque applicazione la disciplina di cui all’articolo 51, commi 2 e 3, nonché che, in sede di prima applicazione, è di diritto sindaco metropolitano il sindaco del comune capoluogo, lo Statuto della città metropolitana può stabilire che il sindaco metropolitano:

a) sia di diritto il sindaco del comune capoluogo;

b) sia eletto secondo le modalità stabilite per l’elezione del presidente della provincia;

c) sia eletto a suffragio universale e diretto, secondo il sistema previsto dagli articoli 74 e 75 del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, nel testo vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto; il richiamo di cui al comma 1 del citato articolo 75 alle disposizioni di cui alla legge 8 marzo 1951, n. 122, è da intendersi al testo vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto.

5. Il consiglio metropolitano è composto da:

a) sedici consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente superiore a 3.000.000 di abitanti;

b) dodici consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente superiore a 800.000 e inferiore o pari a 3.000.000 di abitanti;

c) dieci consiglieri nelle altre città metropolitane.

6. I componenti del consiglio metropolitano sono eletti, tra i sindaci dei comuni ricompresi nel territorio della città metropolitana, da un collegio formato da questi ultimi e dai consiglieri dei medesimi comuni, secondo le modalità stabilite per l’elezione del consiglio provinciale e con garanzia del rispetto del principio di rappresentanza delle minoranze. L’elezione del consiglio metropolitano ha luogo entro quarantacinque giorni dalla proclamazione del sindaco del comune capoluogo o, nel caso di cui al comma 4, lettera b), contestualmente alla sua elezione. Entro quindici giorni dalla proclamazione dei consiglieri della città metropolitana, il sindaco metropolitano convoca il consiglio metropolitano per il suo insediamento.

7. Alla città metropolitana sono attribuite:

a) le funzioni fondamentali delle province;

b) le seguenti funzioni fondamentali:

1) pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali;

2) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, nonché organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano;

3) mobilità e viabilità;

4) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale.

8. Alla città metropolitana spettano:

a) il patrimonio e le risorse umane e strumentali della provincia soppressa, a cui ciascuna città metropolitana succede a titolo universale in tutti i rapporti attivi e passivi;

b) le risorse finanziarie di cui agli articoli 23 e 24 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68; il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al citato articolo 24 è adottato entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, ferme restando le risorse finanziarie e i beni trasferiti ai sensi del comma 8 dell’articolo 17 del presente decreto e senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio statale.

9. Lo statuto metropolitano, da adottarsi da parte del consiglio metropolitano a maggioranza assoluta entro sei mesi dalla prima convocazione:

a) regola l’organizzazione interna e le modalità di funzionamento degli organi e di assunzione delle decisioni;

b) regola le forme di indirizzo e di coordinamento dell’azione complessiva di governo del territorio metropolitano;

c) disciplina i rapporti fra i comuni facenti parte della città metropolitana e le modalità di organizzazione e di esercizio delle funzioni metropolitane, prevedendo le modalità con le quali la città metropolitana può delegare poteri e funzioni ai comuni, in forma singola o associata, ricompresi nel proprio territorio con il contestuale trasferimento delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per il loro svolgimento;

d) può prevedere le modalità con le quali i comuni facenti parti della città metropolitana possono delegare compiti e funzioni alla medesima;

e) può regolare le modalità in base alle quali i comuni non ricompresi nel territorio metropolitano possono istituire accordi con la città metropolitana.

10. La titolarità delle cariche di consigliere metropolitano, sindaco metropolitano e vicesindaco è a titolo esclusivamente onorifico e non comporta la spettanza di alcuna forma di remunerazione, indennità di funzione o gettoni di presenza.

11. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, e successive modificazioni, ed all’articolo 4 della legge 5 giugno 2003, n. 131. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, nel rispetto degli statuti speciali, le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano adeguano i propri ordinamenti alle disposizioni di cui al presente articolo, che costituiscono principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica.

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Rappresentazione teatrale

Rappresentazione teatrale

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Tic-Tac, Tac-Ticket ...

Tic-Tac, Tac-Ticket ...

Simon ci segnala questo spiacevole fatto. Naturalmente abbiamo verificato la veridicità di quanto afferma.

"Ho ricevuto una lettera dall'asl nella quale mi viene notificato che risulta che io non ho ritirato gli esami di laboratorio eseguiti alcuni anni fa e pertanto sono stato invitato ad andare al cup entro un mese e mezzo per versare la somma di 75 euro "corrispondente alla tariffa per intero delle prestazioni usufruite, che dovrà essere versata anche in caso di possesso di esenzione dal ticket". Per fortuna ho conservato gli esami che ERO ANDATO A RITIRARE REGOLARMENTE (!!!) ma nonostante questo mi hanno mandato l'avviso. Pensate se avessi perso i referti o se fossi stato un anziano di 90anni che vive da solo e non trova più niente ..."

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DIZIONARIETTO DELLE PAROLE DIALETTALI RICORRENTI E BREVE LORO ETIMOLOGIA a cura del "GRUPPO 'El Solzariol' di SANTA MARIA DI PIAVE (VE

Dizionario dialettale ... commenti e contributi sono graditi. Per visualizzare il documento clicca sul link  pdf Dizionaretto dialettale (1001 KB)

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GRUPPO “EL SOLZARIOL” - STORIA E ATTIVITA’ NEGLI ANNI

Cliccando sul link troverete il gruppo El Solazariol dal 1976 al 2011 pdf Gruppo El Solzariol (158 KB)

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Pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.

Pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.

ogg.  una possibile risposta per il Comm. B. Mainardi

 Gent. sig.ra Conte

Sindaco di Quarto d'Altino

 L’on. Rubinato, che mi legge in parallelo e che ha già ricevuto alcune mie mail, forse le avrà qualche volta accennato alle tesi trasportiste che sostengo.

Anche se vivo a Padova e sono il presidente dell’Associazione di cui sopra, ritengo che le vie d’acqua, almeno in questa parte del Paese, esistono e si possono sfruttare, senza dover violentare il territorio tra Verona e Trieste e spendere 12 miliardi nel tratto corrispondente.

 A questo proposito  le inoltro  qui si seguito la mail che ho mandato nel marzo scorso al Commissario Europeo ai Trasporti – Siim Kallas – nella quale espongo le mie idee su TAV-TAC a NordEst.

Ho immaginato che la cosa lo avrebbe interessato, poiché l’Unione dovrebbe partecipare all’investimento e magari un domani garantire l’emissione “euro-project bond” su quest'opera.

 Da questo punto di vista resterebbe da chiedersi a che serva l’opera del Commissario Mainardi e mi domando se anche lui non potrebbe essere destituito da Monti come è accaduto col Commissario per la A4, Tondo.         L’on. Rubinato non potrebbe sollevare la questione nelle sedi parlamentari opportune ?

 Quello che mi pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.  Manca cioè la consapevolezza che è sufficiente che uno solo dei punti,  attraverso i quali si sviluppa la catena del trasporto merci internazionale, sia inadeguato – per un qualsiasi motivo – e tutto crolla.  Crollano i traffici, gli operatori scappano e gli investimenti fatti nelle altre parti del sistema diventano inutili a loro volta.

 Proprio ieri ad un Convegno al Bò a Padova il pres. Paolo Costa magnificava le potenzialità del nuovo Terminal a terra in quel di Marghera.  Tutto giulivo fissava su una sua slide a 600.000 teu la capacità annuale di quello snodo.

Come quel numero possa essere coerente con un Terminal off shore (TOS) che ne dovrebbe movimentare dai 3 ai 4 milioni, non si comprende.  E non si comprende perché concentrare tutte le infrastrutture ferroviarie e stradali (TAV, Nuova Romea, Camionabile sull’idrovia Padova-Marea…)  attorno allo scalo lagunare, quando lo stesso battello di collegamento con il TOS potrebbe viaggiare lungo costa fino a Monfalcone ,  dove incontra la linea Adriatico-Baltico oppure navigare sul Fissero Tartaro Canal Bianco fino a collegarsi con la ferrovia per il Brennero.

Non è forse vero che da oltre un anno funziona un servizio tra il porto di VE e Mantova lungo quella linea acquatica ?  (è però solo per battelli fluviali di terza classe, ma non ci vorrebbe molto a trasformarlo in Quinta e renderlo accessibile dal mare.)

 Mi auguro che questi spunti possano essere ripresi nei colloqui che avrete con il Mainardi.

 Al vostro posto non esiterei a chiedere la sua destituzione. Non come fatto personale, che non esiste, ma come titolare di una funzione deviata e deviante di un problema più vasto.

 Una prova indiretta dell’inanità del suo obiettivo io la leggo nel fatto che finora nessuna grande Compagnia navale (Maersk, Hyundai…) ha accolto l’invito di Costa a partecipare allo sforzo costruttivo del TOS.

Non è forse perché gli manca un retroterra portuale funzionante , efficiente e “non futuribile” al 2050 ?

 Voi non state discutendo solo di quale sia il percorso della TAV-TAC,  ma dell’efficienza e efficacia di tutto il sistema trasporti connesso allo scalo lagunare.

E se alzate lo sguardo risulterà anche a voi che una linea TAC costa il 25% in più di una TAV, perché i container pesano di più, occorre più energia per spostarli su binari rinforzati.  Per non parlare dei costi manutenzione !

Tutti costi che non potranno non ripercuotersi sui prezzi praticati al trasporto dei containers di quello scalo.

 Sarebbe davvero curioso se fossero Istituzioni europee o parlamentari tedeschi o polacchi a intervenire a Strasburgo per evitare uno spreco di risorse pubbliche italiane , piuttosto che nostri rappresentanti eletti negli Enti locali e parlamentari romani.

Per quanto mi riguarda , a me basta esporre le stesse idee su una mail e inviarla fuori d’Italia.

 Questa è a mio avviso, la risposta da dare alle dichiarazioni del Mainardi, così come risultano dall’articolo allegato. Ma ora tocca a voi - Sindaci del centro-sinistra, decidere !

 

Distinti saluti

Carlo Crotti (presidente)

 

 --COPY---

to k.a. Mr. Siim Kallas  vice president UE Commission in charge of Transport

 

Dear Sir,

As living in Northen Italy I am interested on EU Corridor n° 5 for Trains High Speed.    Something has changed from the past years, when Bruxelles chose that track. Therefore I think it’s not correct to limit our minds on Val Susa tunnel problems only.

 Nowadays there are two new ways to cross Alps, connecting my country to Northern ones : Lötschberg and Gotthard tunnels are almost ready in Switzerland; and in the same time another High Speed line is on construction above Italian mountains along West-East direction (from Lyon, Strasbourg, Stuttgart, Munich, Salisburg, Wien, to Budapest).

 Third reason is the new Terminal off shore (14 km off Venice coast), going to be built for those big ships, unable to enter in lagoon.  Only little boats can joint that point to land.  Don’t you think it’s easier to do sail them along the coast just to Monfalcone port, where starts the Adriatic-Baltic Train line, instead of spending 7 billions for a High Speed train from Venice to?

Don’t you think  that the same boat could even move along a canal (Fissero-Tartaro-Canal Bianco) already used for carrying containers and goods from Venice port to Mantua - a town 200 km from the coast - where UE Corridor n° 1 meets the canal ?  In this case we are able to save 5 billions from Venice to Verona High Speed Train.

 Can Italy waste 12 billions building a rail in its North East area, while it could exploit the water ways.  We haven’t forgot that Venice Republic was used to do it in its past success history!

Should your Office  waste its own few resources, still supporting a railways line clearly uncompetitive ?

 In my opinion the Corridor 5 from Val di Susa to Slovenian border is useless and who support Val Susa tunnel is wrong. The two North-South Corridors passing fromEastern Italy are already well connected to Adriatic ports.  Little boats can joint the internal and coastal line waters, to the great Venice future Terminal.

 I hope you’ll admit that there is no comparison of costs between High Speed Train Corridor 5 and the  transportation system  I suggest.   Overall if the oil price is likely  to raise up dramatically in the next future.

Don’t you think that transport by boat must be now privileged, where it is possible and where the UE Commission can save its public money ?

 Sincerely yours

Carlo Crotti

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Pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.

Pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.

ogg.  una possibile risposta per il Comm. B. Mainardi

 Gent. sig.ra Conte

Sindaco di Quarto d'Altino

 L’on. Rubinato, che mi legge in parallelo e che ha già ricevuto alcune mie mail, forse le avrà qualche volta accennato alle tesi trasportiste che sostengo.

Anche se vivo a Padova e sono il presidente dell’Associazione di cui sopra, ritengo che le vie d’acqua, almeno in questa parte del Paese, esistono e si possono sfruttare, senza dover violentare il territorio tra Verona e Trieste e spendere 12 miliardi nel tratto corrispondente.

 A questo proposito  le inoltro  qui si seguito la mail che ho mandato nel marzo scorso al Commissario Europeo ai Trasporti – Siim Kallas – nella quale espongo le mie idee su TAV-TAC a NordEst.

Ho immaginato che la cosa lo avrebbe interessato, poiché l’Unione dovrebbe partecipare all’investimento e magari un domani garantire l’emissione “euro-project bond” su quest'opera.

 Da questo punto di vista resterebbe da chiedersi a che serva l’opera del Commissario Mainardi e mi domando se anche lui non potrebbe essere destituito da Monti come è accaduto col Commissario per la A4, Tondo.         L’on. Rubinato non potrebbe sollevare la questione nelle sedi parlamentari opportune ?

 Quello che mi pare manchi assolutamente nei discorsi che leggo sui giornali è la visione d’insieme del sistema logistico.  Manca cioè la consapevolezza che è sufficiente che uno solo dei punti,  attraverso i quali si sviluppa la catena del trasporto merci internazionale, sia inadeguato – per un qualsiasi motivo – e tutto crolla.  Crollano i traffici, gli operatori scappano e gli investimenti fatti nelle altre parti del sistema diventano inutili a loro volta.

 Proprio ieri ad un Convegno al Bò a Padova il pres. Paolo Costa magnificava le potenzialità del nuovo Terminal a terra in quel di Marghera.  Tutto giulivo fissava su una sua slide a 600.000 teu la capacità annuale di quello snodo.

Come quel numero possa essere coerente con un Terminal off shore (TOS) che ne dovrebbe movimentare dai 3 ai 4 milioni, non si comprende.  E non si comprende perché concentrare tutte le infrastrutture ferroviarie e stradali (TAV, Nuova Romea, Camionabile sull’idrovia Padova-Marea…)  attorno allo scalo lagunare, quando lo stesso battello di collegamento con il TOS potrebbe viaggiare lungo costa fino a Monfalcone ,  dove incontra la linea Adriatico-Baltico oppure navigare sul Fissero Tartaro Canal Bianco fino a collegarsi con la ferrovia per il Brennero.

Non è forse vero che da oltre un anno funziona un servizio tra il porto di VE e Mantova lungo quella linea acquatica ?  (è però solo per battelli fluviali di terza classe, ma non ci vorrebbe molto a trasformarlo in Quinta e renderlo accessibile dal mare.)

 Mi auguro che questi spunti possano essere ripresi nei colloqui che avrete con il Mainardi.

 Al vostro posto non esiterei a chiedere la sua destituzione. Non come fatto personale, che non esiste, ma come titolare di una funzione deviata e deviante di un problema più vasto.

 Una prova indiretta dell’inanità del suo obiettivo io la leggo nel fatto che finora nessuna grande Compagnia navale (Maersk, Hyundai…) ha accolto l’invito di Costa a partecipare allo sforzo costruttivo del TOS.

Non è forse perché gli manca un retroterra portuale funzionante , efficiente e “non futuribile” al 2050 ?

 Voi non state discutendo solo di quale sia il percorso della TAV-TAC,  ma dell’efficienza e efficacia di tutto il sistema trasporti connesso allo scalo lagunare.

E se alzate lo sguardo risulterà anche a voi che una linea TAC costa il 25% in più di una TAV, perché i container pesano di più, occorre più energia per spostarli su binari rinforzati.  Per non parlare dei costi manutenzione !

Tutti costi che non potranno non ripercuotersi sui prezzi praticati al trasporto dei containers di quello scalo.

 Sarebbe davvero curioso se fossero Istituzioni europee o parlamentari tedeschi o polacchi a intervenire a Strasburgo per evitare uno spreco di risorse pubbliche italiane , piuttosto che nostri rappresentanti eletti negli Enti locali e parlamentari romani.

Per quanto mi riguarda , a me basta esporre le stesse idee su una mail e inviarla fuori d’Italia.

 Questa è a mio avviso, la risposta da dare alle dichiarazioni del Mainardi, così come risultano dall’articolo allegato. Ma ora tocca a voi - Sindaci del centro-sinistra, decidere !

 

Distinti saluti

Carlo Crotti (presidente)

 

 --COPY---

to k.a. Mr. Siim Kallas  vice president UE Commission in charge of Transport

 

Dear Sir,

As living in Northen Italy I am interested on EU Corridor n° 5 for Trains High Speed.    Something has changed from the past years, when Bruxelles chose that track. Therefore I think it’s not correct to limit our minds on Val Susa tunnel problems only.

 Nowadays there are two new ways to cross Alps, connecting my country to Northern ones : Lötschberg and Gotthard tunnels are almost ready in Switzerland; and in the same time another High Speed line is on construction above Italian mountains along West-East direction (from Lyon, Strasbourg, Stuttgart, Munich, Salisburg, Wien, to Budapest).

 Third reason is the new Terminal off shore (14 km off Venice coast), going to be built for those big ships, unable to enter in lagoon.  Only little boats can joint that point to land.  Don’t you think it’s easier to do sail them along the coast just to Monfalcone port, where starts the Adriatic-Baltic Train line, instead of spending 7 billions for a High Speed train from Venice to?

Don’t you think  that the same boat could even move along a canal (Fissero-Tartaro-Canal Bianco) already used for carrying containers and goods from Venice port to Mantua - a town 200 km from the coast - where UE Corridor n° 1 meets the canal ?  In this case we are able to save 5 billions from Venice to Verona High Speed Train.

 Can Italy waste 12 billions building a rail in its North East area, while it could exploit the water ways.  We haven’t forgot that Venice Republic was used to do it in its past success history!

Should your Office  waste its own few resources, still supporting a railways line clearly uncompetitive ?

 In my opinion the Corridor 5 from Val di Susa to Slovenian border is useless and who support Val Susa tunnel is wrong. The two North-South Corridors passing fromEastern Italy are already well connected to Adriatic ports.  Little boats can joint the internal and coastal line waters, to the great Venice future Terminal.

 I hope you’ll admit that there is no comparison of costs between High Speed Train Corridor 5 and the  transportation system  I suggest.   Overall if the oil price is likely  to raise up dramatically in the next future.

Don’t you think that transport by boat must be now privileged, where it is possible and where the UE Commission can save its public money ?

 Sincerely yours

Carlo Crotti

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A Jesolo è possibile firmare per "Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia"

E’ iniziata anche a Jesolo la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare “Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia”, la proposta “PIU’ DIROMPENTE”

Già 200 città in tutta Italia si sono attivate per la raccolta delle firme necessarie per presentare L’Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia in Parlamento. La data iniziale era il 27 febbraio 2012. La data di termine raccolta è il 17 luglio 2012. Il Gruppo su FaceBook, ha più di 1000 iscritti e sono già stati realizzati banchetti in decine di città e raccolte centinaia di firme. Michele Ainis, il prof. Di Diritto Costituzionale ed editorialista anche de L’Espresso l’ha descritta come la proposta “PIU’ DIROMPENTE” tra quelle su cui si stanno raccogliendo le firme in questo periodo.


 

Questa proposta di legge ha l’obiettivo di modificare alcuni articoli della costituzione italiana per migliorare l’utilizzo degli strumenti di democrazia diretta già esistenti e introdurne di nuovi in Italia, ma utilizzati da più di un secolo in altri paesi del mondo come la Svizzera e la California. Il nostro obiettivo è quello di migliorare il funzionamento della democrazia italiana affiancando alla democrazia rappresentativa attuale, strumenti che diano la possibilità ai cittadini di far sentire la loro voce e di prendere decisioni che riguardano la cosa pubblica.

I punti qualificanti della proposta di legge sono i seguenti:

- Quorum zero in tutti i referendum.

- Revoca degli eletti, che previa raccolta di un numero elevato di firme, possono essere sottoposti a votazione di revoca del mandato (come in California, Svizzera, Venezuela, Bolivia).

- Indennità dei parlamentari stabilita dai cittadini al momento del voto.

- Referendum propositivo (come in California)

- Iniziativa di legge popolare a voto popolare (come in Svizzera), passa in parlamento, dove può essere accettata, rifiutata oppure generare una controproposta, ma poi viene votata dai cittadini).

- Referendum confermativo (come in Svizzera). Tutte le leggi create dal parlamento, prima di entrare in vigore, possono essere poste a votazione popolare, previa raccolta delle firme necessarie.

- Referendum obbligatori in alcune tipologie di leggi in cui i rappresentanti hanno un conflitto di interessi (es. finanziamento partiti, leggi elettorali) e sui trattati internazionali e sulle leggi urgenti.

Oltre a questi si prevedono le seguenti ulteriori innovazioni:

- Petizione con obbligo di risposta entro 3 mesi.

- Iniziativa di legge popolare a voto parlamentare con obbligo di trattazione in parlamento in 12 mesi. Se ciò non accade diviene referendum e va al voto popolare.

- Nessun limite di materie referendabili (come in Svizzera), tutto ciò che può essere discusso dai rappresentanti, può essere messo a referendum e votato dai cittadini.

- Cittadini autenticatori (oltre alle figure previste oggi per legge).

- Utilizzo di firme elettroniche (come per la Iniziativa dei Cittadini Europei).

- Obbligo di introduzione di strumenti di democrazia diretta a livello locale senza quorum.

- Possibilità da parte dei cittadini di modificare la costituzione (come in Svizzera dal 1891).

La realizzazione di questa proposta di legge è stato un lungo ed appassionante percorso durato da giugno 2011 fino a sabato 11 febbraio 2012, fatto di incontri dal vivo e di riunioni su internet. Questo testo finale è il risultato condiviso da un gruppo di persone provenienti da varie parti d’Italia, appassionate ed esperte di democrazia diretta e impegnate da tempo su questo tema.

Qui si trova il testo completo della proposta di legge che abbiamo depositato:

http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-content/uploads/2012/02/testo-finale-3-iniziativa-quorum-zero-e-pi%C3%B9-democrazia.pdf

Questo il blog di riferimento:

www.quorumzeropiudemocrazia.it

Qui il gruppo su FaceBook, che ha superato i 1000 iscritti.

http://www.facebook.com/home.php?sk=group_116774758409798

Per approfondire gli argomenti consigliamo il libro:

Vivere meglio con più democrazia

http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-content/plugins/download-monitor/download.php?id=50

A Jesolo si puo’ firmare fino al 18 Luglio presso l’ufficio demografico-elettorale con gli orari descritti di seguito, la raccolta firme con banchetti verrà fatta dopo le elezioni.

Dove rivolgersi U.O. Servizi Demografici
Indirizzo Municipio via S. Antonio 11 (piano terra)
Orario lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle 8.30 alle 13.00; martedì e giovedì anche dalle 15 alle 17.30. Martedì mattina chiuso
Telefono
0421 359191 (responsabile); 0421 359193 – 194 (stato civile); 0421 359303 – 304 (anagrafe); 0421 359308 (elettorale)

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Lavori in corso in piazza Indipendenza ...

Lavori in corso in piazza Indipendenza ...

Filmato dei lavori sul monumeto a Giannino Ancillotto per realizzato da "Ottica La Fotografica" . Per vederlo, cliccare QUI

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Lettera del dr. Crotti ai Signori Sindaci dei Comuni interessati alla sicurezza idraulica del territorio tra Padova e Venezia

Lettera del dr. Crotti ai Signori Sindaci dei Comuni interessati alla sicurezza idraulica del territorio tra Padova e Venezia

Lettera del dr. Crotti ai Signori Sindaci dei Comuni interessati alla sicurezza idraulica del territorio tra Padova e Venezia,  ovvero al completamento dell'idrovia Padova-Mare.

Egr. Signori

La pagina della Difesa del Popolo (cliccare qui) riporta con favore la notizia che la Giunta regionale ha affidato a una imprecisata impresa l?incarico di redigere un progetto preliminare per completare il canale  Padova-Mare.

Di questa decisione sono almeno 4  gli aspetti che ci appaiono equivoci, se non devianti dai nostri obiettivi.

 

Il primo : perché la Giunta non ha voluto attendere le conclusioni del bando per lo studio fattibilità idrovia, deciso e finanziato con 200.000 euro, nella legge Finanziaria regionale del 2011.  Perché non si ha notizia del vincitore ?   Chi ha incassato quei soldi ?

Il secondo :   Perché saltare a piè pari questa preliminare e fondamentale fase ?  Perché l?ass. Conte ha atteso fino al 30 settembre 2011 prima di lanciare il bando sulla fattibilità e poi pur avendo concesso solo due mesi per ricevere i progetti  (30 novembre), a distanza di 4 mesi dalla chiusura dei termini , la commissione da lui nominata non ha concluso i suoi lavori  ?

Il terzo : Perché non viene dichiarato a quanto ammonta la spesa per il ?nuovo? progetto preliminare ?

Il quarto : perché Conte, a leggere la pagina allegata, parla di ?scolmatore? e non più di ?canale navigabile? ?

A nostro avviso c?è una sola spiegazione.

I progetti raccolti sullo studio fattibilità devono aver dimostrato che NON c?è lo spazio fisico per costruire canale navigabile e camionabile. Non volendo ammetterlo pubblicamente, la Giunta regionale non ha motivo per concludere l?iter del bando e quindi preferisce tornare, come nulla fosse, al progetto iniziale : uno scolmatore (inadeguato) affianco a una camionabile.

Per farlo non ha bisogno di pagarne un nuovo, le basta riciclare o adattare quello vecchio. Non è quindi necessario che Zaia trovi e stanzi nuove risorse.

Cari Sindaci e care Associazioni di Alluvionati, state toccando con mano gli effetti di un passo politico-amministrativo che la Giunta regionale si è sempre rifiutata di considerare : rifare il PTRC  (Piano Territoriale Reg. di Coordinamento), ovvero la programmazione del territorio nei prossimi decenni, già adottato del giugno 2009 , ma MAI approvato in via definitiva.

Che la sua revisione sia un atto politico-amministrativo è a nostro avviso inevitabile.

Nel documento attuale mancano opere oggi considerate fondamentali : il Terminal off shore (TOS), i bacini di laminazione delle acque a ridosso della Pedemontana?.. la stessa idrovia , come pure  l?adeguamento al fluvio-marittimo di tutti i canali interni alla pianura padana.

Che senso ha voler mantenere una programmazione escludendoli ? Se il TOS si può raggiungere solo con battelli, non andrebbero privilegiati i canali , invece che le autostrade ?  In cuor nostro sappiamo tutti che queste opere idrauliche saranno il vero volano per la ripresa per questa parte del Paese.  Perché conservare le vecchie idee ?

Per queste ragioni raccomandiamo caldamente a tutti i Consigli Comunali interessati di riformulare un nuovo testo da inviare alla Regione.  Non basta più il completamento del canale navigabile, occorre  si ponga finalmente mano al PTRC.   Insistere subdolamente per la sua ?conservazione?, come sta facendo qualcuno nella maggioranza che guida la Regione, può solo danneggiarvi : non solo sul piano idraulico ma anche su quello ambientale, urbanistico e occupazionale.

Gli interessi economici dei gruppi, che quel manipolo di politici da decenni difende, non sono più sostenibili e compatibili con quelli della nostra comunità.

OCCORRE UN NUOVA DELIBERA COMUNALE DA MANDARE A ZAIA e noi proveremo a suggerire il testo base di una.

Grazie dell?attenzione e buon lavoro

C. Crotti (presidente) ASS.  SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO

 

I

 

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Stati Generali dell'economia del Veneto Orientale

Stati Generali dell'economia del Veneto Orientale

Lunedì 26 marzo si sono svolti a Santo Stino gli Stati Generali dell'economia del Veneto Orientale, incontro promosso dal presidente della conferenza dei sindaci del Veneto Orientale C. Paludetto, stante il perdurare della difficile situazione economica del Paese, anche alla luce degli ultimi drammatici episodi accaduti a causa della crisi di liquidità. Con questo incontro si è voluto dare l'avvio ad un confronto tra le Istituzioni, le Parti Economiche Sociali e Politiche nell'intento di individuare delle soluzioni che possano concorrere al superamento del momento.

Noi di Passaparolanelvenetoorientale  abbiamo assistito e ci è sembrata efficace la scelta di dare spazio ai rappresentanti delle associazioni produttive con le rappresentanze politiche locali e nazionali ad ascoltare attentamente assieme ad un pubblico numeroso.

 

Obbiettivo dell'incontro: come uscire dalla crisi.

Queste sono state le proposte del mondo produttivo:

1) puntare sul turismo, volano dell'economia di tutto il Veneto Orientale, incentivando la ristrutturazione del sistema ricettivo alberghiero per la maggior parte obsoleto e poco competitivo rispetto ai Paesi europei limitrofi.

2) sviluppare l'edilizia ad impatto energetico zero o  meglio positivo, nel senso che la casa diventa produttrice di energia: in tutto il V.O. solo tre Comuni hanno aderito a questo progetto innovativo;

3) ridisegnare gli assetti territoriali locali come la Città del Piave e la Città del Lemene e procedere alla sburocratizzazione di tanti istituti come ad esempio Veneto Sviluppo;

4) favorire le imprese locali per gli appalti dei lavori pubblici sotto soglia come fanno le Amministrazioni del vicino Friuli;

5) rivedere il patto di stabilità;

6) recepire la direttiva europea in merito ai pagamenti entro i 30 gg per le Amministrazioni Pubbliche;

7) incentivare un miglior utilizzo dei fondi comunitari;

8) riqualificare l'entroterra, senza consumare ulteriormente il territorio, con progetti comuni attraverso il Vegal;

9) puntare sull'innovazione tecnologica come la banda larga;

10) tagliare gli sprechi nelle Amministrazioni Pubbliche;

11) istituire un fondo regionale coinvolgendo i Consorzi Fidi per sostenere i finanziamenti alle imprese;

12) promuovere le aggregazioni tra imprese e sviluppare i contratti di rete.

 

Risposte del mondo politico:

 1) pagamenti dal settore pubblico entro termini ragionevoli di 30 o max  60gg. adottando la legislazione vigente in molti stati europei: esiste in Parlamento una proposta di legge bipartisan che gli onorevoli locali s'impegnano a sollecitare per la sua conversione in legge;

2) sfruttare adeguatamente gli strumenti esistenti per il sostegno e lo sviluppo alle imprese come  la legge regionale 16/93;

3) valutare come compensare opportunamente i crediti con i debiti nei rapporti con lo stato.

 Un rappresentante del mondo bancario ha rilevato l'oggettiva  difficoltà delle banche a finanziare il ripianamento di debiti, come spesso viene richiesto, piuttosto che progetti di sviluppo.

 

Riassumendo ci sembra che le proposte degli imprenditori cerchino di proporre un lavoro di squadra pubblico/privato/banche per indirizzare le risorse verso  progetti comuni di ampio respiro con la consapevolezza che o ci si salva tutti o tutti si va a fondo.

Se questo fosse vero, auspichiamo che ad un prossimo "ravvicinato" incontro si diano delle risposte concrete alle molte domande.

 

Considerato il dato oggettivo che per anni la produzione in Europa sarà limitata ai prodotti ad alto contenuto tecnologico e che abbiamo la fortuna di vivere nel più bel paese del mondo, ci sembra utile segnalare due opportunità per il nostro territorio:

 1) il progetto della metropolitana di superficie potrebbe essere un esempio di azione di interesse comune volta a sviluppare il turismo e la mobilità in tutta la zona oltre che fornire lavoro alle imprese locali con l’assegnazione degli appalti sotto soglia.

 2) lo sviluppo di edilizia ad impatto energetico positivo per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni come volano per l'economia edilizia, da sostenere con opportuna legislazione.

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Il Dr. Crotti: ecco perchè i No TAV in Piemonte hanno ragione ... meglio le vie d'acqua e lungo costa

Il Dr. Crotti: ecco perchè i No TAV in Piemonte hanno ragione ... meglio le vie d'acqua e lungo costa

Il Dr. Crotti ci invia un documento del 2007 (per vederlo cliccare qui) che illustra perchè i No TAV in Piemonte hanno ragione .....e quindi anche a NordEst andrebbe rivisto quel modello trasportistico......meglio le vie d'acqua e lungo costa.

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Lettera del dr. Crotti alla on. Rubinato: riconsiderare tutta la linea del Corridoio 5

Lettera del dr. Crotti alla on. Rubinato: riconsiderare tutta la linea del Corridoio 5

Gent. Sig.ra  on. S.Rubinato
colgo l'occasione del suo articolo sul Corriere V.  (CLICCARE QUI PER LEGGERE L'ARTICOLO) per inoltrarle , per conoscenza, la mail che ho spedito ieri alla segretaria CGIL , S. Camusso, in merito alla TAV, ovvero alla necessità da parte del mondo politico di riconsiderare tutto il percorso del Corridoio 5 e non solo questo o quel tratto.

Dal canto mio, segnalerò la cosa anche ad alcuni giornali europei, dal momento che il Capo del Governo Italiano non può andare il 24 a Bruxelles a perorare interessi nazionali, quando non sa valorizzare le vie di comunicazione e di trasporto già  esistenti.

Grazie dell’attenzione e buon lavoro

Distinti saluti

dr. Carlo Crotti

Tel 347 8665730

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Ogg: riconsiderare tutta la linea del Corridoio 5

 

 

 

Gent.ma sig.ra Camusso

Le confesso che non condivido il ragionamento che l’Unità del 12 marzo attribuisce alla sua persona, all’on. Serracchiani e per esteso a tutta la dirigenza del Part. Dem.

Dopo tanti anni qualcosa è radicalmente cambiato nel contesto complessivo di tutto il percorso del Corridoio 5 in Nord Italia e non solo in Val Susa.

 

Ad avviso di molti, la costruzione di due grandi tunnel in Svizzera (Loetschberg e il Gottardo) già  realizzati a spese del contribuente elvetico, garantisce alle nostre merci il valico alpino  e mette in seria discussione la profittabilità economica della galleria valsusina, che avrebbe grandi concorrenti sia sul fronte passeggeri che su quello merci. Le sue  ragioni non mi convincono, gentile Signora, se poi penso che il percorso Est-Ovest del continente europeo verrà assicurato da una corrispondente linea AV a nord delle Alpi, già in avanzato stato di realizzazione.  (Lione, Strasburgo, Stoccarda, Monaco, Salisburgo, Vienna, Budapest).

 

Quanto alla TAV , ovvero tutto il Corridoio 5 in Nord Italia, bisognerebbe tener conto anche di cosa in questi anni è accaduto a NordEst fino al confine sloveno.

 

Se volesse approfondire, scoprirebbe facilmente che il CIPE ha inserito da tempo in legge obiettivo il Terminal off shore che l'Autorità portuale veneziana intende costruire a 14 km al largo del Lido , come pure la realizzazione di una linea AV da Monfalcone al Baltico.  (Il Terminal è fondamentale per consentire lo scalo a VE di navi che per il loro pescaggio a 17-18 mt non potrebbero mai percorrere i canali lagunari , i più profondi dei quali  a malapena superano i 12 )

Considerando il fatto che il Terminal può essere raggiunto solo da battelli fluvio-marittimi, capaci di risalire i fiumi e corsi d'acqua della pianura padana, sono dell'idea che non abbiamo bisogno di costruire una TAV tra Verona e Trieste.

Proprio perchè :   nel primo tratto è in esercizio un canale (Fissero-Tartaro-Canal Bianco) che già oggi consente il collegamento tra Venezia e Mantova  ( e con uno scavo di qualche chilometro si può arrivare alla ferrovia per il Brennero, cioè il Corridoio 1) ; nel secondo basterebbe far navigare lungo costa i battelli che dal Terminal raggiungerebbero Monfalcone e la linea Alta velocità per il Centro Europa, che lì fa capo.

Viaggiando sull'acqua risparmieremmo sul tratto a NordEst : una dozzina di miliardi, danni incalcolabili a ambiente, paesaggio, attività esistenti, come pure i tempi troppo lunghi per rendere efficiente ed efficace la movimentazione containers del Terminal off shore veneziano....etc

Converrà con me sul fatto che queste vie d'acqua sono strada già "pronte ".

 

Se l’on. Serracchiani non le considera, sono desolato per lei.

 

Per queste ragioni spero vorrà riconsiderare in un suo prossimo intervento  la convenienza complessiva del Corridoio 5 e non solo il tratto valsusino.

Ed ecco perché mi sono permesso inoltrare la presente anche all’attenzione di esponenti No-TAV piemontesi , come pure agli onorevoli R. Della Seta e F. Ferrante.

 

Messa in questi termini - tutta la linea TAV- mi ricorda molto più un'opera inutile, tipo il Ponte di Messina, che un traguardo da raggiungere.

Io ci scommetterei la mia pensione.

Forse chi la sostiene dovrebbe scommettere altrettanto, almeno se vuol far credere alla buona fede dei suoi propositi.

 

Grazie dell'attenzione e distinti saluti

dr. Carlo Crotti

Padova

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Distributori di preservativi al liceo Montale di San Donà: favorevole o contrario?

Distributori di preservativi al liceo Montale di San Donà: favorevole o contrario?

Il liceo Montale di San Donà di Piave, dopo il caso Roma e quello di Milano, presto installerà i distributori automatici. Dopo vivace dibattico, il Consiglio d'istiuto ha approvato a maggioranza sottolineandone la neccessità al fine di contribuire ad arginare la crescente diffusione delle malattie sessualmente trasmesse. Per lasciare un commento, cliccare sul titolo o su "leggi tutto" a fondo pagina. Per partecipare al sondaggio, CLICCARE QUI.

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Kony 2012

Riceviamo questa segnalazione (per vedere il filmato di 29 minuti, CLICCARE QUI) e la pubblichiamo soprattutto per il significato intrinseco di questa azione che si può concentrare nelle seguenti tre immagini che illustrano come oggi il modo di affrontare le cose si sia rivoltato sottosopra ... si deve stare attenti a non farsi strumentalizzare comunque ...

1 nuova situazione modiale

Prima di internet era così:

prima

i soldi poi le persone.

2 nuova situazione modiale

...................................

cambio!!!

3 nuova situazione modiale

Ora stà diventando così:

le persone orientano

le scelte


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Appello NO-TAV

Appello NO-TAV

Un mese fa quattro scienziati: Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli + Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici + Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana + Marco Ponti, Politecnico di Milano hanno promosso un appello al presidente Monti riguardo alla necessità di riesaminare le evidenze tecnico-scientifiche relative alla realizzazione del TAV http://www.notav.eu/modules.php?name=ePetitions&op=more_info&ePetitionId=1 <http://www.notav.eu/modules.php?name=ePetitions&amp;op=more_info&amp;ePetitionId=1>  Era stato richiesto di far firmare l'appello da docenti universitari. Sono state raccolte 360 adesioni.

L'appello non ha avuto risposta e quindi ora si chiede a chiunque voglia riproporlo all'attenzione del presidente Monti di sottoscrivere la richiesta per un incontro tra Monti e i promotori dell'appello. Potete firmare qui http://www.notav.eu/modules.php?name=ePetitions&op=more_info&ePetitionId=3 <http://www.notav.eu/modules.php?name=ePetitions&amp;op=more_info&amp;ePetitionId=3>

Ognuno diffonda come meglio crede questa richiesta.

Grazie per l'attenzione,

Comitato NO TAV Venezia-Trieste

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Crotti: Perché le vie d’acqua in Veneto non hanno “padrini” ?

Crotti: Perché le vie d’acqua in Veneto non hanno “padrini” ?

Comunicato stampa del 2 gennaio 2012, pubblicato il 3 gennaio dal Mattino di Padova e dal Corriere del Veneto.

 

Perché le vie d’acqua in Veneto non hanno “padrini” ?

 

Egr. Direttore

Nella mia qualità di presidente dell’Ass. “Salvaguardia Idraulica del territorio padovano e veneziano”, che da un lustro si batte per il completamento del canale che collega Padova all’Adriatico e alle Autostrade del Mare, devo constatare con rammarico che nessun esponente politico di qualsivoglia partito al Governo o all’opposizione in Regione o in Parlamento ha finora voluto patrocinare e associare il suo nome all’idrovia Padova-Mare e tanto meno all’uso delle vie d’acqua, di cui la nostra Regione è ricca.

 

 

Non che tra le Organizzazioni di Categoria sia stato molto diverso e tanto meno tra i quotidiani locali.   Al massimo è stato colto e raccontato il patetico lamento degli allagati, ma per lungo tempo l’idrovia ? navigabile e da 400 mc/sec di portata - è stata una parola innominabile. Anche le Banche e le Fondazioni da me interpellate, affinché sponsorizzassero Convegni sul tema si sono sempre defilate, senza fornire spiegazioni.

 

Il fatto che nessun parlamentare o consigliere regionale possa essere considerato “padrino” dell’idrovia e delle vie d’acqua che la Repubblica Veneta seppe sfruttare per secoli, dimostra anche un altro fatto : nessuno di loro è in grado di presentare ai cittadini un modello di sviluppo diverso da quello delle ?camionabili? , delle Nuove Romee, delle Nogara Mare, delle TAV etc    Guarda caso tutti percorsi trasportistici che si potrebbero valorizzare molto meglio, movimentando nella stessa direzione battelli capaci di navigare sia in acque interne che costiere.

 

A mio avviso esiste però una più radicale e irrisolta contraddizione politica, di cui nessuno parla.

 

Il Terminal al largo di Malamocco (TOS), al quale ci si arriva solo su una imbarcazione e non su un camion, costerà almeno 3-4 miliardi di euro. Permetterà a navi con pescaggio intorno a 17-18 m. di aggiungere alle loro rotte transoceaniche anche lo scalo veneziano, preferendolo ad altri che sulla sponda europea del Mediterraneo non hanno la stessa profondità. In 24-36 ore su quel molo scaricheranno almeno 2-3.000 TEU. Se fossero di meno, non avrebbe senso per le grandi Compagnie di navigazione fermarsi al TOS veneziano con navi da 16-18.000 TEU.

Accumularli da qualche parte della laguna presuppone avere a Marghera infrastrutture su strada e su ferro capaci di smistare, giusto il tempo di sosta di una nave prima che arrivi la successiva, quel numero di containers

 

Se questa operazione di smistamento e spedizione non fosse possibile secondo il ritmo imposto dagli arrivi-partenze navali e non potesse rimanere  costante ed affidabile tutto  l’anno, le Compagnie farebbero presto a spostarsi altrove e il TOS diverrebbe un grande fallimento.

 

Possono le strade e i binari, che la Regione ha in programma, affrontare e risolvere le dimensioni e i tempi di quella distribuzione ?  Possiamo attendere 20 anni per realizzare una ferrovia AV, dedicata principalmente al trasporto merci ? (Una scelta che nessun paese al mondo ha mai neppure contemplato per quel tipo di  trasporto)

In altre parole ha senso realizzare soltanto le strade che puntano verso Marghera, ( Nuova Romea, Camionabile, Nogara-Mare?.) concentrando solo in quel punto tutta la movimentazione merci  diretta o proveniente dal TOS ?

Qualora si volessero considerare anche le vie d’acqua interne, non esistono forse molti altri punti d’imbarco, tali da alleggerire il numero dei containers oggi concentrati solo su Marghera . Non si potrebbe collegare il TOS a un qualunque scalo minore lungo la costa: da Monfalcone a Ravenna, o anche da approdi interni come Mantova, Rovigo, Padova, Ferrara. Cremona.

Sarebbe un “porto diffuso”, molto competitivo rispetto ad altri, proprio per questa sua elasticità logistica e per il fatto che non avrebbe bisogno al momento di tutte le infrastrutture stradali o ferroviarie.

 

In conclusione : se il pres. Zaia e con lui anche l’attuale classe dirigente veneta ? di Destra come di Sinistra -  darà la precedenza alle autostrade piuttosto che ai canali interni e al cabotaggio lungo costa, non sta forse decretando fin da ora l’insuccesso del Terminal off shore ?  Io temo di si !

 

Ecco perché è nostra intenzione trasformare quanto prima questa profonda contraddizione programmatica e di investimento in una regolare interrogazione parlamentare.

Se ai vertici della Regione non comprendono che il successo del Terminal off shore (TOS) è minacciato dalle infrastrutture stradali e ferroviarie (TAV) che la Giunta del pres. Zaia sostiene, forse a Roma il nuovo Governo saprà cogliere l’incongruenza e fermare lo scempio irreparabile di territorio, soldi, salute dei cittadini (aumenterà il PM se facciamo solo strade per camion) e paesaggio.

 

dr. Carlo Crotti

Presidente Ass. “Salvaguardia Idraulica del Territorio padovano e veneziano”

ASS.  ?SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO?

IV° Strada n°3 Zona Ind.   35129  Padova   tel   347 8665730  www.idroviapadovamare.org

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Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia

Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia

lunedì 27 febbraio 2012 inizia ufficialmente la raccolta firme in tutta Italia per la proposta di legge di iniziativa popolare “ Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia “. Già in 42 città di tutta Italia ci sono cittadini e gruppi che hanno detto che si daranno da fare.

L’obiettivo dell’Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia è togliere il quorum dai referendum e introdurre strumenti di democrazia diretta sperimentati, efficaci e normalmente utilizzati in diversi paesi del mondo (ad esempio in Svizzera, negli U.S.A, in Germania) come il referendum propositivo, il referendum confermativo, il referendum costituzionale, la revoca degli eletti, l’iniziativa popolare a voto popolare ed altri, dettagliati nei 18 articoli del progetto di legge.

testo finale iniziativa quorum zero e più democrazia

L’unico strumento che oggi i cittadini possono utilizzare, è il progetto di legge di iniziativa popolare che richiede almeno 50.000 firme, per poter essere depositato in Parlamento ed essere lì discusso. Le proposte di legge di iniziativa popolare presentate fino a fine 2005 e trasformate dal Parlamento in legge sono il 13%.

Le firme potranno essere raccolte da qualsiasi cittadino che intenda attivarsi nel proprio Comune ed, eventualmente, in quelli limitrofi, avvalendosi del supporto che questa guida vuole offrire.

Chi vuole aiutare può visitare il sito www.quorumzeropiudemocrazia.it

Scaricarsi il Vademecum per la Raccolta Firme:

Vademecum Raccolta Firme Quorum Zero Piu Democrazia 1.0

Scaricarsi i moduli allegati:

Moduli allegati

Andare sul forum e scrivere che aiuterà nel suo comune:

http://quorum.forumattivo.it/f3-io-mi-impegnero-in-questa-citta

E compilare la scheda “Voglio aiutare” qui:

http://www.quorumzeropiudemocrazia.it/voglio-aiutare/

Infine potete aiutare a diffondere questa iniziativa scrivendo ai vostri amici via email, su FaceBook, su Twitter e inserendo un link all’iniziativa nel vostro blog.

Migliorare la democrazia in Italia, ora dipende solo dal NOSTRO impegno.

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La sanità che vorrei

La sanità che vorrei

Oggi, anche le linee guida internazionali raccomandano ai medici di pianificare con tutti i pazienti oncologici con aspettativa di vita inferiore a un anno la loro assistenza terminale, ovvero le "cure di fine vita" o end-of-life care (EOLC).End-of-Life Care Discussions Among Patients With Advanced Cancer

Inoltre: Dodici mosse per salvare il nostro servizio sanitario.

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Allagamenti: l'anno prossimo toccherà a noi?

Allagamenti: l'anno prossimo toccherà a noi?

Poco dopo la pubblicazione dell'articolo nel quale il dr. Crotti ci aggiornava sul rischio idraulico e sui piani comunali delle acque della provincia di Venezia (cliccare qui per approfondimento), il signor Mario Regazzo ci ha inviato una foto per segnalare il pericolo di alluvioni della nostra zona di Bonifica, per tanti anni trascurato. Secondo il suo parere, le recenti inondazioni sono avvenute in Liguria e non qui da noi, perché siamo stati fortunati che è piovuto là e non qua. Il signor Mario afferma  che "...quel tratto del Canale Ramo che divide San Donà da Eraclea in località Cà Turcata  e Cittanova si sta lentamente impaludando... ed era largo decine di metri. Questo è un piccolo esempio di come, nel tempo, si costruiscano gli eventi catastrofici. Il letto, in quel tratto, è pieno di canneti con conseguenti depositi di fango, qualche tronco e via dicendo... tutto attorno ci sono terreni agricoli che in presenza di abbondanti precipitazioni scaricano nel canale Ramo che non è più in grado di ricevere tanta quantità d'acqua.  A chi tocca intervenire? Non ci sono soldi? Ma quanto si dovrà spendere qualora malauguratamente vengano sommerse le case che sono costruite appena sopra le sponde? Prevenire è sempre meglio che curare e costa anche meno. Ricordiamoci la grande alluvione del 1966: il Piave ha rotto gli argini in più punti. La memoria mai come ora ci dovrebbe essere di monito ed insegnamento: le idrovore sparse nel territorio non sono in grado di fronteggiare quantità d'acqua così rilevanti come già abbiamo avuto modo di "sperimentare" qualche anno fa ... a pagare il conto saranno i cittadini e i territori non protetti, come sempre.

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Influenza e ... farmaci.

Influenza e ... farmaci.

L’influenza degli affari di Serena Tinari, Harry Häner, Reto Padrutt

Un documentario d'inchiesta prodotto dalla Tv svizzera RSI (il documento è stato premiato alla Conferenza Mondiale del Giornalismo d’Inchiesta 2011) e girato fra Giappone, Roma, Inghilterra e Svizzera ricostruisce l’avventurosa storia del Tamiflu, il farmaco che i governi hanno accatastato per proteggere la popolazione dalle Pandemie.  Racconta i forti dubbi su efficacia e sicurezza che circolano oggi nella comunità scientifica. Quando é arrivato sul mercato nel 2000, Tamiflu è stato accolto tiepidamente: costava molto, ma prometteva di ridurre di appena un giorno e mezzo la durata dei sintomi dell'influenza. Poco, per dirsi rivoluzionario. Ma grazie all'allarme Pandemia, il farmaco distribuito da Roche si é trasformato in un campione d'incassi. “L'influenza degli affari” mette in fila fatti, luoghi ed eventi di dieci anni di Tamiflu. E mostra il “dietro le quinte” delle politiche mondiali per prepararsi alla pandemia: esperti che allo stesso tempo consigliano l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’industria farmaceutica. Rischio di conflitti di interesse? “Fa parte della vita”, dichiara Charles Penn dell’OMS. Nell’inchiesta di Falò parlano i protagonisti: Roche, i medici, le presunte vittime. Una vicenda dei giorni nostri fra salute pubblica, trasparenza ed effetti indesiderati.

Fonte: "Attenti alle Bufale"

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Petizione dei NO-TAV accolta dalla comunità europea.

Petizione dei NO-TAV accolta dalla comunità europea.

Coordinamento Comitati No-Tav Veneto e Friuli Venezia Giulia

https://notavveneziatrieste.wordpress.com/ - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel: 388 9750559

Comunicato stampa del 27.11.2011

Petizione inviata dai NO-TAV accolta dal Parlamento Europeo!

Sabato 26 novembre 2011 è giunta la comunicazione della ricevibilità della Petizione Europea inviata lo scorso maggio dal Comitato No TAV Venezia-Trieste in merito alla costruzione della nuova linea AV/AC Venezia-Ronchi dei Legionari (TS). La Petizione [ image  Petizione NO-TAV (303.13 kB)  ], mette in luce le preoccupazioni espresse dai Cittadini Veneti, dai comitati No Tav locali e da alcune associazioni firmatarie della lettera. I Comitati chiedono maggiore coinvolgimento nelle decisioni, l’utilizzo della linea storica, lo stop ai finanziamenti europei e mettono in risalto i danni provocati in altre zone dove linee Tav sono già state costruite. L’intendimento dei firmatari è stato quello di testimoniare al Parlamento europeo la democratica opposizione popolare all’opera.

La petizione era stata sottoscritta da circa 3.000 cittadini Veneti in meno di 2 mesi ed è stata spedita alla Commissione Petizioni dell’Unione Europea lo scorso 4 maggio. Il testo ed il modulo di adesione sono scaricabili dal sito https://notavveneziatrieste.wordpress.com/.

Dopo l’iter di valutazione, sabato 26 novembre è giunta la risposta: la Segreteria della Commissione Petizioni, per tramite del suo funzionario Giorgio Mussa, ha comunicato la ricevibilità della petizione iscritta al ruolo generale col n. 0694/2011.

Ora la Commissione Europea dovrà svolgere un’indagine più approfondita sulle preoccupazioni espresse dai firmatari che a breve verranno invitati a relazionare sulla questione direttamente davanti al Parlamento Europeo a Bruxelles.

Realizzato che le istanze avanzate dai cittadini agli amministratori italiani nello spirito della democrazia partecipativa rimangono per lo più inascoltate, abbiamo deciso di appellarci ad un organo sovranazionale dove, sembra, abbiamo maggior considerazione.

La Petizione è solo uno degli strumenti che il Comitato è comunque intenzionato ad usare per continuare la sua lotta NON VIOLENTA a questa opera assurda adoperandosi in tutti i modi possibili per raggiungere lo scopo di informare su quelli che sono i reali obbiettivi del TAV e delle grandi opere in generale: far pagare a tutti i privilegi di pochi.

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Aggiornamento NO-TAV

Aggiornamento NO-TAV

TAV: IL SINDACO DI SANTO STINO DI LIVENZA CHIEDE AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI DI ORGANIZZARE DEGLI INCONTRI CON IL PRESIDENTE ZAIA E IL COMMISSARIO ALLA TAV MAINARDI.

Il Sindaco -  a seguito di interessanti notizie apprese dalla stampa riguardanti il progetto preliminare della TAV, secondo le quali Rfi - Rete Ferroviaria Italiana dovrà rifare il progetto della tratta Mestre – Trieste studiando varie ipotesi del tracciato, a cominciare da quello che prevede l’utilizzo della linea ferroviaria esistente – ha inviato una nota al Presidente della Conferenza dei Sindaci del V.O. Camillo Paludetto affinché organizzi un incontro con il Presidente della Regione Luca Zaia ( e l’assessore Chisso) e in seguito un altro con il Commissario alla TAV Bortolo Mainardi.
Gli incontri avrebbero lo scopo di coinvolgere nel progetto gli enti locali per un confronto e una valutazione con le Amministrazioni e con le popolazioni del territorio, senza una loro esclusione preliminare, come successo in precedenza.

QUI la nota inviata dal Sindaco di Santo Stino di Livenza al Presidente della conferenza Sindaci

Rioprtiamo anche la posizione di 100 politici a favore della TAV ... image  Lettera bipartisan a Berlusconi pro TAV (8.85 kB)
A questo link la recentissima LETTERA APERTA E PROPOSTA PER UNA INIZIATIVA CONGIUNTA DI APPROFONDIMENTO SUL T.A.V. al Sindaco del Comune di Quarto d’Altino.
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Segnalazioni di Arianna Spessotto Comitato NO TAV Venezia-Triestehttps://notavveneziatrieste.wordpress.com/    Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 3889750559

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video dal corriere salute: Quanti rischi si corrono con Tac radiografie e risonanze magnetiche?

Ci sono differenze notevolissime. Ma i potenziali danni vanno sempre valutati in base all'utilità dell'esame ...

Quanti raggi invia al nostro corpo una radiografia del torace? E quanti una Tac? E una risonanza magnetica? Le differenze sono molto maggiori rispetto a quanto si potrebbe credere. «Il calcolo della quantità di raggi che investono il nostro corpo per un esame radiologico» sottolinea nel video in questa pagina il dottor Guido Pedroli, responsabile della fisica sanitaria dello Ieo e già presidente della Associazione Italiana Fisica Medica, « va sempre valutato in rapporto all'appropriatezza dell'indagine. Non basta dire che una Tac "vale" mille radiografie": bisogna vedere se quella Tac fa o no la differenza per la guarigione del malato. Nel qual caso il rischio che comporta può essere irrilevante rispetto ai benefici che comporta, e , naturalmente, viceversa».

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Alla ricerca de “ ’A MARAMÀCOEA ”

Di fronte a una vasta gamma di indicazioni, anche discordanti, ci è sorto immediatamente un dubbio: chi aveva veramente ragione? Da qui è cominciata la nostra avventura, sviluppata grazie al sinergico lavoro delle tre Associazioni: la sfida di conoscenza, lanciata da Passaparola nel Veneto Orientale, è stata raccolta da ElevaMente al Cubo, che si è assunta il compito di trovare una veste teatrale adeguata per proporre, con maggiore concretezza, i risultati relativi alla ricerca svolta. Ma quale identità territoriale e culturale ha potuto produrre i vari significati della ‘maramacoea’? Per capirlo in profondità, con un’analisi a tutto campo su un ambito a prima vista indeterminato, è stato decisivo l’apporto dell’Associazione G.R.I.L. Basso Piave, che da tempo conduce ricerche approfondite sulla specifica identità della gente di palude del Basso Piave, lì dove ha avuto origine e si è mantenuto il mito della maramacoea.

Abbiamo allora cominciato, in modo collegiale, un lungo e particolare percorso di ricerca e di analisi nell’immaginario collettivo di quella gente. Anche in noi, come forse nelle persone di un tempo ormai lontano, il mito ha iniziato a prendere la forma di un essere strabiliante che nasceva e si nascondeva nella sinuosa struttura viaria della città che l’ospitava: San Donà di Piave.

Abbiamo così intuito che, col termine ‘maramacoea’, la gente cercava di dare forma concreta all’effetto provocato dalla sensazione avvertita da chi, provenendo dalla palude, andava verso il centro cittadino in occasione della famosa Fiera; qui gli poteva capitare di provare la maramacoea, sperimentando cioè sulla sua pelle la sensazione stupefacente che abbiamo cercato di descrivere.

Oggi, perso il mito e sentito come ormai lontano l’effetto che allora si provava, la ‘maramacoea’ è scomparsa dall’immaginario collettivo, messo a confronto con una realtà odierna che propone miti certamente più virtuali e, a parer nostro, meno accattivanti.

Per leggere il libretto on line, CLICCARE QUI

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Il significato di una immagine: il logo de ’A MARAMÀCOEA

logo senza scritta
Con questo logo si intende dare forma concreta a uno dei tanti significati del termine ‟a maramàcoea, quello graficamente più rappresentabile. Per realizzarlo si è ricorsi all‟utilizzo di colori simili a quelli usati dagli uomini primitivi nei loro disegni rupestri, che venivano eseguiti con pezzi di carbone e quindi avevano un tipico colore grigio o nero. Tale scelta ha voluto appunto sottolineare che si tratta di un termine antico.

La forma circolare del logo delimita in modo significativo lo spazio entro il quale si svolgeva la manifestazione che porta con sé la genesi dello strano termine: la Fiera di San Donà. Il logo altro non è che la rappresentazione stilizzata della vecchia pianta della città, oggi ancora ben evidente, interessata appunto dal flusso della folla che andava a visitare la fiera. (per continuare, cliccare sotto su: LEGGI TUTTO)
Per scaricare tutta la spiegazione in formato pdf, cliccare qui: icon Spiegazione logo (149.42 kB)
Nello  specifico,  si  può facilmente  notare  che  ’a  maramàcoea  aveva  la  testa  posizionata  verso  il  ponte  e  percorreva  quello  che, attualmente,  è  Corso  Silvio  Trentin,  per  disperdersi  poi  in  Via  Garibaldi  e  Via  Nazario  Sauro.  Durante  il tragitto  si  diffondeva  lungo  le  strade  laterali,  quelle  che  ora  sono  Via  Battisti,  Viale  Libertà  e  Piazza Indipendenza,  Via  Campanile,  Via  Ancillotto,  Via    Tredici  Martiri...,  ossia  le  strade  occupate  dalle bancarelle. Si evidenzia, in particolare, l‟abbozzo di Via Brusade, uno dei tanti “ingressi” che un tempo portava alla fiera, il cui nome è denso di significati:  

  • "brusade‟  è l'aggettivo  usato  per  indicare  la  caratteristica  colorazione che assumevano  le erbe  durante l‟estate,  in  quanto,  a  causa  della  conformazione  del  terreno,  esse inaridivano improvvisamente, tanto da sembrare appunto “brusade”;
  • "brusade‟ erano le legne o ramaglie che venivano accatastate per essere bruciate in un punto collocato in posizione un  po‟ più elevata al termine della via, la quale finiva praticamente nella palude: i falò, accesi dal  guardiano  della  valle  in  prossimità  di  un  attracco  per  le  barche,  servivano  da  faro  a  chi  voleva giungere a San Donà di Piave sfruttando le vie d‟acqua interne alla palude;  
  • collegata  a  questa  prassi  e  per  ricordare  un  antico  rito (effettuato  come  buon  auspicio  per l‟inizio dell‟anno solare), nello stesso luogo era consuetudine accendere il falò anche per festeggiare ’a vècia de metà cuarésema che i sióri i bruséa.  
Nel logo, il tratto grafico usato per rappresentare le vie dell‟antico assetto viario di San Donà di Piave è volutamente seghettato in quanto vuole indicare la folla senza assegnarle margini netti, perché essa tendeva inevitabilmente a disperdersi tra le bancarelle.  I  margini  esterni  sono  anch‟essi  seghettati,  a  significare  la  gente  che  guardava  da  fuori,  senza  poter "vivere" ’a maramacoea: era la gente che, con atteggiamento simile a quello della fiaba di Esopo “la volpe e l‟uva”  (vorrei,  ma  non  posso),  apostrofava  coloro  che  tornavano  in  paese  dopo  essere  stati  alla  Fiera  con l‟espressione: “Sìtu stat a basàrghe el cul àea maramàcoea?”

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Gianni Corradini

Gianni Corradini

   Commercialista con studio a San Donà di Piave, professore di Economia e Tecnica degli scambi internazionali all'Università di Trieste, s'è conquistato notorietà soprattutto a Venezia dove è stato l'artefice, come Amministratore Delegato del boom del Casinò e della costruzione della nuova casa da gioco a Cà Noghera.

   L'intervento che pubblichiamo è stato presentato in un seminario-dibattito tenuto a San Donà inerente anche alle problematiche della fusione-unione con i relativi benefici, per leggere tutto, cliccare qui di seguito. pdf  Quale futuro? (85.3 kB)

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Michele Marangon, consigliere comunale PD San Donà:

Michele Marangon, consigliere comunale PD San Donà: "...il Terzo Ponte sembra definitivamente crollato prima ancora di nascere..."

Non si fa il terzo ponte sul Piave” - titola la stampa locale il 1 Agosto “Fumata nera nel summit dei Comuni interessati”; “Terzo ponte? Meglio allargare quello vecchio”. Notizie d’agosto notizia, quando facilmente le novità passano inosservate. Ma questa non dovrebbe proprio.

Nel 2011 ha festeggiato i 60 anni, col tradizionale arrivo sul traguardo di San Donà, una classica (si può ben dirla tale) del ciclismo dilettanti chiamata “Giro dei tre ponti”. Prende il nome dai tre tradizionali attraversamenti che esistevano – i soli allora – sul tratto del fiume Piave, da dove esso sbocca nella pianura alla foce: Ponte di Piave, San Donà ed Eraclea. Esiste poi, da decenni, un altro attraversamento tra Fossalta e Noventa: un ponte mobile su barche, a pedaggio e di proprietà privata. Nel tempo si sono quindi aggiunti altri due passi: il ponte dell’A4 (a monte di Noventa, riservato a chi transita sull’autostrada a pagamento) e, dal 2008, il Ponte dei Granatieri a valle di San Donà che serve la variante di circonvallazione della SS14.

In totale quindi, 6 attraversamenti, 6 ponti in una trentina di chilometri. Non bastano?

La risposta va articolata.

 

Sì, se si considera il semplice traffico di attraversamento: oggi come oggi, chi deve superare il Piave transitando dalla parte occidentale a quella orientale della pianura veneta, chi viene passa e se ne va, ha un’eccellente possibilità di farlo.

Ma, circa a metà di questo tratto fluviale, esiste oggi una delle più rilevanti e dinamiche conurbazioni della Regione, un punto denso  - di persone, case, attività, relazioni - intenso, che chiameremo per brevità ‘Città del Piave’: su una superficie di Kmq. 151, circa 60.000 abitanti e ancora in crescita (la sesta realtà urbana del Veneto in ordine di grandezza; se fosse unita, il 100° Comune italiano per dimensioni).

Lo sappiamo intuitivamente tutti, noi che viviamo qui, ma è anche oggettivamente dimostrato, che entro quest’area si svolge un assiduo movimento di persone e di cose che, per i più diversi motivi (lavoro, scuola, sport, relazioni familiari, pratiche amministrative, divertimento, consumo…) attraversano continuamente, con alta frequenza, il fiume.

Bene, se concentriamo lo sguardo su questa realtà, dobbiamo dare un risposta ben diversa: in un tratto di circa km. 7 esistono 2 soli attraversamenti liberi (il Ponte della Vittoria e il Ponte dei Granatieri) entrambi a valle degli abitati (essendo gli altri 2 a pagamento, uno chiuso nel tubo autostradale a monte e l’altro -il ponte di barche- pure a transito assai difficoltoso tra Fossalta e Noventa). E allora no, 2 ponti sul fiume per 60.000 abitanti tutti e solo da una parte, non bastano.

E’ da questa evidente situazione di difficoltà che nasce, una ventina d’anni or sono –secondo alcuni già dagli anni ’50 del secolo scorso – l’idea che è indispensabile per lo sviluppo, ma in realtà per la vita quotidiana stessa di questa comunità un ponte che serva essenzialmente agli abitanti di questa “città-di-fatto” che insiste sul Piave.

Dieci anni fa, dall’idea si passò finalmente all’azione; allora il futuro Ponte dei Granatieri, già progettato e di prossima costruzione, non aveva ancora nome e lo si chiamava il secondo ponte sul Piave; divenne quindi abitudine chiamare questo “il Terzo Ponte”. I quattro comuni “di Piave” (Fossalta, Musile, Noventa e San Donà) si accordarono per progettare e realizzare assieme il nuovo ponte, finanziandolo almeno in parte con un contributo aggiuntivo da parte degli imprenditori che si sarebbero insediati nella nuova zona industriale unica dei 4 comuni in territorio di Noventa a valle dell’A4. Gli imprenditori aderirono con convinzione all’accordo di programma.

Incredibile, se uno lo sente oggi, straordinario. Un piccolo gioiello di produttiva collaborazione tra amministrazioni diverse e forze economiche per il governo e lo sviluppo dei territorio; un promettente segno di slancio vitale che sembrava aprire nuove, luminose prospettive.

Ma poi? Ma adesso? Come è potuto succedere che oggi tutto quanto vada in fumo?

Cos’è accaduto in questi dieci anni? “ verrebbe da chiedersi, però…sul come, sul chi, sul quando molto si potrebbe e certo si può dire, ma è chiaro che quel che è stato è stato, e si rischierebbe di discutere a lungo con poco costrutto. Resta il fatto, brutale e pesante: il Terzo Ponte sembra definitivamente crollato prima ancora di nascere.

Un fallimento che pesa interamente sulla classe dirigente locale, quella politica in particolare, incapace (comunque la si voglia vedere) di proseguire il lavoro di squadra, di fare rete, di…di…di… Usate pure le metafore che preferite, resta comunque “incapace”.

Oggi qualcuno rilancia l’idea (brillante! nuova!) di raddoppiare il Ponte della Vittoria (ma, bisogna pur chiederselo, quanto ciò dipende dalla spada di Damocle dei milioni di euro -4 e più- da restituire agli imprenditori che li hanno versati, sentenzia il TAR, se niente di concreto verrà fatto entro il vicinissimo 2012?).

Per carità per fare (e spendere) ci sono sempre molte possibilità, ma, alla luce dei dati di fatto geografici e viabilistici riassunti sopra,  sembra difficile sostenere che un nuovo ponte, per servire a lanciare e sostenere la crescita, vada costruito in qualsiasi altra posizione che non stia bene a monte di San Donà, in sostanza tra i territori comunali di Fossalta e Noventa. E’ chiaramente lì che il sistema di relazioni umane a cavallo del fiume subisce oggi una strozzatura micidiale.

Liberare quella vena strozzata farebbe girare con slancio il sangue della città e fiorire nuove energie.

E’ ancora possibile? Come?

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I found a reason

I found a reason

I FOUND A REASON. Sono solo 2 minuti ... vale la pena. Cover dei Velvet Underground cantata da Cat Power. WATCH IT FULL SCREEN ...

 

per leggere testo e traduzione o, se volete lasciare un commento cliccate qui sotto su <leggi tutto>

 

Ho Trovato Una Ragione

Oh, ci credo
a tutte le cose che dici
Quello che accade ora è meglio di ciò che succedeva prima


E sarebbe meglio se tu tornassi tornassi, tornassi tornassi da me
sarebbe meglio se tornassi tornassi, tornassi tornassi da me
sarebbe meglio se tu corressi corressi, corressi corressi da me
sarebbe meglio se tornassi

Oh, ci credo
a tutte le cose che dici
Quello che accade ora è meglio di ciò che succedeva prima

E sarebbe meglio se tu corressi corressi, corressi corressi da me
sarebbe meglio se corressi corressi, corressi corressi da me
sarebbe meglio se tu tornassi tornassi, tornassi tornassi da me
sarebbe meglio se corressi

 

Cat Power: I Found A Reason, Lyrics

Oh I do believe
In all the things you see
What comes is better than what came before

And you'd better come come, come come to me
Better come come, come come to me
Better run, run run, run run to me
Better come


Oh I do believe
In all the things you see
What comes is better than what came before


And you'd better run run, run run to me
Better run, run run, run run to me
Better come, come come, come come to me
You'd better run

 

 

 

 


 

 


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La TAC dell’ospedale di Jesolo non funziona: per fortuna?

Anche il ministro Fazio invita ad essere prudenti con le TAC ... per leggere tutto cliccare QUI

La TAC dell’ospedale di Jesolo non funziona: per fortuna?

Ci sono pericoli se ci sottopone ad una TAC?  Quanto vecchia è la TAC dell’ospedale di Jesolo? Economicamente ed operativamente, sono possibili 4 TAC di ultima generazione per la nostra ASL?

Alcune considerazioni sul problema: TAC di Jesolo. Molti non sanno che l’esame TAC può essere pericoloso e lo è tanto più, quanto più vecchio è l’apparecchio con il quale viene fatto e quanto più giovane è la persona che lo subisce ...

 

Notizie Mondo Scientifico:  Pericolo Tac

Il sito Unione Tecnica Italiana Farmacisti, riporta i dati di uno studio condotto da ricercatori californiani che mette in guardia sulla pericolosità della Tac. Se tale indagine diagnostica è sempre stata riconosciuta come la più pericolosa tra gli esami che sfruttano i raggi X, ora si scopre che il rischio tumorale ad essa associata è vertiginosamente alto. Non più l'insorgenza di un tumore ogni 1000 esami effettuati, come si è pensato fino ad oggi, bensì molto più elevata. All'origine dell'elevata probabilità di insorgenza tumorale le dosi di radiazioni di una Tac, fino ad ora sottostimate.

Come afferma Vera Martinella (Fondazione Veronesi) sul corriere salute (per leggere tutto cliccare qui), le apparecchiature di nuova generazione permettono di abbattere le dosi di radiazioni erogate: alla radiologia digitale serve metà dose rispetto a quella analogica e tutte le attuali attrezzature hanno un dosimetro, che consente di regolare e registrare con precisione le dosi erogate per tenere conto dei livelli di esposizione nel tempo.

Il dr. Umberto Donati riporta i dati di Smith-Bindman (et al. - "Radiation dose associated with common computed tomography examinations and the associated lifetime attributable risk of cancer"- Arch Intern Med. 2009 Dec 14;169(22):2078-86) e sottolinea che i tumori provocati dalle radiazioni della TAC hanno spesso un tempo di comparsa di 10-15 anni, e per questo bisogna limitare l'esecuzione ai casi veramente in cui essa è indispensabile.

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Roberto Lopriore Funzionario al Parlamento Europeo sintetizza l'intervento di Sabine Wils

 Sintesi delle informazioni essenziali  sulle RTE-T secondo quanto stabilito dai testi legislativi dell'UE esposti dalla deputata europea Sabine Wils (Sinistra Unita e Verdi Nord Europa) e Roberto Priore funzionario RC al parlamento Europeo, a San giorgio di Nogaro al "Vertice No tav" giovedì 7 luglio 2011:

Riportiamo letteralmente quanto inviatoci.

"Non riprendo tutte le informazioni del mio intervento, mi limito a richiamare le info essenziali ricordando che le decisioni, le direttive e i Regolamenti Ue sono proposti dalla Commissione europea (quella presieduta da Barroso per capirsi) e quindi in co-decisione emendati e infine adottati in un unico testo - che quindi pur frutto discussioni separate - poi deve coincidere tra i testi varati dal Consiglio dei Ministri (rappresentati tutti i 27 governi UE) e dal Parlamento europeo (736 deputati). Vi risparmio il dettaglio delle procedure vorrei solo dire che mentre si discute, si propone, si decide i singoli governi ed anche i parlamenti nazionali sono informati e se hanno obiezioni hanno tutti gli strumenti per reagire ..... questo per sfatare il detto che "...lo impone l'Europa!" Certo le attuali decisioni in campo di austerity economica sono state assunte a colpi di maggioranza dietro la spinta del Fondo Monetario Internazionale, ma chi vota è ben consapevole e responsabile, non subisce .....

 

 RTE-T: in allegato a questa paginetta vi allego solo il testo base di rif. in altro mail separato le 129 pg. della Decisione 661 2010 UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 luglio 2010 del PE e del Consiglio, piena di cartine a colori, quindi molto pesante (!) gli artt. essenziali sono 2-5 ed 8 (tutela ambientale) per poi passare alle caratteristiche delle singole reti, tra cui la ferroviaria, ed al fatto (art 23, 25, 26,28) che alcuni progetti d'interesse comune (cfr art 7) sono elencati come PROGETTI PRIORITARI PER I QUALI L'INIZIO DEI LAVORI È PREVISTO ENTRO IL 2010 (es. il PP 6)(sono 30 ed elencati nell'allegato III) e che su alcuni, dichiarati di interesse europeo possono convergere altri fondi comunitari come quelli strutturali e non solo quelli RTE-T previsti dal 680 2007 regolamento del parlamento europeo per concessione finanziamenti

 L'art. 10 sulle caratteristiche della rete ferroviaria elenca tre tipologie 2 a),b) e c) per l'AV, richiama le Specifiche Tecniche d'Interoperabilità STI, ma prevede che la rete ferroviaria delle RTE-T e quindi dei Progetti Prioritari possa essere costituita anche da linee convenzionali e non necessariamente adeguate (§3) all'AV. Si cita il trasporto combinato di merci e passeggeri, non "l'Alta Capacità" che non trova definizione nel lessico legislativo europeo quindi non la "chiede o impone" nessuno! E' un acronimo italiano come i treni ad Alta Frequentazione. Le scelte della caratteristica della linea e degli investimenti da realizzare sono presi dagli SM che hanno sottoposto le loro proposte prima che fossero adottate e scritte in questa Decisione 661 tant'é dall'elenco che vi allego dei Progetti prioritari alcuni Assi ferroviari solo i PP 2, 3 e 4 sono ad AV gli altri sono assi ferroviari e basta, di trasporto combinato né ad AV né ad AC.

 Le altre notizie interessanti potete leggerle soprattutto sulla tutela ambientale. A questo proposito vedere la DIRETTIVA 2001 42 CE sull'obbligo della VIA a carattere strategico da realizzare (art.4) prima di ogni adozione legislativa del progetto! Leggere gli artt.5 e 6 (consultazione) assieme alle prescrizioni dell'allegato I.  Non aggiungo altro: è abbastanza chiaro che le norme per evitare scempi inutili e pericolosi e trovare soluzioni alternative ci sono, basterebbe applicarle seriamente!

Veniamo ai co-finanziamenti: il Reg.680/2007 è anteriore alla Dec.661/2010 e fa riferimento nell'art. 5 alle vecchie decisioni su RTE-T e RTE-Energia. Niente panico, poichè la 661/2010 è una rifusione cioè un aggiornamento quindi il regolamento è pienamente applicabile e applicato secondo gli artt. 5 e 6 per definire i massimali con cui l'Ue cofinanzia, il resto pagano gli SM interessati.

In sintesi per gli Studi fino al 50%, per i lavori se sono progetti prioritari fino al 20% e al 30% per le sole tratte transfrontaliere a determinate condizioni condivise dagli SM interessati, per tutti gli altri progetti "d'interesse comune" non compresi nei 30 progetti prioritari il 10% del costo dei lavori.

Per l'installazione di sistemi ERTMS sia alle infrastrutture, sia al materiale rotabile per studi e lavori di equipaggiamento fino al 50% (l'ERTMS oltre a garantire un maggiore livello di sicurezza, permette di aumentare la capacità di una linea ad AV ad es. permettendo di ridurre il distanziamento consecutivo di piú treni)

 Queste comunque le regole del co-finanziamento con chiaramente il vincolo che alle domande o richieste accettate devono seguire i fatti entro tempi certi e secondo tabelle di realizzazione ugualmente precise. Poi subentrano le deroghe richieste dagli SM, accomodamenti della Commissione europea, rinvii in tempi ragionevoli, salvo arrivare come il 30.6 in Val Susa che proprio tutti i rinvii concordati erano scaduti ad es. per iniziare le trivellazioni al Colle della Maddalena.

 Un'ultima info aprite il link www.scandriaproject.eu e senza che questo sia fonte di rassicurazione, anzi bene essere vigilanti, il progetto finora è sostenuto da 19 cointeressate istituzioni, tutte Nordiche al momento con maggior protagonista con istituti di ricerca ed altro la Germania. non è ancora ipotizzato che possa essere proposto come 31° progetto prioritario anche se fortemente orientato a promuovere intermodalità e spostamento delle merci da strada su rotaia, ma sul versante sud/adriatico mi pare ancora impreciso, quindi chiunque puó proporre o interpretare tutto o il contrario di tutto.

 Sulle quote indirettamente assegnate ai porti dell'Adriatico (Adriatic Gateway lo stanziamento annuale 2010 - progetto 9244 1.00.000/2.000.000€) e alle Autostrade del Mare (stanziamento sui progetti MIELE nell'ambito del programma pluriannuale - progetto 0105 sotto l'egida del Min.Trasporti It 7.998.250€ / 15.996.500€ + progetto 0106 ITS Adriatic multi-port gateway affidato all'autorità portuale di Venezia 1.442.500/2.885.000€) Giancarlo ha già ricevuto dati e documentazione.

 Per gli studi al 50% che riguardano il PP 6 c'è soltanto la tratta nazionale Ronchi sud -Trieste (32 km per 48 mil. € di cui a carico UE 24 mil. € con completamento della VIA entro il 2°quadrimestre 2011 ?!!) e Trieste Divaça per la quale vi accennavo che tra gli auspici ci sarebbe la creazione di entro Giugno 2011 (?!) un Gruppo di Interesse Economico europeo GEIE per coordinare la tratta transfrontaliera (costo tot. 101.400.000€ : 50, 7 mil UE- 22mil IT e 28,7 mil€ Sl)

Roberto Lopriore"

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Riferimenti di legge su prescrizioni specialistiche

La prescrizione diretta degli esami consigliati dallo specialista del SSN

L'ACN 23 marzo 2005 per la medicina generale all'art. 49, comma 2, afferma che i Direttori Generali devono stabilire regolamenti per coordinare i rapporti tra medici ospedalieri e medici del territorio, sentito il Comitato Aziendale e i Direttori Sanitari.

I compiti dello specialista
Secondo il comma 5 dell'art. 51 dell'ACN 2005, qualora il medico specialista ritenga opportuno richiedere ulteriori consulenze specialistiche o ulteriori indagini per la risposta al medico curante, formula direttamente le relative richieste sul ricettario regionale previsto dalla legge 326/2003.

Secondo il comma 7 dell'art. 51, le Aziende devono emanare disposizioni per la prescrizione diretta sul ricettario regionale da parte dello specialista di eventuali indagini preliminari agli esami strumentali, di tutti gli approfondimenti necessari alla risposta al quesito diagnostico posto, degli accertamenti preliminari a ricoveri o a interventi chirurgici (DM 30.6.1997 in GU n. 209 del 8.9.1997), nonché della richiesta delle prestazioni da eseguire entro 30 giorni dalla dimissione o dalla consulenza specialistica.
Dunque i pazienti rimangono in carico al loro medico di medicina generale. E lo specialista del SSN si fa carico della prescrizione diretta degli esami che lui stesso consiglia, ma non dei farmaci consigliati. Riguardo a questi ultimi,è invece discrezione del medico curante che li condivida trascriverli su ricettario regionale, assumendosene così la responsabilità unica, anche contabile.
Le norme sul ricettario regionale non prevedono scadenza per la richiesta di esami.
Tutte queste norme erano già contenute nel DPR n. 270/2000 all'art. 37, commi 5 e 7, per responsabilizzare i veri prescrittori al rispetto dei tetti di spesa programmati, come affermava già l'art 72, comma 6, del predetto decreto.
Diverse regioni hanno emanato norme specifiche.
La Regione Friuli Venezia Giulia con DRG n. 288 del 16 febbraio 2007 ha disposto che i medici ospedalieri e universitari dipendenti effettuino direttamente la prescrizione di esami diagnostici a carico del SSN, consigliati durante il consulto specialistico, senza bisogno di recarsi nello studio del medico di famiglia per trascrivere la richiesta su ricettario regionale. In precedenza la Regione Emilia Romagna con la delibera n. 2142/2000 “Semplificazione dell'accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali” e prima ancora la Regione Lombardia con la delibera n. 12317/1991 avevano già disposto la prescrizione diretta di esami da parte dello specialista dipendente del SSN.
Questi provvedimenti sono motivati dall'interesse pubblico di evitare la perdita di tempo e il disagio a carico degli assistiti di un gravoso andirivieni dagli ospedali agli studi dei medici di medicina generale per inutili trascrizioni.
Queste norme rispondono anche alla necessità dell'amministrazione pubblica di identificare i diretti ordinatori di spesa per le prestazioni sanitarie ai fini della programmazione per ottimizzare l'uso delle risorse disponibili, di verificare l'appropriatezza degli interventi e di stabilire se e dove sono necessari opportuni correttivi.

Responsabilità deontologica
Da quanto esposto appare chiaro che non è compito proprio del medico curante convenzionato trascrivere esami richiesti dallo specialista. Pertanto lo specialista dipendente abilitato all'uso del ricettario regionale ha il dovere d'ufficio di prescrivere direttamente gli accertamenti che ritiene necessari come parte integrante della sua prestazione, non essendoci altro sanitario del SSN tenuto per contratto a questo compito e abilitato all'uso del ricettario regionale ed essendo quindi deontologicamente scorretto delegare al medico di medicina generale sminuenti funzioni segretariali che esulano dai suoi compiti.

Responsabilità penale
Lo specialista dipendente che intenzionalmente disattende questo compito commette dunque una violazione disciplinare contrattuale e ordinistica e può incorrere nel reato di omissione d'atti d'ufficio (art. 328 CP), ipotesi che in caso di condotta recidivante non può essere ignorata dalle Direzioni Sanitarie Ospedaliere come ben spiega l'art. 40 CP affermando: non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.
Va rilevato che, in un sistema di cure complesse multidisciplinari, i singoli operatori autonomi non possono limitarsi ad erogare solo la propria prestazione, ma hanno il dovere di verificare il corretto svolgimento sequenziale dell'intero percorso assistenziale del paziente per evitare il rischio di dannose interruzioni di cura dovute all'erogazione tardiva di prestazioni necessarie per mancanza di coordinamento organizzativo che può costituire, sotto il profilo penale, responsabilità di tutti i sanitari coinvolti (art. 110 CP).

I compiti delle aziende sanitarie
L'ACN 23 marzo 2005 per la medicina generale all'art. 49, comma 2, afferma che i Direttori Generali devono stabilire regolamenti per coordinare i rapporti tra medici ospedalieri e medici del territorio, sentito il Comitato Aziendale e i Direttori Sanitari.

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La Presidente della Provincia di Venezia difende le provincie

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Aggiornamento del 4 agosto: "... le provincie costano lo 0,1% dei costi della politica ..." Per leggere tutto cliccare QUI.

Al seguente link torvate la posizione della presidente della nostra provincia di Venezia espressa nel suo sito il 08/07/2011 ... CLICCARE QUI 

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Porta accesso uffici comunali

porta comune small
Sono una persona disabile costretta all'uso della carrozzina.  Vi scrivo per segnalare le difficoltà che ho riscontrato per entrare negli uffici del Comune. La porticina a fianco dell'entrata principale è aperta solamente per metà (quando è aperta) ed essendo molto stretta, c'è il rischio di rimanere incastrati (a me è accaduto, per fortuna c'era un passante che mi ha aiutato). Preso l'ascensore per salire, trovo un portone enorme di ferro, con difficoltà per aprirlo, difficoltà che riscontreranno sicuramente anche le persone anziane, perchè è un portone pesante. Mi spiace segnalare questa cosa, in questa cittadina così ben curata nelle sue aiuole del centro.

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Abolizione delle Province

E’ vero che l’abbiamo capito da tempo che ci prendono per i fondelli senza ritegno, che perseguono interessi propri diversi da quelli della collettività con perseveranza e abilità superiori, che non hanno scrupoli, …. Ma vederselo sbattere in faccia in diretta o in differita fa sempre molto male, e non solo ai denti…..Abbiamo raggiunto vette difficilmente immaginabili anche dai più malfidenti come dei nostri “rappresentanti” che votano contro la soppressione delle province dopo aver chiesto il voto agli elettori promettendo esattamente il contrario... Non ci sono più parole! Vediamo di passare dall’indignazione all’azione. Riprendiamo la raccolta firme e sommergiamoli di moduli per stabilire cosa vuole veramente il popolo,  “sovrano” solo quando fa comodo alla casta…
Chi è indignato al punto giusto si renda disponibile a diventare punto di raccolta di firme per la soppressione delle Province e si metta in contatto.

Il coordinatore
Lorenzo Furlan
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www.aboliamoleprovince.it

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Perchè si continua a fare la spola tra specialisti e medici di famiglia?

Nell'aprile 2011 la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha promosso una serie di giorni di sciopero per vari motivi. Uno di questi è la mancanza del rispetto del diritto del paziente a NON fare la spola tra specialista e medico di famiglia per fargli ricopiare le prescrizioni di uno specialista. Cliccare qui per leggere l'articolo del "Mattino di Padova". La FIMMG di Padova ha prodotto il manifesto che potrebbe essere utile stampare ed avere con se quando si fa una visita specialistica ...per scaricare il manifesto cliccare su: pdf Sciopero medici di famiglia, FIMMG Padova

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Mario Cipollini cade all'ultima curva ...

Il 20 maggio 2003 il giro d'Italia ha fatto tappa a San Donà. Allora il campione del mondo era Mario Cipollini. La giornata piovosa aveva reso l'asfalto scivoloso. Purtroppo all'ultima curva il campione del mondo è caduto e quella caduta ha avuto gravi conseguenze per la sua carriera. Il "Club 54" quel giorno era presente ed ha documentato il fatto. Per vedere la serie di immagini,

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Osteoporosi quando è veramente malattia

osteoporosi... osteoporosi patologica può iniziare anche prima della vecchiaia e proprio per questo comporta un rischio di frattura più elevato nel tempo. E’ per lo più correlata ad alcune malattie di base: patologie delle ghiandole che producono ormoni, malattie reumatologiche, forme di malassorbimento intestinale, oppure uso continuativo di alcuni farmaci e menopausa precoce ... per approfondire, cliccare qui

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Un gruppo di esperti si riunisce e milioni di persone si ammalano

pills-spoonCome nasce una malattia? Chi decide chi è malato e chi no, e la soglia oltre la quale ci si ammala? … oggi l’intera popolazione anziana è classificata come malata di almeno una patologia cronica. Nel 2010 un gruppo di esperti ha cambiato la definizione di diabete gestazionale, e la soglia è stata abbassata talmente tanto che le donne in gravidanza a cui è stato diagnosticato questo tipo di diabete sono diventate più del doppio rispetto a prima. La marcia alla medicalizzazione ... cliccare qui per leggere l'articolo di Cinzia Colombo una ricercatrice dell'istituto  Mario Negri di Milano

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La posizione del Movimento 5 Stelle del Basso Piave:

La posizione del Movimento 5 Stelle del Basso Piave:" ...sparirebbero ... politici facilmente ricattabili dai partiti, dalle lobby economiche oppure dalla mafia ..."

FUSIONE-UNIONE: la posizione del Movimento 5 Stelle del Basso Piave 

La questione fusione/unione va al di là delle semplice questione comunale, ma porta dietro una completa ri-organizzazione degli enti comunali-provinciali-regionali per adeguarli alla nuova epoca che stiamo vivendo, che chiede maggiore flessibilità ed efficienza economica rispetto al passato.

La divisione "politica" del territorio non risponde piu' alle problematiche odierne dei cittadini: questioni come la sanità, i rifiuti, il turismo o l'acqua non hanno confini o colori politici.

L'attuale sistema di amministrazione della cosa pubblica non è un modello di efficienza e trasparenza e bisogna modificarlo, affiancandolo ad un controllo maggiore da parte dei cittadini, sia sulla nomina delle cariche pubbliche sia sulla spesa di tutti gli enti.

La proposta è questa:

 

  1. abolizione delle provincie
  2. riorganizzazione e/o creazione di nuovi enti in base alle reali necessità dei comuni, con adesione facoltativa e volontaria di ogni città previo consenso vincolante della maggioranza dei suoi cittadini.
  3. Elezione dei presidenti/consigli di amministrazione tramite concorso, votato dai cittadini.
  4. Trasparenza attraverso curriculum e bilanci controllati, vidimati, descritti e votati dai cittadini in rete.
  5. Creare dove possibile società di azionariato popolare.

Con questo metodo sparirebbero molti dei problemi che la politica rappresentativa si porta dietro, con singoli politici facilmente ricattabili dai partiti, dalle lobby economiche oppure dalla mafia (che ormai in Veneto è diventata di casa),con 2 coalizioni diventate un comitato d'affari che non perde occasione per farsi dispetti, incapaci di prendere decisioni forti per paura di perdere il consenso.

La soluzione che proponiamo riguarda anche una nuova impostazione dell'economia non piu' basata sull'uso senza freni delle risorse e del suolo, ma che invece consuma quello che produce, ottimizza l'esistente, cerca le soluzioni piu' efficienti, spende senza creare nuovi debiti.

Mettendo questi paletti sopra descritti il dibattito sulla fusione/unione prende una strada ben diversa da quella venuta fuori negli altri articoli, perchè di base noi vogliamo che sia cambiato il metodo ed il sistema di nomina e di controllo, e che finalmente le provincie spariscano dall'Italia liberando quelle risorse necessarie per investirle nei servizi ai cittadini.

Abbiamo visto negli ultimi 60 anni come ha funzionato "questo statalismo" italiano, ora è arrivato il momento di guardare i modelli piu' efficienti nel mondo ed importare lo stesso sistema anche da noi in Veneto, eliminando le nomine politiche, aumentando la sovranità dei comuni e mettendo al centro del sistema il cittadino stesso attraverso i numerosi strumenti della democrazia diretta e partecipata.

 

Movimento 5 Stelle del Basso Piave

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Punti nascita

punti nascita

Reparti ospedalieri dove le mamme possono partorire ovvero, i "Punti nascita". Si parla di punto nascita unico nell’ASL 10: perché si? perché no? 

Proponiamo alcune riflessioni sulla questione dei punti nascita che nella nostra Asl sono 2 di cui uno a Portogruaro e uno a San Donà. Entrambi hanno meno di mille nati ogni anno. Secondo il documento pdf Conferenza stato regioni 16 dic 2010 questi sono alcuni dei motivi per cui si dovrebbero unificare i punti nascite con meno di 1000 parti all’anno:

  1. Miglior distribuzione dei reparti di neonatologia (Unità di assistenza neonatale), in modo che possa essere garantita l'assistenza ai bambini fin dai primi istanti di vita, specialmente se ci sono problemi durante il parto. Questo reparto è presente a San Donà ma non a Portogruaro.
  2. Riduzione dei parti cesarei con obbiettivo il raggiungimento del 20%, valore medio europeo.
  3. Ottimizzare il personale e le risorse per garantire assistenza  con  personale  ostetrico  e  ginecologico, anestesiologico e neonatologico 24 ore su 24.

Per chi fosse interessato, vedere anche image  Piano Socio Sanitario Regione Veneto 2011 - 2014 (1.62 MB) ed il documento: image  Attualità ed evidenze mediche sull’assistenza al parto. Regione Veneto 2011 (3.39 MB)

Fatta questa breve introduzione, lanciamo il dibattito: qual è la migliore soluzione per le mamme che decidono di partorire nella nostra ASL: che resti tutto così? Che sia realizzato un unico punto nascita? ...

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Farmaci generici

farmaci generici  Farmaci generici: l’opinione dei pazienti.

Questa recentissima indagine  ( pdf Report indagine Keiron su farmaci generici-2011 ), voluta da Keiron, Associazione scientifica di Medicina Generale, ha avuto come obiettivo generale quello di raccogliere l’opinione che hanno del farmaco cosiddetto generico alcuni pazienti assistiti da medici di famiglia della provincia di Padova, di Treviso e di Venezia. Altri obiettivi, collegati al primo, sono stati: indagare i canali informativi dei pazienti sull’argomento, il  grado di fiducia per alcuni soggetti coinvolti e, infine, verificare l’ipotesi di correlazione fra alcune variabili considerate.

Al termine di quest’analisi, possiamo affermare che, seguendo gli obiettivi della ricerca, sono emerse alcune evidenze:

 

  • La fonte informativa principale sui farmaci generici per i pazienti del campione selezionato è stato il farmacista che è anche il principale fornitore di consigli su di essi.
  • La considerazione sulla qualità dei generici sembra essere più in relazione con l’età che con il livello di istruzione scolastica.
  • Il medico di famiglia risulta essere la figura professionale che riscuote maggiore fiducia in assoluto, pur con un lieve decremento fra i laureati.
  • L’insofferenza per il passaggio al farmaco generico è probabilmente in relazione con l’età e con il titolo di studio posseduto ma non con la residenza in centri urbani grandi o piccoli.
  • L’opinione degli intervistati sui farmaci generici è, nel complesso, positiva e solo un sesto dei pazienti dichiara di averla negativa.

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Nuove piante nelle aiuole spartitraffico: patate. Oggi 16 giugno abbiamo scoperto che ci sono anche "Zuche"!

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Girando per San Donà ci siamo accorti che, per migliorare l'estetica e la funzionalità di una aiuola spartitraffico cittadina poco curata, qualcuno ha provveduto a piantare delle "patate". Come potete vedere le patate crescono rigogliose e, sorpresa, oggi 16 giugno 2011, abbiamo scoperto che hanno fatto capolino (vedi terza foto) anche piante di "zucca" o "cucumari"? O che altro?

Continueremo a seguire l'argomento ... cliccate sulla foto per ingrandire l'immagine ed aiutateci ad identificare la nuova pianta ornamentale ... grazie

 

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Assessore regionale Ciambetti:

Assessore regionale Ciambetti: "Continua concretamente, dunque, la nostra politica di incentivazione delle gestioni associate ..."

(AVN) Venezia, 25 maggio 2011

Ammonta a oltre 4 milioni e 600 mila euro il fondo, complessivamente costituito da risorse statali e regionali, a sostegno dell’associazionismo comunale nel Veneto per il 2011. Su proposta dell’assessore agli enti locali, Roberto Ciambetti, la Giunta di Palazzo Balbi ha approvato nell’ultima seduta alcuni provvedimenti in materia, con i quali fissa i criteri e le modalità per l’assegnazione e l’erogazione di contributi alle Unioni di Comuni e alle Comunità Montane, fissando, inoltre, in un milione e 350 mila euro il finanziamento regionale.
“A questa cifra – spiega Ciambetti – si debbono aggiungere i tre milioni e 300 mila euro dello Stato che spettano alla nostra Regione in base al riparto concordato in sede di Conferenza Unificata e che presto ci saranno formalmente attribuiti. Per le risorse regionali assegnate, la somma supera di ben 150 mila euro lo stanziamento degli scorsi anni, a testimonianza dell’attenzione che attribuiamo all’operatività degli enti locali e delle loro diverse forme associate. Sottolineo che, al di là delle norme che oggi impongono ai Comuni di più ridotte dimensioni di associarsi per l’esercizio di funzioni fondamentali, appare sempre più irrinunciabile, in una logica di corretta amministrazione, attuare un processo deciso di razionalizzazione e ottimizzazione dei servizi. Ai cittadini interessa essenzialmente che questi ultimi funzionino e se vogliamo mantenere gli standard di qualità raggiunti, dobbiamo inevitabilmente realizzare quelle economie di spesa e quell’efficienza gestionale che certamente le forme associative degli enti locali sono in grado di garantire”.
Le Unioni di Comuni e le Comunità Montane hanno tempo fino al prossimo 1 agosto per presentare le istanze di contributo per lo svolgimento di funzioni generali di amministrazione, di gestione e controllo, di polizia locale, nel settore sociale e della pubblica istruzione, in quello del territorio, dell’ambiente e della viabilità.
Tra i criteri per l’assegnazione, la Regione punta fondamentalmente sui fattori di aggregazione, privilegiando gli Enti che raggiungono livelli di aggregazione adeguata. Saranno, così, presi in considerazione il numero e la tipologia delle gestioni associate, la popolazione, ma anche altri indicatori di disagio, in modo tale da favorire l’associazionismo dei piccoli Comuni.
“Continua concretamente, dunque, la nostra politica di incentivazione delle gestioni associate – conclude l’assessore Ciambetti –, uno strumento efficace per consentire in questa fase molto difficile e impegnativa per i nostri amministratori comunali, di recuperare competitività nel governo dei servizi a livello locale”.

A cura dell'Ufficio Stampa della Regione Veneto

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Paolo Scarpa

Paolo Scarpa

Il Senatore Paolo Scarpa (PDL), ad un incontro tenutosi a Portogruaro il 06 maggio 2011, parlando del futuro del settore agricolo del Veneto Orientale esprime la sua dura presa di posizione contro il passaggio della TAV. L'intervento della durata di 6 minuti lo potete vedere cliccando QUI. Ringraziamo Stefano Zanet, curatore del sito www.Portogruaro.Veneto.it  per aver consentito il link.

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Sentenza del TAR Veneto ordina al Ministero dell'Ambiente  ... tra 30 giorni sapremo!

Sentenza del TAR Veneto ordina al Ministero dell'Ambiente ... tra 30 giorni sapremo!

IL TAR Veneto ordina al Ministero dell'Ambiente di mettere immediatamente a disposizione tutta la documentazione relativa al tracciato cosiddetto "alto" della TAV. Per leggere la sentenza, cliccare QUI.

Con sentenza depositata il 9 maggio 2011, il Tribunale Amministrativo del Veneto ha accolto il ricorso presentato dal consigliere comunale di Musile Alberto Teso, che chiedeva, per conto proprio e della delegazione locale della LIPU, di prendere visione dei progetti e delle valutazioni ambientali relativi a entrambi i tracciati.

"Parliamo da mesi dei due possibili percorsi della TAV - commenta Teso - ma mentre del tracciato basso, quello in direzione delle spiagge, abbiamo parecchie informazioni, sul cosiddetto tracciato alto, quello parallelo all'autostrada,
non sappiamo nulla. Ritengo che non sia possibile discutere di qualcosa che non si conosce, per cui il febbraio scorso ho chiesto formalmente alla Regione, alle Ferrovie e al Ministero di avere la documentazione relativa ai due tracciati. Visto il loro silenzio, sono stato costretto a presentato ricorso al TAR, che è stato accolto".

Il Tribunale ha ordinato al ministero di "fornire in copia al consigliere comunale ricorrente, entro 30 (trenta) giorni dalla comunicazione della presente sentenza, tutta la documentazione disponibile, e non già fornita
dalla Regione Veneto, relativa al progetto TAV in questione, come chiesto con l'istanza di accesso, riguardante entrambi i tracciati".

"Ho il forte presentimento che del tracciato alto non esista assolutamente nessuno studio e nessuna valutazione - commenta Teso - ciò vuol dire che stiamo presumibilmente discutendo di un possibile tracciato alternativo che
non esiste affatto" conclude l'avvocato.

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Circolo Legambiente Veneto Orientale

Circolo Legambiente Veneto Orientale

Il signor Maurizio Billotto del Circolo Legambiente Veneto Orientale Geretto-Pascutto, ci ha fatto pervenire l'interessante documento: "OSSERVAZIONI SULLA PROCEDURA VIA SPECIALE DEL PROGETTO PRELIMINARE TAV-TAC" commissionato a <Terra srl > dai seguenti enti: CIA - Confederazione Italiana Agricoltori Venezia, Copagri - Confederazione Produttori Agricoli Venezia, Confagricoltura Venezia, Legambiente Veneto, Circolo Legambiente Veneto Orientale.

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Unione Vs Fusile - TANGO

 

 



 

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Francesca Zaccariotto, Sindaco di San Donà:

Francesca Zaccariotto, Sindaco di San Donà: "... solo la festa dei due capponi riusciamo a fare assieme! …"

Domanda: Pensa che per l’amministrazione dei comune di San Donà e Musile, una loro unione o fusione potrebbero portare più vantaggi o svantaggi per i cittadini? Ovvero, secondo lei, i due comuni è opportuno che rimangano divisi, uniscano dei servizi o si fondano?

 Risposta: Nutro un profondo scetticismo in merito alla realizzazione di Unioni o Fusioni di amministrazioni comunali per alcuni motivi fondamentali: il primo è che se la decisione viene lasciata alle amministrazioni stesse, come prevede la legge, non lo si farà mai, e questo è confermato dal fatto che in Italia si contano pochissimi casi di Unione e ancora meno di Fusione. Noi italiani abbiamo sempre bisogno che qualcuno ci imponga una determinata scelta altrimenti non facciamo niente! Ricordo che quando mi sono candidata a sindaco la prima volta si parlava tanto di Città del Piave ma non si è fatto niente non c’era un progetto che testimoniasse che si voleva andare in quella direzione e al di là di qualche iniziativa – piano d’area, conferenza dei sindaci - non credo che realisticamente ci fosse la possibilità e la volontà di fare di più. Non riusciamo a trovare accordi su quasi niente neanche sulle piccole cose, solo la festa dei due capponi riusciamo a fare assieme! D’altronde la contraddizione nasce proprio dal fatto che ognuno di noi, ogni amministratore risponde al proprio elettorato, lavoriamo sostenuti dal consenso e a quello dobbiamo fare riferimento. Ogni modifica dello status quo il cittadino la vive come una perdita, eccovi un esempio: qui sulla mia scrivania ho una petizione con 940 firme per bloccare il pagamento dei parcheggi al sabato. San Donà è uno dei pochi comuni che non fa pagare il parcheggio al sabato in base ad un accordo risalente alla realizzazione del Centro Piave. Tutti sappiamo che in questi anni di crisi i comuni hanno i bilanci sempre più risicati ma non serve spiegare che se si fanno queste scelte lo si fa per mantenere determinati servizi essenziali che non possiamo assolutamente tagliare. Lo sviluppo del commercio nel centro cittadino non lo si sostiene con i parcheggi gratis al sabato ma con tutta quella serie di interventi che rendono il centro appetibile in tal senso: il rifacimento e la pedonalizzazione di Piazza Indipendenza, la costruzione del teatro, la riqualificazione dell’area Bergamin! Ma qui devo fare i conti con le 940 firme raccolte in un giorno contro questa proposta, poco conta che in centro ci siano ben 902 posti auto a pagamento e 900 posti liberi, conta il fatto che tornare indietro rispetto ad un privilegio acquisito è difficilissimo. In sintesi per un Sindaco non portare o non ampliare i servizi nel proprio territorio è un segno di debolezza e vi è la fondata paura che dei servizi possano venire meno, magari a vantaggio del comune vicino.

Il secondo punto è che non penso che questo argomento interessi la cittadinanza perchè il cittadino si identifica con la sua terra, la sua Chiesa il suo Municipio con le sue tradizioni e le sue peculiarità e non vedrebbe di buon occhio il fatto di doverci rinunciare.

Da non sottovalutare poi il fatto che non si unirebbero due o più realtà similari per abitanti e territorio, ed è comprensibile la paura dei comuni più piccoli di essere fagocitati da San Donà.

 

San Donà di Piave, 24/03/2011

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Francesca Zaccariotto, presidente provincia di Venezia:

Francesca Zaccariotto, presidente provincia di Venezia: "... mi preoccupa e non poco anche l’inquinamento visivo che quest’opera così impattante creerebbe sul nostro territorio. …"

Damanda: Quali pensa possano essere  nei prossimi  vent’anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: Il Veneto Orientale è chiaramente ad un bivio che riguarderà tutto il territorio per i prossimi decenni. Quello costituito dalla scelta di divenire un’area rilanciata, sulla spinta delle importanti infrastrutture che si avviano a trasformare la fisionomia, o fortemente segnata da uno sviluppo non sostenibile. Le opportunità per il territorio ci sono tutte. Dal turismo, all’industria, all’agricoltura, tutti i settori presentano ampi margini di espansione anche grazie alla nostra piccola e media impresa. La sfida è però integrarli fra loro per creare un’identità territoriale forte, salvaguardando al contempo la qualità della vita.

Insomma, è arrivato il momento di trovare un minimo comune denominatore che, oltre a creare integrazione tra i vari settori operanti nel Veneto Orientale, permetta di agire in maniera significativa nel territorio, in modo che i vari partenariati non siano solo convergenze occasionali, ma delle vere e proprie direttive al fine di raggiungere obiettivi concreti. Si deve quindi creare un metodo che faccia del sistema un organismo compatto, continuo e capillare, capace di rispondere con i fatti alle esigenze di quest’area. L’esempio più semplice è quello del turismo dove, a fronte di un patrimonio di oltre 30 milioni di turisti e bagnanti sulle spiagge ogni estate, bisogna attuare sinergie al di là dei particolarismi per favorire che, almeno una parte di essi, scoprano anche le bellezze del territorio al di là del loro metro quadrato di sdraio e ombrellone. L’approssimarsi delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, e le sinergie in atto con altre Province, quali il Piave TVB possono essere un volano per queste linee di sviluppo.

 

Domanda: Indipendentemente dallo sviluppo locale, se pensa che la Tav sia necessaria, secondo Lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav su questa previsione? In sintesi, la Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta: La Tav è sicuramente uno stimolo allo sviluppo locale e su questo non c’è alcun dubbio. I dubbi sono sul come. In altre parole i dubbi sono sulla cantierizzazione e la realizzazione in sé dell’opera, non vorrei si generassero più problemi di quanti verrebbero risolti. La Provincia che presiedo si è già proposta come catalizzatore dei dubbi dei vari amministratori locali, lo scorso 18 gennaio, quando è stato il primo ente a riunire attorno a un tavolo tutti i sindaci dei Comuni interessati cui avevamo chiesto, già all’inizio di dicembre, di rivolgerci le loro osservazioni e le criticità rilevate. Da quella riunione emersero numerose considerazioni sulla sostenibilità ambientale e tecnica del progetto. Il tracciato evidenzia in modo chiaro che territori come quello di Quarto D’Altino, San Donà, Musile, vengono assolutamente devastati da quest’opera.

Quel confronto fu la base dell’approvazione di una delibera della Giunta Provinciale fatta poi propria, all’unanimità dal Consiglio. Al di là di valutazioni politiche, circa la compatibilità ambientale del progetto, che ha costituito l’ambito di analisi del parere della Provincia, è stata rilevata la mancata produzione di studi di impatto da parte di Italferr. Inoltre il tracciato proposto attraversa aree di recente bonifica con conseguenze negative sul settore agricolo, e senza portare benefici alla gestione del turismo balneare. Manca anche una valutazione sull’impatto del trasporto dei materiali di scavo prodotti dai lavori. Riguardo al rumore, l’Arpav, non è stata consultata sul progetto. Manca anche uno studio di fattibilità complessivo dell’opera. Dal punto di vista idrogeologico, la tratta proposta interessa territori sabbiosi e ghiaiosi, quindi probabilmente non adatti a supportare l’opera, interseca una fitta rete idrica minore, e tocca alcune aree con elevato livello di subsidenza, quali Musile o Torre di Mosto, dove il li vello di subsidenza raggiunge punte di 7 mm annui.

Penso che non sia pensabile deturpare un territorio unico e fragile come la nostra bonifica e le nostre lagune. Nessuno mette in discussione il bisogno di infrastrutture e di collegamenti per le nostre zone balneari, la prima industria di questo territorio, ma esistono progetti molto meno impattanti per collegare le nostre spiagge come la metropolitana di superficie, infine il problema non è quello di collegare solo Jesolo ma bensì tutto il litorale da Cavallino a Bibione. Bene il treno a servizio di tutto il litorale per l’attenzione ad un minor inquinamento atmosferico ma mi preoccupa e non poco anche l’inquinamento visivo che quest’opera così impattante creerebbe sul nostro territorio.

 

Domanda: Quale significato ha per Lei la fermata della Tav all’areoporto Marco Polo?

Risposta:E’ la fermata che ha più senso perchè è la fermata per Venezia, ed è fondamentale collegare il terzo aeroporto in Italia con un’infrastruttura di importanza europea la quale ci consente l’intermodalità con gli altri paesi europei.

 

Domanda: Che domanda avrebbe voluto Le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta: Avrei voluto che fosse fatta qualche domanda in più sulla Tav ma non a me, sia in qualità di Sindaco e di Presidente della Provincia, quanto ai cittadini. L’iter del progetto, infatti, per legge deve essere presentato ai cittadini, e questo non è avvenuto. Con una lettera abbiamo chiesto la riapertura dei termini della pubblicazione, per poter completare l’esame e condividerlo con gli amministratori locali.

 

Venezia, 3 marzo 2011

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Il sindaco di Jesolo, Francesco Calzavara:

Il sindaco di Jesolo, Francesco Calzavara: "...a questo tracciato a sud Jesolo dice si solo se ce c’è la fermata a Passarella!"

Domanda: Quali pensa possano essere nei prossimi vent’anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: Su questo punto ritengo non si faccia mai abbastanza una corretta valutazione di cos’è il fenomeno turistico e quale ricaduta ha sullo sviluppo del nostro territorio. In un momento storico in cui la produzione di beni si delocalizza nei paesi dove più basso è il costo della manodopera, noi cittadini del Veneto Orientale con Venezia, il più grande volano al mondo ed il turismo balneare, un prodotto maturo, consolidato e molto competitivo, dobbiamo avere la consapevolezza di quali sono i nostri punti di forza per lo sviluppo di quest’area nei prossimi vent’anni.

E per fare questo non c’è alcun dubbio che abbiamo bisogno di infrastrutture come l’autostrada del mare ed anche della Tav. Guardiamo a cosa ha fatto Rimini: non più e non solo turismo balneare ma tutta una serie di eventi tra i quali la nuova Fiera servita ovviamente dal treno. Insomma l’allungamento della stagionalità non è più un optional ma è diventata una necessità impellente per tutti gli operatori economici del settore i quali si trovano a dover ammortizzare costi fissi sempre più elevati. Per non parlare poi della difficoltà a trovare e a mantenere figure professionali sempre più importanti in questo particolare settore. Non dimentichiamo che si compete e ci si confronta con il mondo e per far questo ci stiamo muovendo in più direzioni, ad esempio:

- stiamo creando un’associazione di tutti i comuni rivieraschi della Provincia di Venezia da Rosolina a San Michele al Tagliamento (Bibione) al fine di coordinare le politiche di promozione, per uniformarne le procedure, penso ad esempio alla futura destinazione delle concessioni per gli arenili ed alla sinergie di tanti altri servizi similari. Lo possiamo fare proprio perché tutti questi territori sono complementari e non in competizione tra di loro. Per fare alcuni esempi: l’offerta turistica di Jesolo è diversa da quella di Cavallino così come il bacino di utenza di Caorle è diverso da quello di Bibione, ecc.

- stiamo lavorando per creare un polo di destinazione golfistica di cinque/sei campi da golf dislocati nel territorio, comprendendovi anche quello già esistente nel comune di Caorle perché un’offerta di questo genere consente un allungamento della stagionalità di un paio di mesi da Marzo ad Ottobre. Proprio il mese di Ottobre è oramai in tutt’Italia uno dei mesi più importanti per il turismo enogastronomico ed il Veneto Orientale avrebbe tutte le potenzialità per poter diventare un polo di attrazione turistico importante. Ma per fare questo è necessario fare sistema con tutte le realtà che insistono sul territorio stesso, bisogna offrire delle eccellenze, bisogna valorizzarle come stà cercando di fare il VEGAL e poi lanciare una campagna pubblicitaria efficace che ci consenta di essere competitivi e appetibili nei flussi turistici mondiali. Io sarei ben lieto se potessi consigliare ai turisti di andare a visitare l’entroterra ma, oggi come oggi, cosa offre di competitivo l’entroterra? Cosa stanno facendo i comuni dell’entroterra per sviluppare la loro capacità attrattiva?

 

Domanda: Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della economia locale? In sintesi, la Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta: Dico si alla Tav per un semplice motivo: con le poche risorse che disponiamo se non ci agganciamo a questi progetti di respiro europeo il Veneto tutto può dire addio ad una prospettiva di sviluppo del suo territorio. So anche che mi trovo ad essere uno dei pochi sindaci che si espone a favore del tracciato a sud e a questo tracciato io dico si solo ce c’è la fermata a Passarella! Spieghiamoci meglio: sappiamo tutti che la Tav non potrà avere fermate intermedie tra Marco Polo e Trieste ma io parlo di una linea ferrata lenta che abbia la stazione – magari firmata Calatrava! – per Jesolo! Si chiamano opere di compensazione e non è pensabile che il nostro territorio venga solo attraversato da un’opera di tale importanza senza un reale beneficio in termini infrastrutturali. Se il tracciato non corre ancora più a sud per servire in modo adeguato le spiagge è solo per motivi tecnici di curvatura tipici della Tav. E per favore smettiamola di pensare a questa fermata solo ed esclusivamente per il litorale! Sarà una fermata a 360 gradi usufruibile da tutto il territorio circostante. L’unico elemento di crisi di questo tracciato è decisamente quello ambientale. Me lo state ribadendo: territorio delicato sotto l’aspetto idro-geologico, con importanti zone archeologiche ed altrettanto importanti aree agricole……ma una regione come il Veneto che sta costruendo il Mose – la più importante opera tecnologica in costruzione in Europa -  non deve assolutamente avere alcuna preoccupazione dal punto di vista strutturale perché esistono soluzioni tecnologicamente avanzate in grado di superare qualunque ostacolo. Invece dal punto di vista ambientale pensiamo ad elementi di mitigazione e, perché no, valorizzazione del territorio! Infine penso che questo tracciato sarà in parte modificato proprio perché nel progetto presentato da Italferr non compaiono importanti infrastrutture già esistenti o già previste, quindi  esiste lo spazio per discuterne e trovare la soluzione migliore.

 

Domanda: perché secondo Lei, la Tav dovrebbe avere una fermata all’aereporto Marco Polo?

Risposta: Perché si pensa ad un Hub multimodale. Con Marco Polo che è il terzo aeroporto più importante in Italia per numero di passeggeri, il Casinò ed il quadrante di Tessera, si parla della riqualificazione dell’intera area.

 

 

Domanda: Quale domanda avrebbe voluto le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta:  La discussione che abbiamo avuto credo sia stata esaustiva e ripensandoci mi piace sottolineare l’aspetto della fermata a Passarella: ripeto è una fermata a 360 gradi tanto utile al litorale quanto utile all’entroterra, potrebbe proprio essere il volano per sviluppare l’economia del Veneto Orientale.

 

Jesolo, 02/03/2011

 

Intervista raccolta da Edi e Alessandro

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Michele Marangon, consigliere comunale PD San Donà:

Michele Marangon, consigliere comunale PD San Donà: "...i costi ambientali, i costi del territorio non vengono mai conteggiati nei preventivi ..."

1) Quali pensa possano essere nei prossimi 20 anni, le maggiori  opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Il Veneto Orientale ha qualcosa che nel resto della Regione manca, ed è quindi prezioso; è questa dunque la nostra ricchezza: abbiamo spazi, verdi, liberi e aperti. E’ lo spazio faticosamente ricavato con le bonifiche del secolo scorso, al cui interno si è prima sviluppata l’agricoltura ed al cui margine è poi esploso il turismo balneare. Questa è la nostra opportunità, dobbiamo decidere come “sfruttarla”. Sempre che non siano altri  a decidere per noi: i sostenitori del modello di “sviluppo” dominante nel Veneto vedono il nostro territorio come un semplice vuoto, la loro pressione è fortissima per riempirlo come tutto di resto, di case, strade, capannoni ecc..

Se sarà così, questa ricchezza sarà usata una volta e perduta per sempre. Io punterei piuttosto su un uso che la conservi, punterei a farne un giacimento rinnovabile: conservazione e rivalutazione dell’ambiente (a cominciare dalla indispensabile e trascuratissima manutenzione del sistema idraulico della bonifica), difesa e riqualificazione dell’agricoltura, crescita – per forza lenta e graduale – di un turismo sostenibile fatto di ambiente, gastronomia, paesaggio… E’ ancora un futuro possibile, per ora; non so se lo sarà ancora per molto. Le pressioni sono potenti e sfrontate e il peso (anche politico) di questo territorio è invece lieve.

 2) Indipendentemente dallo sviluppo locale, se pensa che la TAV sia  necessaria, secondo Lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati  proposti per la TAV su questa previsione? In sintesi, la TAV potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

 La TAV non è in alcun modo una infrastruttura locale: è dell’Europa e “passa di qui” e basta. Può stimolare lo sviluppo locale solo indirettamente, come ricaduta dello sviluppo europeo, nazionale e regionale che dovrebbe incentivare. Questo vale ovunque la si faccia passare. Se poi passa in basso, dove vogliono Zaia e Chisso, è una mazzata probabilmente mortale per quella possibilità di cui parlavo sopra.

 3) Perché secondo Lei, la Tav dovrebbe avere una fermata all’aeroporto  Marco Polo?

E perché no? Mi sembra evidente l’idea strategica di connessione tra sistemi di trasporto (e – aggiungo – l’idea tattica di speculare su quelle aree che qualcuno ben previdente e influente si è già accaparrato). E va bene; ma non è la fermata all’aeroporto il mio problema.

 4) Quale domanda avrebbe voluto Le fosse fatta sulla TAV?

Vuol dire se ho altro da aggiungere sull’argomento? Certo. Passare con la TAV in bonifica, sotto il livello del mare, in un’area ad elevato pericolo di alluvione, dovrebbe comportare la messa in sicurezza idraulica dell’intera zona del basso Piave. Si farà? Me lo auguro, se non si vuole rischiare un futuro disastro. E chi pagherà per questo? Questi costi (i costi ambientali, i costi del territorio) non vengono mai conteggiati nei preventivi; se lo si facesse, si vedrebbe troppo chiaro che il tracciato basso è, da tutti i punti di vista, insostenibile.

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Paolo Feltrin, docente di Scienza dell'Amministrazione dell'Università di Trieste:

Paolo Feltrin, docente di Scienza dell'Amministrazione dell'Università di Trieste: "...Perchè ci vorranno anni, troppi anni per fare la TAV?"

Il prof. Feltrin, intervistato via email, ha così risposto alle nostre domande:

1) Quali pensa possano essere nei prossimi 20 anni, le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Terza corsia e tav sono un modo per aumentare le relazioni con il centro nord-europa (specie via Tarvisio) tanto per le persone, quanto per le merci e turisti. Inoltre treni più veloci consentono di agganciare il Veneto orientale e il Friuli agli assi forti del triangolo Venezia-Milano-Bologna invece di rimanerne isolati come accade ora.

2) Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo lei, quale potrebbe essere l'impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della economia locale? In sintesi, la Tav a sud potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

La domanda non ha senso. Da che mondo è mondo un'infrastruttura porta beneficio ai territori che attraversa, semmai ci si può chiedere se il gioco valga la candela, ovvero se lo sviluppo atteso compensa gli inevitabili costi ambientali di un'opera del genere. La mia risposta è comunque positiva, ma capisco che ci possano essere anche opinioni diverse.

3) perché secondo Lei, la Tav dovrebbe avere una fermata all'aereporto Marco Polo?

Tra avere una fermata all'aereoporto e non averla Catalano (personaggio televisivo che incarnava tutto ciò che è "ovvio") direbbe che è meglio averla. Così rispondo anch'io.

4) Quale domanda avrebbe voluto vi fosse stata fatta sulla TAV?

Perchè ci vorrano anni, troppi anni per farla?

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Carlo Crotti:

Carlo Crotti: "Il Terminal Off Shore (TOS), qualora fosse collegato ..., … renderebbe la TAV veneziana, ..., un inutile spreco di risorse e territorio …"

Aggiornamento dell'8 novembre sul "rischio idraulico" delpresidente della associazione“SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO”. Il dr. Crotti ci invita a riflettere sui disastri idrogeologici che quest'anno ci hanno risparmiati, invitandoci a considerare la pubblicazione image  I piani comunali delle acque, (3.44 MB) edita dalla provincia di Venezia nonchè l'analisi del prof. Franco Ortolani Ordinario di Geologia sulla icon Alluvione Genova novembre 2011 (1.24 MB) e sulla image  Alluvione nelle 5 terre, ottobre 2011 (2.86 MB)

 

Aggiornamento del 27 luglio 2011: Per leggere tutto l'articolo: "A Nord-Est facciamo accelerare le merci - Il Sole 24 ORE di Andrea Boitani, CLICCARE QUI!" Il signor Crotti ci ha fatto pervenire il link e questa considerazione: <L'idrovia sul Fissero - Tartaro - Canal Bianco, estesa fino a Isola della Scala  per collegare l'Adriatico alla linea per il Brennero,  è molto più opportuna e conveniente della TAV>.


Aggiornamento del 14 luglio 2011: Non vorrei aver capito male il senso dell'articolo di cui segnalo il link, ma mi pare che gli sloveni non sappiano che farsene del Corridoio 5.  Quello  stesso per il quale Zaia e Chisso hanno imposto un Commissario da Roma per la TAV nel Veneto orientale.....

 

Aggiornamento 21 giugno 2011: l'articolo che le inoltro è accattivante per la soluzione che propone (per leggere l'articolo, cliccare QUI) . In realtà richiama il mio spunto originario, da voi pubblicato, che prevedeva l'acquisizione di spazio in mare, senza dover attraversare i campi di nessuno.Quello che ora mi pare inverosimile è il fatto che gli Amministratori  interpellati non considerino l'alternativa sopra il livello del mare. ovvero i battelli fluvio-marittimi , capaci  di collegare il Terminal off shore veneziano con Monfalcone, dove farà capo il Corridoio Adriatico -Baltico. Se dobbiamo ragionare sul lungo costa, e separassimo il contributo "merci" - le quali non hanno bisogno di viaggiare a 300 km/h -  da quello passeggeri,

non pare anche a lei che la movimentazione sui battelli sarebbe ancora meno costosa e più rapida nella sua realizzazione di quella proposta nell'articolo ?C'è però una domanda di fondo più semplice , alal quale nessuno ha mai risposto: quanto costerà  per un passeggero della TAV un biglietto sulla VE-TS ?Se non ci dicono quel prezzo, su cosa stiamo ragionando ?Quanti utenti sarebbero disposti a pagare 100-150 euro per quel viaggio ? Me lo chiedo da quando ho visto sul sito delle Ferrovie Francesi il costo di un passaggio sul TGV Parigi-Digione. E' compreso tra 60 e 150 euro per fare 300 km circa. E noi ben sappiamo che il costo dell'energia elettrica è molto più basso nel paese transalpino e certamente anche la spesa unitaria per costruire 1 km di linea Alta velocità.Torno quindi al punto.Senza il contributo "merci" , la proposta avanzata nell'articolo sarebbe davvero conveniente ?

 

 

Aggiornamento 17 giugno 2011, il dr. Crotti informa che gli industriali veneti VOGLIONO FARE LA TAV ... leggere articolo del Corriere del Veneto cliccando QUI.

 

Aggiornameto del 14 maggio 2011:

Il sgnor Crotti ci ha fatto pervenire questa considerazione: "Ora il pres. Costa propone che il  Terminal off shore sia collegato alla terra ferma con un tunnel ferroviario sottomarino!  Non ho idea dei costi e dei tempi, ma di sicuro in questo modo lui perde il vantaggio della "distribuzione" su più punti della costa e dell'interno, che un battello gli può invece procurare.  Potremmo anche dire che in sostanza lui limita le potenzialità del Terminal. ERRORE GRAVISSIMO". (vedi articolo on line cliccando QUI)


Aggiornamento 29 aprile 2011

Il signor Crotti commenta così l'articolo de "Il Piccolo" <Treni, l’ad Moretti gela Trieste: Tav solo fino a Mestre> :

"Ma senza quella linea ferroviaria rimane solo il collegamento lungo costa per i battelli fluvio-marittimi , che collegano il Terminal off shore con Monfalcone e il Corridoio  Adriatico-Baltico.....come sosteniamo da tempo".


IL MARE RICONFIGURA LA TERRA

A prima vista temi come : il terminal a Dogaletto, la TAV tra Venezia e Portogruaro, la Nuova Romea e la camionabile sull’idrovia, possono apparire distinti e distanti, ma in realtà non lo sono.

In comune hanno l’idea di accentrare sul porto lagunare le vie di comunicazione, ferroviarie e stradali.  Chi a vari livelli amministrativi la sostiene, pare non rendersi conto di quanto il Terminal off Shore (TOS) abbia cambiato le prospettive, dal momento che è lui il punto focale dell’interfaccia mare-terra, non Marghera o i moli di S. Marta.

Le nostre domande sono: perchè trasportare merci e containers via terra fino a Marghera, quando possiamo raggiungere dal TOS con battelli fluvio-marittimi qualsiasi scalo portuale compreso tra Ancona a Monfalcone ?  Perché non immaginare città dell’interno della valle padana collegate all’Adriatico, qualora venisse reso navigabile il Po ?  Già oggi 4-5 battelli fluviali, spostandosi lungo il Canale di Valle (Chioggia) raggiungono il Fissero Tartaro Canal Bianco e arrivano a Mantova provenienti da Venezia, togliendo dalle strade in un anno 17.000 viaggi su camion.

Se un battello, partendo dal TOS  e viaggiando lungo costa, può raggiungere Monfalcone o a Ravenna, a che serve discutere quale tracciato far fare alla TAV alla N. Romea ?  Perché non usare le vie d’acqua, senza ferire a morte un territorio ?   L’Adriatico può riconfigurare il Veneto !

A nostro avviso quelle due opere sono oramai sono fuori mercato. Se pensiamo ai  costi e ai tempi necessari per la TAV - il Corridoio 5 nel suo percorso italiano - sarà di fatto una infrastruttura superata, quando sarà stata completata.

A Nord delle Alpi è in fase molto più avanzata un collegamento Alta Capacità, che partendo da Lione collega Digione, Stoccarda, Monaco, Vienna, Budapest.  I ritardi accumulati nel nostro Paese ci hanno messo fuori mercato. La nostra Confindustria, il Governo nazionale e quello regionale ne prendano atto.

Molto meglio sarebbe se dedicassimo quei soldi per costruire il Corridoio 28 (Monfalcone, Vienna, Praga, Varsavia, Riga), che incrocia il “nuovo corridoio 5” nella capitale austriaca. Del resto anche la TAC Rotterdam-Genova, già in costruzione, toglie senso e motivazioni al passaggio in Italia del principale Corridoio europeo Est-Ovest.

Il TOS, qualora fosse collegato con battelli a Monfalcone, non solo renderebbe la TAV veneziana, qualunque fosse il suo tracciato, un inutile spreco di risorse e territorio, ma risparmierebbe le spese per il dragaggio del porto in provincia di Gorizia. Opera indispensabile  all’attracco delle grandi navi.

Lo stesso ragionamento sul rapporto mare-terra vale anche per il tratto autostradale della N. Romea fino a Ravenna. Qualunque scalo della riviera romagnola, capace di ricevere battelli che pescano 3,5-4 mt , potrebbe essere valorizzato. (da Porto Levante a Ravenna….)

La trasposizione di queste idee in linguaggio politico-amministrativo, consiglia caldamente che venga aggiornato il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, ovvero il testo base della programmazione del Veneto per i prossimi due decenni). Il testo già adottato dalla Giunta Galan nel 2009, è chiaramente datato ed eccentrico rispetto alla situazione infrastrutturale creata dal TOS.

Il TOS riconfigura le nostre infrastrutture e quindi le nostre priorità.

Se gli verrà permesso di distribuire i containers su più scali, quasi fosse il cardine di un “porto diffuso”, allora diventerà davvero competitivo rispetto a molti altri porti.  Nazionali ed esteri.

Se  invece dovesse concentrare i suoi containers a Dogaletto, lasciandoli fermi su quel piazzale per 3-4 settimane in attesa di un qualunque mezzo di trasporto - come accade a G. Tauro -  allora avremo sprecato tempo, denaro, occasioni di sviluppo e la creazione di nuova occupazione su larga scala.

La mia Associazione suggerirà nei prossimi giorni a tutti i Comitati che si oppongono a vario titolo alla TAV, alla N. Romea e alla Camionale questa prospettiva infrastrutturale, come pure la richiesta alla Regione per la cancellazione immediata del PTRC

dr. Carlo Crotti (presidente) 

ASS.  “SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO”IV° Strada n°3 Zona Ind.   35129  Padova   tel   347 8665730  www.idroviapadovamare.org associazione iscritta nel Registro Comunale di Padova delle“LIBERE FORME ASSOCIATIVE e delle COOPERATIVE SOCIALI”  n° 1477 nella sezione tematica n° 7 “TERRITORIO – URBANISTICA – TUTELA AMBIENTE e PROTEZIONE CIVILE”procedimento dirigenziale n° 2009/68/0017 del 24 Marzo 2009 P-IVA  04141400285

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Il Sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello:

Il Sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello: " L’impatto del tracciato a sud è inaccettabile ..."

Domanda: Quali pensa possano essere nei prossimi vent’anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: Credo sia necessario fare una premessa: un tempo per pianificare l’economia di un territorio si partiva dalle infrastrutture necessarie per raggiungere gli obiettivi che ci si proponeva.

Ora invece, un territorio fortemente antropizzato come il nostro Veneto Orientale necessita di una capacità e di una sensibilità di ripensare lo sviluppo. Pensiamo all’intermodalità dei trasporti ed ai futuri scenari legati all’ambiente ed al turismo dell’entroterra. Un lavoro, su questi grandi temi di infrastrutture che ridisegnano il territorio per i prossimi 150 anni, dovrebbe essere pensato e programmato con uno sguardo che vada oltre il mandato che ogni amministratore ha davanti a sé una volta eletto e soprattutto bisognerebbe infine realizzarlo! Assistiamo oramai abitualmente che il cambio di colore politico di una amministrazione presupponga il fare tabula rasa di quanto già elaborato per ripartire con nuovi studi che difficilmente troveranno realizzazione. Dobbiamo invece essere pronti a confrontarci con i problemi globali che il presente ci impone. C’è un bel studio di Paolo Feltrin a questo proposito: per esempio sulla crescita degli abitanti della provincia di Venezia, non ci sarebbe Venezia senza il Veneto Orientale, tutto ciò invita ad una grande e seria riflessione per disegnare questo territorio.

Partiamo subito da un dato di fatto: il Portogruarese si trova compresso tra l’economia turistica delle spiagge - il settore turistico della provincia è il più avanzato d’Italia - ed una regione autonoma che con i benefici che gode e le sue regole diverse (non deve rispettare il patto di stabilità, lo sapevate?) fa una concorrenza difficilmente sostenibile. Insomma  allargando il concetto al Veneto Orientale , l’offerta turistica di Venezia nel mondo, le nostre spiagge e la regione Friuli ci devono indurre ad una caratterizzazione e valorizzazione del nostro territorio dal punto di vista storico-paesaggistico. Penso inoltre alla riorganizzazione ospedaliera, alle biomasse, ecc. In questo contesto il progetto della Tav/Tac rappresenta quello che non si dovrebbe fare: la superficialità pesante di progettare un’opera di questo genere, la mancanza totale di conoscenza e di partecipazione dei territori interessati! Mi sento preso in giro se penso che alle nostre insistenti richieste i nostri amministratori regionali ci hanno detto che Italferr ha sempre fatto così (allarga le braccia sconsolato).

Domanda: Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della economia locale? In sintesi, la Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta: La Tav è un progetto europeo che non deve essere messo in discussione per la sua portata e per la previsione futura di favorire il trasporto su ferro limitando il trasporto su gomma. L’impatto del tracciato a sud è inaccettabile visto che attraversa un territorio di bonifica particolarmente delicato. In Provincia ci hanno presentato un impatto ambientale di questo progetto che secondo la mia amministrazione non è stato sufficientemente esauriente. Stasera in consiglio comunale presentiamo un ordine del giorno (allegato) complesso e articolato con una serie di osservazioni piuttosto dettagliate facendo anche la genesi di questo progetto. Per esempio: la mancanza di approfondimento progettuale di tutte le ipotesi compreso il potenziamento della linea storica, la non evidenziazione di impatti cumulativi ed interferenze con altri progetti, ecc. insomma respingiamo il progetto presentato da Italferr e chiediamo all’Amministrazione Provinciale che sia parte attiva e che coordini la fase istruttoria delle osservazioni in stretto collegamento con tutte le Amministrazioni locali.

Un’ infrastruttura di questo tipo, ripeto, se ben progettata, non può che portare sviluppo all’economia locale: ad esempio l’idea dell’interporto qui a Portogruaro nasce dopo averne discusso con San Vito al Tagliamento e Pordenone per mettere in rete queste aree di sviluppo anche con Oderzo e il Mottense. Ritengo sia nostro compito salvaguardare questo nostro territorio se pensiamo ad un suo sviluppo e alla luce delle notizie di questi giorni (in Slovenia la Tav proseguirà ad una velocità inferiore ai 2ooKm/ora) sarà bene valutare il rafforzamento della linea ferroviaria esistente.

 

Domanda: perché secondo Lei, la Tav dovrebbe avere una fermata all’aereporto Marco Polo?

Risposta: Sempre nella pochezza di notizie che possediamo, tendenzialmente si dice che la Tav fa rete con gli aeroporti per le distanze ridotte, così come succede in Europa.

 

Domanda: Quale domanda avrebbe voluto le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta: Non ci hanno dato la possibilità di conoscere alcunché. Tutti si sono lamentati della poca informazione, molti hanno sottolineato le diverse posizioni all’interno della stessa maggioranza regionale. Difficile scegliere solo un tema da affrontare. Le osservazioni e le problematicità da affrontare sono tante e complesse meritano tutte attenzione.

 

Portogruaro, 15/02/2011
Intervista raccolta da Edi e Mirco

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Il Sindaco di San Stino di Livenza, Luigino Moro:

Il Sindaco di San Stino di Livenza, Luigino Moro: " ...Riammodernamento vecchia ferrovia: perchè no? Riflettiamoci! - Incomprensibile la fermata al Marco Polo ..."

Domanda: Quali pensa possano essere nei prossimi 20 anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: In un suo recente contribuito sul rapporto finale di “Futuri scenari, Politiche di Sviluppo del Veneto Orientale” pubblicato da VeGal nel dicembre del 2010, commentando l’aumento della popolazione del Veneto Orientale (nello studio sono ricompresi anche i comuni di Cavallino-Treporti e Quarto d’Altino) che, nel periodo 1981-2009, è stato di 42 mila unità, consentendo alla Provincia di Venezia - altrimenti in controtendenza - di avere, per lo stesso periodo, un saldo attivo della sua popolazione pari all’ 1,8%, il prof. Paolo Feltrin osserva:

“Preso atto della rapida crescita della popolazione sul territorio, la prima questione che si pone per il futuro è decidere se mantenere o meno simili tassi di crescita. Si vuole crescere o no? Infatti non è scontato che in futuro si debba ritenere desiderabile un aumento della popolazione con i ritmi degli ultimi anni. ....... La decisione non è influente:dato che l’area era poco popolata, fino ad oggi questa è stata una crescita “a bassa densità. Scegliere di crescere mantenendo questa caratteristica, comporta l’attuazione di politiche di densificazione dei poli esistenti. Ciò vuol dire “cementificare” San Donà e Portogruaro e non “cementificare” la campagna.

Scegliere invece di “farla finita con la cementificazione”, cioè di non crescere, implica che, o diminuisco  la popolazione od opto implicitamente per la cementificazione delle campagne lasciando la scelta ai singoli operatori.”

Se concordiamo con questi scenari proposti dal prof. Feltrin, mi pare che le prime considerazioni da farsi trovino argomentazioni forti anche nella riproposizione del progetto di costruzione della “Città del Piave” che avete lanciato nel vostro sito e anche in quella del Lemene, tra Portogruaro e Concordia Sagittaria. Solo in questo modo potremmo strutturare due poli importanti capaci di reggere meglio la  richiesta di alloggi e di spazi industriali e commerciali, preservando il resto del territorio la cui salvaguardia è fondamentale in funzione soprattutto del consolidamento del settore turistico che, con i suoi 25 milioni di presenze (comprendendo Cavallino – Treporti), rappresenta l’area più forte in assoluto in Italia.

La nostra proposta turistica si confronta, ormai, con il mondo intero e la concorrenza è globale.

Non si tratta di crescere ancora in termini quantitativi ma si deve migliorare la qualità per consolidare quanto è stato raggiunto. La salvaguardia del territorio agricolo retrostante le spiagge, la sua ricomposizione conformemente a quello che era il paesaggio della bonifica (troppi fossi sono stati chiusi e sostituiti con il drenaggio, troppi filari alberati sono stati eliminati in ossequio alla monocoltura) sono armi importanti che dobbiamo sfruttare.

Dobbiamo quindi governare attentamente questi processi partendo dalla costruzione della Città del Piave e di quella del Lemene per liberare la pressione antropica sui territori intermedi.

Lo sviluppo del nostro territorio nei prossimi decenni passa attraverso la saggia attuazione di una lungimirante architettura istituzionale.

La politica saprà essere all’altezza di questa sfida, dimenticando i localismi e i campanilismi, o sarà ancora una volta al traino di scelte economiche e imprenditoriali basate su convenienze immediate e parziali al di fuori di ogni programmazione?

Il quesito più difficile a cui rispondere mi pare proprio questo.

 

Domanda: Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della economia locale? In sintesi, la Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta:Abbiamo recentemente approvato una delibera di Giunta1 e ci accingiamo a portare la questione all’attenzione del Consiglio Comunale dove presentiamo in modo esauriente le osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale dell’unico progetto preliminare che ci è stato concesso di conoscere, cioè il tracciato a sud. Basterebbe scorrere la cronologia della consegna dei documenti da parte della Regione per dire senza paura di smentita che non si è volutamente voluto aprire alcuna procedura di concertazione preventiva sul progetto con i comuni interessati. La Tav , così come viene concepita del progetto preliminare, suddivide artificiosamente il territorio comunale in due parti, compromettendo in modo definitivo ed irrecuperabile l’organizzazione agraria dei suoli interessati. Come rilevato dalle osservazioni prodotte dalla Provincia, questa infrastruttura va ad intaccare zone sottoposte a vincoli ambientali ed archeologici senza dimenticare le coltivazioni agricole di pregio e fragili dal punto di vista geologico.

E tutto questo scempio per cosa poi? Non sappiamo niente sui possibili futuri scenari inerenti lo sviluppo del traffico viaggiatori e merci sulla tratta che ci interessa (Venezia – Trieste), se pensiamo che nel 2009 nell’attuale linea ferroviaria sono transitati in media 17 treni al giorno su una potenzialità di 42 treni. Tutto ciò la dice lunga su quale sia la volontà politica di incrementare seriamente il trasporto su ferro per ridurre gradualmente il trasporto su gomma. Sul trasporto su gomma non vorrei scoprire l’acqua calda se mi chiedo a chi interessi la riduzione di questo tipo di trasporto visto che rappresenta un business sotto il profilo fiscale!

Per non parlare poi della mancanza completa dell’analisi costi – benefici ed il piano economico – finanziario, documenti previsti dalla normativa, ma completamente trascurati. A proposito di costi/benefici che ve ne sembra spendere al massimo 2 miliardi di euro per rimodernare la linea esistente rispetto a spenderne 4/5 miliardi di euro – che ovviamente non ci sono – per arrivare una decina di minuti prima?

Nessuno mette in discussione il progetto europeo del corridoio cinque, ma leggiamo per favore cosa dice al riguardo il Parlamento Europeo nella decisione del 1996 in merito alla definizione di rete europea ad alta velocità! La tratta Venezia – Portogruaro attualmente consente velocità massime di 150Km/ora e con adeguati interventi di ammodernamento tecnologico potrebbe tranquillamente rispettare le caratteristiche richieste. Per la nostra obsoleta ferrovia potrebbe essere un’occasione unica per il suo rinnovo e conseguente uso adeguato.

In questo senso ci risulta che anche la Slovenia sia indirizzata ad investire le proprie risorse per recuperare la rete ferroviaria esistente. Riflettiamo, potrebbe essere la soluzione migliore!


Domanda: Quale domanda avrebbe voluto le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta: Tra le tante cose sconosciute e a dir poco incomprensibili mi chiedo perché la Tav deve fermare all’Aereoporto Marco Polo: potrei immaginare una sinergia con la metropolitana di superficie…. mi è incomprensibile capirne la logica……..sia mai che qualcuno riesca ad illuminarci in tal senso!

 

San Stino, 16/02/2011
Intervista raccolta da Mirco e Luciano

 

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I due tracciati: impossibile oggi prendere posizione.

I due tracciati: impossibile oggi prendere posizione.

Al fine di prendere una determinata posizione sul tracciato della TAV è, a mio avviso, indispensabile essere in possesso di tutti gli elementi necessari per poter giudicare.

Soprattutto sotto il profilo dell’impatto ambientale.

 

Allo stato sappiamo poco per quanto riguarda l’impatto ambientale del tracciato “basso”, anche alla luce della diversa situazione territoriale che verrà a crearsi da qui al momento di realizzazione della nuova linea ferroviaria che, ad esempio, verrà ad incrociarsi con la nuova Autostrada del Mare.

L’impatto sul territorio potrebbe essere devastante.

Ma è sul tracciato “alto” che vi sono ancora maggiori dubbi, se possibile.

Non tanto perché uno sia migliore dell’altro, quanto perché di tale secondo possibile tracciato non sappiamo proprio nulla: ad oggi si tratta di un semplice “segno rosso” sulla carta geografica.

Per questo, ancora il 14 dicembre scorso, ho chiesto unitamente alla LIPU di San Donà, al Ministero dell'Ambiente, alla Giunta Regionale del Veneto, al Ministero per le infrastrutture e dei Trasporti e ad RFI S.p.a. la cosiddetta “informazione ambientale” in ordine ai due possibili tracciati.

Chiedevamo di avere i dati concreti ed i documenti sugli effetti ambientali della Tav, sui differenti impatti sull'ecosistema dei due tracciati, sui motivi per cui, dal punto di vista ambientale, un tracciato dovrebbe essere migliore dell'altro.

A distanza di due mesi dalla richiesta nessuno si è degnato di risponderci.

Per questo abbiamo presentato ricorso al TAR del Veneto, chiedendo che il Tribunale ordini a tutte le amministrazioni coinvolte di fornire la documentazione richiesta.

Riteniamo, infatti, indispensabile poter esaminare gli studi e tutte le valutazioni di carattere ambientale che sottendono ad una scelta di così grande impatto sull'ecosistema.

Stiamo discutendo da mesi, ma ancora non sappiamo concretamente cosa comporterà la Tav: c'è chi dice che bisognerà abbattere 2000 case e chi 200; chi dice che i binari correranno su un terrapieno alto otto metri e chi due; chi sostiene che vi sarebbe un impatto ambientale meno grave per un tracciato, chi per l'altro.

Se queste valutazioni sono state fatte, ci devono essere fornite.

Se non sono state fatte è ancora peggio, perchè ci viene chiesto di assumere decisioni importantissime, senza conoscere gli elementi su cui si fondano.

Alberto Teso

 

Documenti:

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Fusione Musile - San Donà

Esito del sondaggio su “fusione vs unione” dei comuni di Musile e San Donà:

Abbiamo avuto 91 segnalazioni

Il 18,7%  (17)  dei votanti hanno detto che è meglio che i comuni restino così come sono

Il  58,2% (53)  che si fondino in un unico comune

Il 23,1%  (21)  che  uniscano alcuni servizi.

 Emerge chiaramente che gli utenti del sito preferirebbero che i comuni si “fondessero” o per lo meno che unissero alcuni servizi. Faremo presente questo risultato a che di dovere e vi terremo informati …

 

Musile e San Donà: Fusione vs Unione

 

  • Fusione: creazione di un nuovo comune che avrà un nome nuovo.
  • Unione: le municipalità mantengono la propria identità e mettono in comune alcuni servizi.

Abbiamo contattato alcuni rappresentanti di forze politiche locali per sapere che cosa pensano della fusione - unione dei due comuni e se cliccate sulle foto di chi ci ha risposto, trovate le posizioni di chi ci ha già risposto e le potrete commentare (vedi regolamento blog). Vi terremo informati appena ci perverranno altri contributi. A favore della unione ci possono essere motivi di svariata natura: il semplice sentimento di appartenenza a comunità distinte, valutazioni di opportunità economica o altro. A favore della fusione dei Comuni ci possono essere altri motivi quali: possibili  risparmi di spesa, maggiori contributi ed altro. Con questo sito ed altre iniziative, cercheremo di stimolare i politici ma anche i cittadini, associazioni e categorie ad esprimersi.

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TAV

TAV: ostacolo o opportunità per lo sviluppo del Veneto Orientale?

Indipendentemente dalla questione TAV si o TAV no, vorremmo sapere dai programmatori (politici e non), se esiste un piano di sviluppo del Veneto Orientale e in che modo la TAV verrà ad interferire su questo piano. Solo una volta chiarito questo punto sarà possibile dare un giudizio di merito sull’argomento.

Pensiamo che il discorso sulla TAV debba essere affrontato secondo una logica più ampia di quella campanilistica della difesa del proprio piccolo territorio. L’attraversamento della nostra terra sicuramente avrà delle ripercussioni su tutte le attività economiche locali ed è anche di questo che pensiamo si debba discutere. Insomma opportunità di sviluppo o motivo di decadimento?

E ancora: se riteniamo che queste infrastrutture siano fondamentali per lo sviluppo del trasporto europeo, come è possibile armonizzare il consumo di territorio con la realizzazione di opere di siffatta importanza? Su argomenti di tale portata, auspichiamo che le decisioni siano condivise e non imposte.

Stiamo raccogliendo i pareri di politici e personalità economiche locali per discuterne insieme cercando non solo di conoscere ma di interagire attivamente su quale futuro avrà il nostro Veneto Orientale.

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Il Wiki-Vernacolo del Veneto Orientale

Con il progetto il “Wiki-Vernacolo del Veneto Orientale” intendiamo raccogliere dalla gente comune le parole e le frasi che fanno parte della cultura popolare e che stanno cadendo in disuso. Invitiamo a collaborare intervenendo nel blog che compare cliccando sul link: Il vernacolo/dialetto del V.O.  inviando all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tutte le parole che pensate possano essere tipiche della nostra terra, meglio se accompagnate da due righe di spiegazione del significato e facendo attenzione agli accenti … il nostro “vernacolo” è ricco di accenti.  Se avete piacere di essere citati tra gli autori che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera, mandateci il vostro nome e cognome e sarete inseriti nell’elenco. Se vi è più comodo, seguiteci su facebook al link: www.facebook.com/pages/Wiki-Vernacolo-del-Veneto-rientale/183709084985660

*Vernacolo [ver-nà-co-lo] s.m. Parlata caratteristica di una limitata zona geografica, dalle connotazioni spiccatamente popolari e in ciò il termine si differenzia da quello di dialetto, comprensivo anche di usi socialmente più elevati.

Consulta le sezioni dedicate:

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La TAV a Quarto d'Altino: il tracciato e le problematiche

La TAV a Quarto d'Altino: il tracciato e le problematiche

Intervento di Marco Simionato al convegno tenutosi a Quarto d’Altino in data 24 gennaio 2010 “LA TAV A QUARTO D’ALTINO : IL TRACCIATO E LE PROBLEMATICHE”
E’ mia abitudine dare una valutazione di un fatto o, come in questo caso, di un progetto dopo aver preso visione di tutta la documentazione disponibile. Nel caso specifico del progetto della linea AV/AC Venezia –Trieste parliamo di una documentazione che consiste di due DVD, contenenti oltre 700 file, che ci è stata consegnata fra il 14 e il 17 gennaio 2011, ovvero circa una settimana fa. Oltre ad una copiosa cartografia vi sono contenute una serie di relazioni, squisitamente tecniche che vanno da un minimo di 50 pagine ad un massimo di 300 pagine.


Probabilmente un pool di una decina di tecnici altamente specializzati impiegherebbe un mese per analizzare il progetto in tutti i dettagli e nelle loro implicazioni per il nostro territorio. Tuttavia, avendo comunque letto tutto il possibile nel tempo a disposizione, ed esistendo comunque una vasta bibliografia sull’argomento, grazie soprattutto alla generosa lotta dei cittadini della Val di Susa, vi sono molti elementi che emergono a conferma della mostruosità del progetto per il nostro territorio. Ma soprattutto, ciò che mi preme di più sottolineare, vi sono delle vere e proprie bufale, circolate nei quotidiani locali ed in alcuni incontri tenutosi nei vari comuni interessati, approfittando della complessità dell’argomento e della sua non conoscenza da parte della maggioranza dei cittadini. La prima: è un opera che ci viene imposta dall’Unione Europea. Falso. La decisione europea N. 1692/96/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (23 luglio 1996) sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, all’art. 10 comma 2 comprende, nella definizione di rete ferroviaria ad alta velocità comprende, oltre alle “linee specialmente ristrutturate per l’alta velocità, attrezzata per velocità pari a 200Km/h”, “LINEE SPECIALMENTE RISTRUTTURATE PER L’ALTA VELOCITA’ A CARATTERE SPECIFICO A CAUSA DI VINCOLI LEGATI ALLA TOPOGRAFIA, AL RILIEVO O AI NUCLEI URBANI, LA CUI VELOCITA’ DEVE ESSERE ADEGUATA CASO PER CASO”. Questo significa che rientrano nella definizione europea di alta velocità anche linee specialmente RISTRUTTURATE con velocità inferiori ai 200Km/h, “posto che vincoli legati alla topografia, al rilievo o ai nuclei urbani ne giustifichino gli specifici parametri progettuali” (1). Questa definizione permetterebbe di far ricadere pienamente un eventuale potenziamento e ristrutturazione della linea storica Venezia – Trieste nella definizione che da l’UE di rete ad alta velocità. E’ vero invece che l’Unione Europea imporrebbe ben altre cose.
“L’ elaborazione della rete europea ad AV deve rispettare le seguenti priorità:
  • Garantire che la sua realizzazione non pregiudichi la necessaria qualità del servizio pubblico in particolare facendo in modo che non vada a scapito delle linee secondarie che devono continuare a consentire un buon servizio del territorio;
  • Rispettare scrupolosamente le zone naturali o sensibili e di siti in cui si trovino monumenti storici, artistici o culturali, scegliendo di percorrere di preferenza i corridoi in cui già si registrino notevoli flussi di trasporti;
  • Sollecitare il riassetto delle vie ferroviarie esistenti evitando di creare nuovi corridoi di disturbo in siti intatti” (2)

A fronte di tali indicazioni, il progetto della linea AV/AC presenta queste caratteristiche: 73.000 metri quadri di cantieri a Quarto d’Altino (e moltissimi altri in tutti i comuni interessati) per 7 anni; 10 viadotti, fra cui uno che passa sopra Zero e Sile (in pieno Parco Naturale, dove gli abitanti che confinano con il parco stesso non possono spostare nemmeno una tegola del tetto a causa dei vincoli imposti dall’istituzione del Parco); almeno 12 “interferenze idrauliche” (sembra quasi che sia la natura ad interferire con la TAV e non il contrario !!!) con la conseguente “deviazione”, “spostamento”, “spostamento provvisorio”, “leggero spostamento”, “rettifica del percorso attuale” di 12 fra collettori, fossi, canali, scoli e fiumi (la terminologia fra virgolette in questo periodo rappresenta citazioni testuali riprese dalla relazione generale al progetto preliminare della nuova linea AV/AC VE-TS). Il tracciato lambisce o attraversa 7 zone archeologiche (fra cui quella di altissimo pregio della nostra Altino), il 37,70% del tracciato passa su aree vincolate (di cui il 66,12% sono aree vincolate perché a rischio idraulico e idrogeologico); il 19% del tracciato “interferisce” con parchi, riserve o zone di tutela ambientale. Già dal punto di vista dello scempio ambientale ci sarebbero tutti i presupposti per la bocciatura in toto del progetto. D’altronde non sono solo io a dirlo, rappresentante della “sinistra estrema” come sono stato definito da “La Nuova Venezia”, ma è la stessa Presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, leghista, a dichiarare, ancora su “La Nuova Venezia” del 19/1/2011, che “il progetto evidenzia in modo chiaro che territori come quello di Quarto d’Altino San Donà e Musile, vengono assolutamente devastati da quest’opera” . E per che cosa? A fronte dei 300 Km/h di velocità massima di progetto sbandierati dai media locali, nero su bianco, il progetto preliminare prevede una velocità massima di 250 Km/H e addirittura 200Km/H nella tratta Mestre – Aeroporto. Le merci, la più grande bufala presente sul progetto e più volte ripresa dai media locali, non viaggeranno mai su quella linea. A parte il problema dell’esatta determinazione della domanda, sconosciuta anche ai tecnici e di cui i relatori hanno accennato questa sera, è consolidata una precisa
1 Alta velocità. Valutazione economica, tecnologica e ambientale del progetto di Virgilio Bettini e Claudio Cancelli, Edizioni CUEN – Ecologia 1997
2 Relazione della Commissione per i Trasporti ed il Turismo sulla proposta al Consiglio relativa ad una decisione concernente lo sviluppo di una rete europea di treni ad AV, depositata il 15 aprile 1992, art. 1 bis in “Parlamento Europeo, Documenti di Seduta” , (SEC (90) 2402 def. – C3-0088/91)
politica di RFI, per la quale non un solo treno merci ha mai viaggiato su una linea AV, per motivi tecnici, fra cui la maggiore manutenzione necessaria per ll’usura della linea causata dal peso dei “merci” e per una serie di altre problematiche. Dico solo che in alcuni casi come nella Torino – Lione3 è emerso che le merci devono viaggiare su carri speciali muniti di carrelli che Fs non ha e che , per esplicita ammissione di FS stessa, non ha nessuna intenzione di comprare. Quindi i potenziali utenti del servizio dovrebbero comprare questi carri accollandosi l’onere dell’investimento, oltre alle tariffe maggiorate per il trasporto merci sulla linea AV rispetto alla linea normale. Non ci è dato sapere se questo succederebbe anche per la Venezia Trieste; ma, se dovesse essere così, perché mai un privato dovrebbe scegliere per far viaggiare le proprie merci la linea AV anziché la gomma o la ferrovia normale?.Ma se non bastasse tutto questo, c’è una cosa di cui nessuno parla ed è l’aspetto puramente economico della questione, in cui l’analisi costi/benefici non regge. L’architettura finanziaria finora utilizzata, o meglio, i meccanismi contenuti nella legge obiettivo che consentono l’utilizzo dei tale architettura sono totalmente assurdi. Paroloni come “Project Financing” nascondono un finanziamento pubblico “travestito” da finanziamento privato. E qua si, è vero che l’Unione Europea ci ha imposto, nell’ambito della procedura di infrazione per deficit eccessivo avviata nel 2005, di inserire il presunto “finanziamento privato” per l’AV nel conteggio del debito pubblico. Con questo “scherzetto” con la finanziaria 2007 l’Italia ha inserito nel conteggio del debito pubblico 12.950 milioni di euro accumulati da TAV spa, mentre i nostri figli fanno lezione in 40 in un aula perché non ci sono fondi per l’istruzione.
E’ per tutti questi motivi che sono totalmente contrario a questo progetto, alla TAV, sia essa “bassa” o “alta”, e favorevole al perseguimento di ogni soluzione alternativa possibile, che peraltro è stata anche valutata questa sera dai relatori che si sono succeduti. E, sinceramente, appare insostenibile anche la posizione di chi la vuole, ma in un tunnel che sbuchi fuori oltre Quarto d’Altino. Cosa facciamo, mettiamo la TAV sottoterra, un po’ come chi spazza la polvere mettendola sotto il tappeto? E’ evidente che i problemi rimangono. E che questo progetto non è utile per la società civile; siamo un paese di pendolari e tutti conosciamo la situazione dei treni in cui viaggiamo e quanto sia prioritario un intervento pesante sulla linea normale. E non capisco l’appiattimento del dibattito fra le maggiori forze politiche che si limita all’alternativa fra TAV alta o TAV bassa, tenendo fuori dalla discussione queste e mille altre problematiche. O meglio lo capisco benissimo. Ce lo fa capire la lettera spedita da Confindustria Venezia il 27 ottobre 2010 (prot del Comune di Quarto d’Altino 016113 del 2.11.2010) presumibilmente a tutti i sindaci dei comuni interessati in cui si dice che “ ...siamo impegnati perché la dotazione infrastrutturale del nostro territorio sia adeguata per un processo di sviluppo che tutti riteniamo indispensabile...In particolare siamo attenti alla realizzazione della T.A.V. all’interno del corridoio 5. il nostro impegno è volto alla definizione di questa importante infrastruttura in tempi certi e rapidi e siamo preoccupati del fatto che, veti incrociati, incomprensioni o insoddisfazioni possano ritardarne la realizzazione o addirittura non renderla possibile...” . E nel prosieguo della lettera si propone un incontro in tempi rapidi. Non ci è dato sapere se questo incontro si sia svolto e quali ne siano stati gli esiti. Sappiamo però che questi sono i “bocconcini” che piacciono alla nostra “coraggiosa” classe imprenditoriale: 6.129 milioni di Euro (stima ufficiale, ma le stime del 2009 presentate dall’Ing. Ivan Cicconi nell’ambito del convegno di San Donà del 12 dicembre 2010 parla di 11.800 milioni di euro) di fondi prevalentemente pubblici, nessun rischio (in caso di fallimento interviene lo stato, visto che non si possono metter all’asta binari e traversine). Ecco a chi è utile la TAV; a chi, come sempre, vuole privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite, a rischio zero, come nel caso degli inceneritori, in cui gli incentivi che li rendono convenienti in Italia vengono pagati da tutti noi direttamente nella bolletta della fornitura di corrente elettrica.
Mi dispiace che l’Assessore Chisso, che il sindaco Marcassa ha riferito di aver invitato, non sia qui presente stasera, perché avrei avuto piacere di dirgli questo; il Presidente della Regione Zaia, in una recente dichiarazione alla stampa, si è augurato di non vedere i NO TAV. nel Veneto. Beh, devo dargli una brutta notizia: per tutti i motivi che ho elencato i NO TAV ci sono, in tutti i comuni del Veneto interessati e si stanno organizzando per opporsi a questo progetto, fare informazione e richiedere il perseguimento di ogni alternativa che preveda il potenziamento della linea astorica e che escluda la realizzazione di una nuova linea AV, sia essa bassa, alta o in tunnel.
Grazie.

Marco Simionato

 

(1) Alta velocità. Valutazione economica, tecnologica e ambientale del progetto di Virgilio Bettini e Claudio Cancelli, Edizioni CUEN – Ecologia 1997

(2) Relazione della Commissione per i Trasporti ed il Turismo sulla proposta al Consiglio relativa ad una decisione concernente lo sviluppo di una rete europea di treni ad AV, depositata il 15 aprile 1992, art. 1 bis in “Parlamento Europeo, Documenti di Seduta” , (SEC (90) 2402 def. – C3-0088/91)

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On. Gianluca Forcolin:

On. Gianluca Forcolin: "...dobbiamo tener conto che un progetto ci è stato consegnato e questo lo dobbiamo smontare... perché il vero obbiettivo è la tutela del territorio indipendentemente dalle nostre casacche politiche.."

1) Domanda:  Quali pensa possano essere nei prossimi vent’anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: Sicuramente quelle legate al turismo e alle risorse collegate a questo settore. Penso agli aspetti paesaggistici e naturalistici della nostra laguna, della Piave vecchia, della bonifica e della nostra storia contadina e delle nostre coltivazioni. Penso alla promozione dei nostri prodotti alle tipicità e alle aziende enogastronomiche che hanno attraverso il litorale delle grandi opportunità di "catturare" il turista ormai abituato a diversificare la sua vacanza che non e' più e solo mare-sole.

2) Domanda: Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo  lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della  economia locale?

Risposta: La tav è senz’altro necessaria, ma non sicuramente e direttamente per il nostro territorio, semmai per l'economia globale del sistema europeo dal punto di vista della competitività e del trasporto veloce. Pertanto dovendone sopportare come cittadini veneti gli effetti negati (che rimangono tali  per qualunque soluzione o tracciato che si individuerà, almeno per i territori interessati) ci deve essere garantita la possibilità di trovare assieme le soluzioni meno impattanti da una parte, e più vantaggiose dall'altra, per la crescita economica che girerà attorno a questa importante infrastruttura. Credo che la critica per eccellenza sulla quale si stanno spendendo migliaia di pagine in questi mesi sia proprio dovuta alla mancanza di confronto e il tentativo di "calare" una soluzione senza sentire il territorio, questo e' l'ostacolo maggiore sul quale lavorare assieme senza strumentalizzare la questione a puri fini elettorali.


3) Domanda:Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta: Sicuramente uno stimolo, non dobbiamo vedere sempre nero rispetto alle innovazioni e a questioni così impattanti, i frutti secondo me si vedranno solo nel lungo termine quando sviluppo e crescita economica avranno anche altri scenari, ricordiamo a tutti che stiamo parlando di una infrastruttura che sarà realizzata non prima di 20  - 25 anni.


3) Domanda: Secondo lei, qual è il senso della fermata di Tessera?

Risposta: Quella di poter sostare a ridosso di un aeroporto che conta quasi dieci milioni di passeggeri e ha grandi potenzialità, oltre che sosta obbligata su Venezia e per quel litorale che porta più di trenta milioni di turisti.


4) Domanda: Quale domanda avrebbe voluto le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta: Avrei voluto che mi fosse stata chiesta mia posizione sul tracciato a sud:  sulla Tav a sud la posizione e' chiara. Non siamo d'accordo su questo tracciato e vogliamo avere la possibilità di poter confrontare questa soluzione con altre come sostenuto da tutti nella giornata in piazza con gli agricoltori e con  i trattori. Pertanto la criticità rimane assoluta e non siamo disposti  a subire scelte calate dall'alto. C'è pero' da dire che dobbiamo rispettare le responsabilità di chi amministra. In pratica non possiamo essere solo critici e dire solo  NO, dobbiamo tener conto che un progetto ci è stato consegnato e questo lo dobbiamo "smontare" che piaccia o no . Le osservazioni pertanto sono d'obbligo e dicono in modo chiaro che questo tracciato è sbagliato e non può collimare con un territorio così fragile. Il nostro lavoro quindi sarà doppio, da una parte si smonta il tracciato basso (obbligo di responsabilità politica e  tecnica) e dall'altro si lavora con i sindaci, la provincia e le  categorie per poter avere quei tracciati alternativi e comparati con tutti i dati necessari e scegliere assieme la soluzione migliore. Ritengo che la delibera approvata dalla mia maggioranza a Musile sabato scorso abbia al suo interno impegni e volontà forti espresse anche in sedi ufficiali dagli stessi parlamentari ed esponenti della sinistra e rappresentanti delle categorie agricole perché il vero obbiettivo è la tutela del territorio indipendentemente dalle nostre casacche politiche di appartenenza. Ci attendono sei mesi durante i quali dobbiamo incalzare Provincia e Regione per dar mandato ai tecnici di avere altre soluzioni ed altri dati comparativi. Facciamo uno sforzo lavoriamo assieme e mettiamo da parte quella cattiveria e quell'odio che invece spesso prevale e che poco serve al servizio che ci siamo imposti di dare al cittadino che ci ha votato.

Gianluca Forcolin

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Il Sindaco di Noventa, A. Nardese:

Il Sindaco di Noventa, A. Nardese: "... sta prendendo piede l’ipotesi di rafforzamento della linea ferroviaria attuale".

Domanda: Quali pensa possano essere nei prossimi vent’anni le maggiori opportunità di sviluppo per il Veneto Orientale?

Risposta: Per le opere che già sono in cantiere la proiezione dei vent’anni non è poi così lunga. Per le infrastrutture pensiamo alla terza corsia dell’autostrada che inizierà a giorni, al terzo ponte, all’autostrada del mare per non parlare della stessa Tav. Da decenni il nostro territorio punta molto sul turismo litoraneo – Jesolo è tra le prime spiagge d’Italia per presenze – ma negli ultimi anni si sta sviluppando anche un turismo dell’entroterra:

a) turismo-shopping con l’outlet di Noventa: dall’analisi dei dati recenti dell’APT viene registrato un incremento notevole della permanenza negli alberghi e nel territorio, solo Noventa di Piave conta 796 posti letto. In sostanza la nostra città è diventata un polo strategico, la vera porta nord del nostro Veneto Orientale!

b) sviluppo delle aree industriali e artigianali: negli ultimi anni lo sviluppo di queste aree crea sinergie con le strutture alberghiere, e questa è una realtà che continuerà a dare i suoi frutti;

c) sviluppo del turismo lento: cioè agriturismi, cicloturismo, ecc., attraverso la valorizzazione del territorio: a questo proposito, un paio d’anni fa è stato siglata una convenzione tra il nostro comune ed il Consorzio BIM per la prosecuzione fino a Romanziol della pista ciclo-pedonale in golena ed inoltre stiamo valutando l’acquisto di ulteriori aree golenali proprio per incentivare questo tipo di turismo;

d) infine valorizzazione e sviluppo dei trasporti, della gestione dei rifiuti e dei servizi socio-sanitari da coordinare con gli altri comuni del V.O.

 

Domanda: Se pensa che la Tav sia necessaria, secondo lei, quale potrebbe essere l’impatto dei tracciati proposti per la Tav sullo sviluppo della economia locale? In sintesi, la Tav potrebbe essere un freno o uno stimolo allo sviluppo locale?

Risposta: l’infrastruttura Tav va ovviamente oltre i confini del Veneto Orientale……. Per quanto attiene l’impatto dei tracciati sul nostro territorio, a mio parere, noi amministratori locali siamo dei perfetti ignoranti nel senso che di informazioni ne abbiamo veramente poche. Ho apprezzato l’incontro della settimana scorsa promosso dalla Provincia nel quale abbiamo ribadito la mancanza di informazioni serie per poter esprimere giudizi. Allo stato attuale conosciamo un progetto preliminare - e sappiamo bene quanta differenza esista tra progetto preliminare e studio di fattibilità - presentato a Bruxelles, per le altre ipotesi non sappiamo niente. Per quanto riguarda la possibilità del passaggio della Tav a fianco dell’autostrada (a valle verso il centro cittadino) sarebbe devastante visto che si avvicina pericolosamente al centro della nostra città , decretando la sua fine. Non solo per Noventa ma questo succederebbe per qualunque centro cittadino per cui se così fosse non si può pensare ad altro che ad un passaggio in tunnel. Insomma un’opera di questo genere è impensabile che venga imposta ai territori senza coinvolgerli e senza dare agli amministratori ed ai cittadini gli elementi utili per la valutazione. Ovviamente anche il tracciato basso non può che essere fortemente impattante!

Sviluppo locale: a parte Portogruaro che si candida a diventare un interporto grazie agli accordi fatti anche con il pordenonese la Tav per il momento ci attraverserà soltanto. Ritengo prematuro parlare ora di opere di compensazione, se ne discuterà al momento opportuno. Penso che a lungo termine quest’opera possa sviluppare l’economia locale se pensiamo appunto all’interporto di Portogruaro e al Marco Polo.

 

Domanda: Quale domanda avrebbe voluto le fosse stata fatta sulla Tav?

Risposta: Le domande poste hanno centrato perfettamente l’argomento sottolineando se quest’opera serve o meno ed i riflessi che avrà sul nostro territorio. Non a caso sta prendendo piede l’ipotesi di rafforzamento della linea ferroviaria attuale. Tutto ciò sta ad indicare quanto importante sia consultare e soprattutto informare adeguatamente le amministrazioni locali interessate.

 

Noventa di Piave, 08/02/2011
Intervista raccolta da Edi e Luciano

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Comitato NO TAV

Comitato NO TAV

Invito all'incontro pubblico "Amministratori a confronto" che si terrà il 7 luglio a Villa Dora, San Giorgio di Nogaro e vedrà la partecipazione dell'eurodeputata Sabine Wils. per maggiori dettagli cliccare su: pdf Amministratori a confronto a San Giorgio di Nogaro

Aggiornamento del 24 giugno 2011: sviluppo della vicenda ed elenco degli aggiornamenti più importanti:


- 4 maggio 2011: è stata spedita la nostra petizione all'UE e contestualmente è stata distribuita una copia della stessa anche ad alcuni rappresentanti della Provincia (tra cui la Presidente Zaccariotto), intervenuti ad un incontro organizzato in località Chiesanuova di San Donà di Piave; a tal proposito vorremmo fare un ringraziamento speciale a tutti i cittadini che hanno sottoscritto la petizione, ma soprattutto a tutte le persone che si sono tanto impegnate per la raccolta: grazie a tutti noi sono state raccolte e spedite all'UE 2.500 firme a sostegno della Petizione (in circa 2 mesi e mezzo di campagna): GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE A TUTTI!!!;

- la Provincia di Venezia ha rischiesto ai Comuni interessati dal tracciato AV/AC San Donà di Piave-Portogruaro la sottoscrizione di un documento con il quale si manifesta l'assoluta contrarietà al tracciato proposto da Italfer e si richiede alla Regione di aprire un tavolo di confronto prima di decidere; il documento non è stato sottoscritto dai comuni di Meolo, Annone Veneto, Teglio Veneto, San Michele al Tagliamento;

- anche Zaia ha espresso forti dubbi in riferimento al tracciato basso; gli unici sostenitori di questo assurdo progetto sembrano essere rimasti solo l'Assessore Chisso e il Sindaco di jesolo, Calzavara, con motivazioni al quanto discutibili.....;

- l'Amministratore Delegato di Italferr, Mauro Moretti, al Festival delle Citta Impresa 2011 a Venezia (e visibilie anche su youtube grazie alla preziosa registrazione dei ragazzi di Ferrovieanordest a questo indirizzo) ha dichiarato che:
"per il Veneto il sistema base prevederà fermata a Venezia, Padova, Verona, Milano. Con questo criterio, non aveva nemmeno senso progettare la tratta da Mestre verso Trieste lungo la costa, con andamento a biscia e con la pretesa da parte della Regione Veneto di servire le località balneari e una fermata a Passarella di Jesolo. I sistemi ad alta velocità uniscono grandi città, non uniscono villaggi. Tutto lì.
.........
.....se non vuole essere una linea ad alta velocità ma vuole essere un quadruplicamento, avrà una funzione diversa, non c'è bisogno allora di fare una progettazione prevedendo treni che vadano a 300 km/h , basta arrivare a 200 km/h, costa molto meno e dà maggiore servizio al territorio. I treni ad alta velocità, ripeto, non sono i treni dello Stato, né i treni delle Regioni, sono treni di mercato.
.........
.....l completamento della tratta Milano-Venezia è la priorità numero uno per il sistema paese [...] Trieste e Lubiana non hanno bacini di passeggeri sufficienti a proseguire su quella tratta. Noi in questo momento abbiamo un sistema che rispecchia la domanda che viene espressa dal territorio, abbiamo anzi il problema di riempire i treni. Non esiste il tema della carenza di offerta a Est di Mestre."
(le riflessione le lasciamo a voi)

- invece, nel corso di un incontro a Casale, dal titolo "Obiettivo alta velocità: la tav ce la facciamo da soli", il presidente della Confindustria veneta, Andrea Tomat, ha sostenuto che «c'è sempre più una minore capacità dello Stato di reperire le risorse da investire in opere pubbliche, comprese quelle già programmate. Per questo, proponiamo di utilizzare risorse private provenienti dal territorio con una nuova forma di federalismo infrastrutturale»; a sostegno di questa tesi, Franco Miller, presidente della Commissione infrastrutture dell'associazione industriale, ha presentato anche un progetto ad hoc;

- il 17 giugno 2011 IL MINISTERO DELL’AMBIENTE, accogliendo il ricorso fatto dal WWF, HA IMPOSTO L’UNIFICAZIONE DEI QUATTRO PROGETTI IN UN’UNICA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE, la quale dovrà inoltre essere corredata dalla relazione costi-benefici e da uno studio sulle possibili soluzioni alternative;

- Il 22 giugno 2011, nel corso della presentazione del piano d'impresa del gruppo Fs, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha affossato l'alta velocità Milano-Venezia, sostenendo che: «I costi sono notevolissimi e non si può dire di avere la certezza economica che l'opera verrà realizzata»

Sperando di riuscire a farmi sentire un po' più spesso,
vi invito a non abbassare la guardia sul tema e a continuare a seguirci in quanto per il mese di settembre/ottobre abbiamo in programma un altro meraviglioso convegno illuminante sul tema e vi aspettiamo tutti....

alla prossima

 

Stiamo promuovendo un appello contro il finanziamento della nuova linea ferroviaria AV/AC Venezia-Ronchi dei Legionari, per firmare on line CLICCARE QUI.

  PERCHE’ SIAMO PER IL NO INCONDIZIONATO A QUESTO PROGETTO AV/AC?

1. INCREMENTO SMISURATO DEL DEBITO PUBBLICO

I costi di costruzione in Italia sono dalle 3 alle 9 volte quelli di linee analoghe negli altri paesi europei. Si sono sempre e comunque fatte le scelte più costose, tanto lo stato paga tutto, e non tutti hanno pianto per questi extracosti (si ricorda che i costi dell’opera non verranno pagati dagli utenti, ma da tutti i cittadini attraverso le tasse). Costi pubblici enormi per pochi utenti di reddito medio-alto che hanno molta fretta. Ogni euro pubblico sprecato significa servizi pubblici essenziali in meno.

2. I PRESUNTI FINANZIAMENTI EUROPEI

A parte il fatto che i finanziamenti sono tutt’altro che certi (ci sono ventisette Stati che aspirano ad averli e le risorse scarseggeranno anche a livello europeo), questi riguardano solo le gallerie di valico. Per fare un esempio, a oggi sono disponibili circa 600 milioni europei per la galleria della linea Torino-Lione, il cui costo previsto è dell’ordine dei 7 miliardi. Mentre il costo complessivo dell’opera arriverà a circa 22 miliardi. E si ricorda che dato lo scarso traffico previsto, non vi saranno ritorni finanziari di qualche rilievo pratico da questo investimento.

3. NON CONTRIBUISCE ALLA DIMINUZIONE DEL TRAFFICO SU GOMMA

Le merci non viaggeranno mai sulle linee AV, sia perché le merci che viaggiano in ferrovia non hanno fretta (in Francia, patria dell’AV, le linee non ne consentono neppure il passaggio), sia perché il transito costa più caro; inoltre la capacità sulle linee storiche è esuberante, ma soprattutto i treni merci creerebbero un deterioramento del binario a causa del peso, compromettendo la sicurezza dei treni passeggeri AV e facendo esplodere i costi di manutenzione.

4. IMPATTO AMBIENTALE ALTISSIMO SENZA ALCUN BENEFICIO

Innanzitutto il treno richiede il camion per le tratte iniziali e finali. Quindi i suoi vantaggi energetici risultano rilevanti solo sulle distanze molto lunghe, dove in percentuale le tratte terminali incidono poco.

Il problema è nella necessità di costruire infrastrutture ferroviarie nuove per una domanda, quella di lunga/lunghissima distanza che a livello nazionale comunque è inferiore al 25% del totale (mentre a livello veneto la percentuale è molto inferiore), quando i problemi del trasporto su gomma sono creati principalmente dal traffico di breve distanza, e i soldi sono pochi. Meglio spenderli in tecnologie per rendere più ecologici i mezzi su gomma e/o per il completamento del SFMR.

E certo occorre mettere nel bilancio anche gli impatti ambientali della costruzione di nuove opere: qualità del territorio (paesaggio, assetto idrogeologico, inquinamento acustico), sulla sua vivibilità (qualità della vita entro una fascia laterale di almeno 500 m) e sul suo valore economico (deprezzamento delle superfici prossime all’infrastruttura), soprattutto quando le linee esistenti sono lungi dall’essere sature, e con investimenti in tecnologia, potrebbero portare molte più merci di oggi.

Il presunto risparmio energetico dei TAV è poi smentito poiché per avere un raddoppio della velocità e un dimezzamento della durata del viaggio occorre una potenza 8 volte maggiore e quindi un consumo energetico 4 volte superiore a quello dei treni ordinari.

Per quanto riguarda la linea AV Venezia-Trieste, a monte della valutazione di impatto ambientale, è necessario porre l’accento sulle criticità e fragilità ambientali che affliggono il territorio Veneto, che si sono manifestate in modo conclamato e drammatico all’inizio di novembre 2010. Qualunque tracciato, “alto o basso”, potrebbe avere degli impatti significativi sulle componenti ambientali e antropiche in quanto situato su un territorio che è una summa di fragilità: un terreno di bonifica, con quote del piano di campagna al di sotto del livello del mare, con scadenti caratteristiche geomeccaniche; un territorio comunque densamente urbanizzato, conquistato al mare e afflitto da un pericolo idraulico diffuso. Non per nulla tale progetto ha ricevuto parere negativo anche dalla Commissione di Salvaguardia di Venezia.

Non bisogna poi dimenticare le conseguenza che quest’opera avrebbe sull’area archeologica di Altino, con pesanti interferenze sul paesaggio dell’Agro altinate, conservatosi intatto e in cui si colloca uno dei giacimenti archeologici più importanti dell’Italia settentrionale.

5. EFFETTI SULL’OCCUPAZIONE

Quella dei cantieri del TAV è occupazione temporanea e in maggioranza non locale, che poi scompare alla chiusura dei cantieri, con tutte le conseguenze sociali che questo comporta. A Quarto d’Altino, ad esempio, è prevista l’installazione di una base operativa di circa 7 ettari, la quale ospiterà anche i dormitori per gli operai del TAV; necessari, questi ultimi, visto che i lavoratori impiegati non saranno del luogo.

6. ALTA VELOCITA’ O ALTA CAPACITA’: NON E’ QUESTO IL PROBLEMA!

L’Europa non ha mai imposto di adottare TRENI AV/AC, ne tantomeno di costruire nuove linee, ma ha semplicemente suggerito di rendere la mobilità all’interno degli stati membri più fluida e coordinata. (decisione n. 1692/96/CE)

La nuova linea AV Ve-Ts, secondo quanto risulta dal progetto preliminare, avrà velocità superiore a 250km/h; per questo, avrà bisogno di particolari vincoli progettuali sul tracciato e sulla posa dei binari, di un diverso sistema di segnalamento, di un’alimentazione in c.a. a 25000V (le linee tradizionali sono a 3000V in c.c.) e sarà adibita al solo trasporto passeggeri. Se si dovesse puntare, invece, alla realizzazione di una linea AC, ma non è questo quello che risulta dal progetto preliminare, questa avrebbe l’obiettivo di aumentare il quantitativo di treni in circolazione, e per fare ciò necessiterebbe di un aumento di binari e soprattutto di una  stretta interconnessione con la linea "storica", ma è evidente come quest’ultimo obiettivo sia realizzabile semplicemente attraverso la ristrutturazione della linea esistente. Segue un esempio di tempi di percorrenza su linee AV/AC esistenti:

 

Velocità in km/h

 

Distanza in km

160

250

300

Differenza

130 (es. Mi-To) – circa la distanza Ve-Ts

0:48

0:31

0:26

0:05

190 (es. Mi-Bo, Ro-Na)

1:11

0:45

0:38

0:07

500

3:07

2:00

1:40

0:20

7. MA CHI L’HA DETTO CHE LA LINEA STORICA VE-TS E’ SATURA?

Rete Ferroviaria Italiana nei propri documenti attesta una percentuale di saturazione della linea compresa fra il 50 e il 75% nelle ore di punta e ben al di sotto del 50% nelle rimanenti (dati ufficiali). I dati di sfruttamento attuali fanno intravedere margini a sufficienza per consentire un maggiore utilizzo, garantendo comunque ampie fasce per gli interventi manutentivi e per altre necessità correlate alla circolazione. Oltretutto attualmente circolano 3/4 coppie di treni diurni a lunga percorrenza (3 ESCity e 1 InterCity) a testimonianza che la domanda sembra essere orientata decisamente sui servizi regionali piuttosto che su servizi a lunga percorrenza senza fermate.

 

COSA PROPONIAMO?

Nessuna nuova linea,ma AMMODERNAMENTO di quella esistente:

1.     Il primo obiettivo sarà quello di portare la velocità massima della linea storica esistente quantomeno a 200-220 km/h e questo implica intervenire su armamento (binari) e catenaria. Inoltre sarà necessario potenziare di pari passo i sistemi di sicurezza attualmente in opera;

2.     Successivamente si dovrà progettare un orario in cui livelli differenziati di servizio ferroviario (Eurostar, Regionali Veloci, Regionali) possano coesistere sugli stessi binari: per questo sarà necessario mantenere lungo tutta la linea ferroviaria stazioni che dispongano di binari di precedenza dove i treni più lenti possano lasciar strada ai treni più veloci e riprendere in tempo breve la loro corsa. Inoltre, poiché la linea che verrà realizzata non avrà tutti quei vincoli propri di una vera linea AV, potrà essere percorsa anche da numerosi treni merci, sia di giorno che di notte;

3.     Completare il progetto di SFMR (Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale) in modo che sia ben integrato e di supporto ai servizi ferroviari della linea storica esistente;

4.     Inoltre, nella fase di progettazione sarà necessario:

  • che il progetto venga studiato e condiviso con amministrazioni locali e tecnici congiunti e che vi sia una partecipazione attiva anche delle popolazioni (Costituzione di un Osservatorio)
  • Realizzare il progetto per fasi e priorità
  • Attuare una vera procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA) sull’opera.

Seguendo questa strada si riuscirà ad ottenere una linea ferroviaria rinnovata e maggiormente sfruttabile senza consumo di altro territorio. Inoltre, tali interventi richiedono tempi di progettazione e realizzazione di pochi anni e indicativamente per il 2015-2016 tutto ciò che è stato precedentemente descritto potrà essere realizzato e usufruibile (contro stime per l'Alta Velocità che variano fra il 2020 e il 2025).

 

I COSTI DI QUESTI INTERVENTI?

E’ plausibile pensare debbano essere spese alcune centinaia di milioni di Euro, ma sicuramente si starebbe ben al di sotto dei 6 miliardi di € preventivati da RFI (che alla fine diventeranno, nella migliore delle ipotesi, almeno il doppio).

San Donà di Piave, 30.01.2011

 

Comitato No TAV Venezia-Trieste
https://notavveneziatrieste.wordpress.com/
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tel. 3889750559

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Perché dico “sì” alla Città del Piave

Perché dico “sì” alla Città del Piave

Al di là della forma che essa potrebbe assumere, vale a dire “fusione di comuni”, “unione di comuni” o esercizio associato di alcune funzioni, la “Città del Piave” è innanzitutto una mentalità ed esprime la capacità di pensare il territorio nel suo insieme e non come sommatoria di entità distinte (i singoli comuni).

Questa affermazione parte dalla consapevolezza che spesso, per i problemi dei cittadini che abitano il territorio sandonatese, le soluzioni non sono alla portata delle limitate risorse dei singoli comuni bensì devono essere oggetto di una valutazione e di una soluzione che coinvolge l’intero territorio.

Alcuni esempi possono aiutare a comprendere meglio la questione:

  • Edilizia residenziale e produttiva: la sofferenza del comparto perdura da alcuni anni e non sembra vicina la fine della crisi. Per far ripartire l’economia locale, ogni amministrazione si sta adoperando per incentivare la ripresa. Ma come fa ogni Comune a mettere a punto una politica residenziale senza sapere e/o concertare le proprie azioni con quelle dei comuni vicini? Solo a San Donà si calcolano ancora da mille a duemila unità abitative vuote, invendute; nonostante ciò una nuova lottizzazione da 30.000 metri quadri è appena stata approvata: che cosa accadrebbe se ogni Comune facesse altrettanto? Non sarebbe meglio, come avvenne dieci anni fa con la predisposizione del “Piano d’Area del Sandonatese”, pensare con “visione d’insieme” a come distribuire sull’intero territorio l’edilizia residenziale, quella produttiva, quella commerciale? In dieci anni molte cose sono cambiate e questo rende necessaria una nuova progettualità. Non sarebbe meglio che, prima di queste scelte, si valutasse bene se vi sono e quali sono le necessità di partenza?
  • Altro esempio: nel programma di mandato dell’attuale amministrazione di San Donà c’è l’apertura di una nuova piscina. Risulta che Musile abbia intenzione di fare altrettanto. Con le ristrettezze economiche di cui oggi soffrono i comuni e stante le significative riduzioni di trasferimenti dagli organi centrali, è praticamente certo che nessuno dei due riuscirà a realizzare quest’opera da solo. Allora: perché non riunire le forze e le risorse per realizzarne una insieme? È chiaro che uno dei due comuni dovrà rinunciare ad avere la piscina nel proprio territorio ma stiamo comunque parlando di distanze ridotte, non di decine di chilometri!
  • Ultimo esempio, di recente attualità: il Piano Urbano del Traffico di prossima approvazione a San Donà: considerando che  molti residenti di San Donà lavorano a Musile e viceversa e che, quindi, più volte al giorno attraversano i due territori, come si può pensare di risolvere il problema del traffico sul Ponte della Vittoria senza che gli amministratori di Musile e San Donà studino e trovino una soluzione comune ad un problema comune?

Si tratta solo di tre esempi, molti altri se ne potrebbero fare relativamente al teatro, agli asili, alle scuole…

Questi esempi stanno a dire che le attuali amministrazioni non dimostrano una capacità di pensare allo sviluppo del territorio nel suo insieme e non dimostrano di comprendere che i benefici per il proprio comune dipendono anche dalle scelte fatte dai comuni confinanti. In altre parole: siamo ancora alla politica del proprio orticello. Per superare questa frammentarietà, l’unica soluzione è quella di mettere gli amministratori intorno allo stesso tavolo, studiare con competenza i problemi, cercare delle soluzioni, magari imparando da esperienze simili di successo.

Il periodo che stiamo vivendo offre interessanti opportunità, a partire dal percorso che tutte le amministrazioni stanno compiendo per redigere il “Piano di Assetto del Territorio” (PAT): si tratta dello strumento urbanistico che sostituirà il Piano Regolatore di ogni Comune. Descrive l’idea di sviluppo del nostro territorio, sulla base delle sue caratteristiche, dei suoi limiti, delle sue potenzialità. Coerentemente con quanto sopra descritto: perché non pensarlo assieme agli altri? Perché, cioè, non evitare inutili replicazioni di servizi o opere pubbliche o private a favore di scelte che privilegino l’efficienza?

La questione, poi, su chi dovrebbe far parte della “Città del Piave”, se cioè solo San Donà e Musile piuttosto che anche Noventa e Fossalta oppure anche altri comuni confinanti diventa secondaria rispetto alla priorità di volersi comunque confrontare, con un numero di interlocutori che può esser variabile in funzione dei temi che si considerano. Per talune tematiche, anche la dimensione dei 4 comuni in riva al Piave potrebbe essere insufficiente. Si pensi, ad esempio, al tema della sanità: come si può pensare di venirne a capo senza coinvolgere nella discussione il portogruarese e i comuni della costa? Oppure: per le attività produttive: non è forse una questione che investe, come dimensione minima, almeno il Veneto Orientale? È mai possibile che dobbiamo continuare ad assistere a saccheggi di territorio (e sto parlando di centinaia di ettari negli ultimi anni) perché ogni comune vuole la propria zona artigianale? Sino ad arrivare all’assurdità di una indicazione stradale, collocata da pochi giorni e visibile poco oltre Cittanova, che riporta “Zona industriale di Stretti”! Chiaramente l’assurdità non è il segnale, bensì ciò che “indica”. E siamo a pochi chilometri da San Donà, Ceggia e Torre di Mosto che negli ultimi anni hanno sottratto molto territorio agricolo per realizzare queste aree.

A mio avviso questi sono i principali motivi che giustificano e rendono necessario l’avvio di forme di confronto per arrivare a scelte condivise tra tutti i comuni del sandonatese, nelle forme e nei modi che saranno di volta in volta ritenuti più utili rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere e alle convenienze che si possono sfruttare, come recita, ad esempio, il Testo Unico degli Enti Locali (Art. 15): “Al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono”.

In ogni caso, questo vantaggio, come pure quello di “riduzione dei costi della politica” di cui molti parlano (un sindaco al posto di quattro, 6 assessori al posto di venti, un consiglio comunale invece di quattro…), è secondario rispetto alla possibilità di offrire migliori servizi ai cittadini a seguito di una razionalizzazione degli uffici, si pensi solo all’aspetto della gestione della sicurezza sul territorio oppure dei servizi sociali.

Senza dimenticare, purtroppo, che i sempre maggiori tagli ai trasferimenti dallo Stato ai Comuni si tradurranno inevitabilmente in un peggioramento dei servizi che solo in un’ottica di sinergia tra amministrazioni sarà possibile contrastare per arrivare non tanto ad avere più servizi con le stesse risorse (umane, economiche, strumentali…) ma gli stessi servizi di cui ora disponiamo con risorse rese inferiori dalle attuali scelte di governo.

Andrea Cereser
Consigliere comunale, PD San Donà di Piave

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Fusione Comuni

Fusione Comuni

Premetto che la mia non vuole essere la posizione di un partito politico, ma di un cittadino di buon senso, che da sempre ha sostenuto la necessità di promuovere un confronto tra i rappresentanti delle istituzioni interessate per analizzare e valutare l'opportunità e la fattibilità di unire i Comuni di Fossalta, Noventa, Musile e San Donà in un'unica grande Città del Piave.

Infatti, non appena apparsa la notizia giornalistica che l'assessore di San Donà, dott. Leo, rilanciava l'idea di una sola città per unire sinistra e destra Piave, ho presentato una mozione, che sarà oggetto di discussione in Consiglio Comunale a San Donà,  a sostegno di un reale e serio progetto politico amministrativo per ridare centralità al nostro territorio.

Il mio sostegno a tale  progetto politico si basa, innanzitutto, sul fatto l'art. 15 del T.U. sull'ordinamento degli Enti locali in materia di modifiche territoriali, fusione ed istituzione di Comuni, recita al 2° comma: “ La legge regionale che istituisce nuovi Comuni , mediante fusione di due o più Comuni contigui, prevede che alle comunità di origine o ad alcune di esse siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi.”, e  sulle seguenti tre semplici considerazioni, su cui tutti, a prescindere dallo schieramento politico di appartenenza, dovremmo riflettere:

  1. l'esigenza di realizzare una più adeguata organizzazione e distribuzione territoriale dei servizi, con particolare riferimento al sistema dei trasporti e della viabilità;
  2. l'esigenza di conseguire una più efficace razionalizzazione degli strumenti di pianificazione territoriale;
  3. le ragioni civiche e di opportunità storica, culturale, sociale, economica e di funzionalità istituzionale e di razionalizzazione dei servizi.

A tali considerazioni va aggiunto l'interesse finanziario di tutti i Comuni coinvolti nel progetto per gli incentivi previsti dalle norme vigenti di cui  vi riporto qui di seguito, a titolo di esempio, quanto previsto al 3° comma dell'art. 15 del T.U. sull'ordinamento degli Enti locali: “Al fine di favorire la fusione dei Comuni, oltre ai contributi della Regione, lo Stato eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli Comuni che si fondono.”

 

Pietro Nuovo
Capogruppo al Comune di San Donà

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Linea TAV-TAC: Posizione UDC San Donà

Linea TAV-TAC: Posizione UDC San Donà

Qui di seguito riporto la linea dell’UDC sandonatese inerente alla questione TAV\TAC ed il documento nato dai ragionamenti del direttivo.

In relazione alle problematiche legate alla realizzazione di un percorso ferroviario ad atla velocità/capacità che interessa il territorio del Veneto Orientale, l’UDC di San Donà di Piave esprime le seguenti considerazioni:

a) ribadisce la rilevanza strategica della tav per la crescita dell’Europa, dell’Italia, qual’ora venisse attraversata, e del Nord Est con particolare riguardo al Veneto Orientale.

b) sottolinea che da decenni è nota la tematica del “corridoio 5”, che non sono mai stati chiariti i motivi che hanno condotto all’abbandono del progetto originario di affiancamento all’autostrada A4, progetto provinciale all’epoca anche approvato dal CIPE.

c) Giudica non fondatele ragioni che hanno condotto la Regione, fin dal 2005, a sostenere l’attuale tracciato “basso”; infatti, il paventato eccessivo numero di casa d’abbattere stimate circa 2000, è sicuramente sovrastimato perché riferito non al tracciato affiancato all’autostrada, ma ad un tracciato affiancato alla vecchia ferrovia; inoltre la sbandierata possibilità di una fermata a Passarella o Caposile, solo sbandierata in quanto queste ultime non compaiono nel tracciato così come presentato, è solo presuntuosa e non realizzabile: 1- perché trasformerebbe il tracciato in una linea a velocità ridotta 2- perché comunque presupporrebbe un’ulteriore tratta ferroviaria di 14km al posto dei 20 che attualmente servirebbero, per un guadagno di tempo irrisorio.

d)stigmatizza il metodo: la Regione ha “svelato” il progetto solo all’ultimo momento, pur essendo datata la scelta di questo tracciato (del 2005 la convenzione tra regione e RFI, del 2006-07 ulteriori delibere di Giunta Regionale al riguardo), senza mai il coinvolgimento dei cittadini dei comuni interessati, della Provincia, della Conferenza dei Sindaci del Veneto Orientale, delle Associazioni di agricoltori (COPAGRI), delle associazioni Ambientalistiche, degli Enti comunque a vario titolo interessati.

e) E’ consapevole che comunque qualsiasi tracciato, “alto”, “basso”, parallelo all’autostrada o alla ferrovia, comporterà immane dispendio di risorse, immane rimaneggiamento economico e sociale, immane impatto ambientale.

A tal proposito ritiene:

1)Che il dispendio di risorse non debba come al solito trasformarsi in uno scellerato sperpero di denaro pubblico (del resto facilmente prevedibile per un tracciato, sopra un letto di torba, che sconvolge un territorio faticosamente sottratto alla palude per poterlo poi coltivare, e con non imprevedibili ma sicuramente operosissimi costi di manutenzione costanti);

2) che l’impatto economico e sociale non debba sfociare in una del resto temibile delocalizzazione,e che debba essere il più concordato possibile ricorrendo finalmente alla concertazione, come previsto dai Protocolli e Risoluzioni internazionali cui l’Italia ha aderito, e da precise norme europee e nazionali che regolamentano la sostenibilità finanziaria e la compatibilità con lo sviluppo del territorio;

3) che l’impatto ambientale deve essere il minor possibile e comunque adeguatamente mitigato, prestando ascolto anche ad organizzazioni ed esperti ambientalisti, oltre che alle sacrosante richieste del mondo dell’agricoltura.

Per questi motivi:

L’udc di San Donà di Piave, condividendo la valutazione già espressa dalla Commissione di Salvaguardia, da diverse realtà comunali e partitiche, e recentemente se pur con imbarazzante ritardo dal Presidente della Provincia e con tardivi e imbarazzanti distinguo dal Governatore del Veneto,

 

Si dichiara

Contrario al tracciato tav proposto

Favorevole al tracciato affiancato all’A4

Auspica che comunque venga posta all’ODG del consiglio comunale del Consiglio Comunale la trattazione delle proposte-richieste da far alla Regione in compensazione, in termini di opere pubbliche, mitigazioni ambientali infrastrutture, servizi al cittadino, incentivi alla produzione e allo sviluppo del territorio.

 

UDC San Donà di Piave

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Città del Piave

Città del Piave

Nel sandonatese, ormai da qualche anno, si parla sempre più spesso della possibilità e dell’utilità della formazione della Città del Piave.

L’argomento è sicuramente molto importante è va affrontato con la massima serietà andando oltre schieramenti  politici che spesso creano ostacoli allo sviluppo dei progetti.

Prima di dichiararsi favorevoli o meno a questa nuova entità bisogna individuare l’obiettivo, o meglio, il vantaggio che ne trarrebbe la comunità con una fusione od una unione rispetto all’attuale situazione.

Innanzitutto una veloce distinzione tra fusione e unione. Con fusione si intende l'unione fra due o più comuni contigui, andando così a creare un nuovo comune, mentre l’unione è un ente territoriale di secondo grado dove più comuni vanno a stipulare un concordato che li lega in una serie di obiettivi comuni (invito comunque ad andare leggere più nel dettaglio le due definizioni).

In questo momento la motivazione che indurrebbe maggiormente la scelta di una fusione rispetto l’unione si può sintetizzare nella volontà del risparmio della spesa pubblica per quanto riguarda l’amministrazione; il mio parere, per quanto nobile sia questa motivazione, non la trovo sufficiente a giustificare un passo così importante; pertanto sarei più propenso ad un livello intermedio come l’unione e successivamente ne spiegherò le motivazioni.

Il motivo del perché non ritengo sufficiente il risparmio come scopo della fusione è molto semplice; infatti, è vero che questo comporterebbe un buon risparmio, ma è altrettanto vero che si avrebbe una minor rappresentanza a livello di consiglieri comunali per i cittadini. Inoltre, tendendo sempre presente il momento storico di forte crisi economica, il risparmio è sicuramente una cosa positiva ma è anche vero che i comuni non sono imprese il cui scopo è creare profitti ma enti che devono aiutare i cittadini creando possibilità di sviluppo e di crescita. Teniamo presente che il nostro caso non è di comuni in uno stato di non salute economica ma comuni in difficoltà per le possibilità di sviluppo economico e strutturale.

L’unione potrebbe portare ottimi vantaggi economici per il territorio e, se si riuscisse ad estenderla a tutti i comuni del basso Piave (Musile, Fossalta, Noventa e San Donà), potrebbe creare degli scenari economici sicuramente interessanti come creazione di aree industriali molto importanti, eventi di promozione del territorio coordinate e di interesse collettivo molto elevato oppure a progetti intercomunali complessi e di valore assoluto. Certo questo comporterebbe spesso il dover superare l’ostacolo degli schieramenti politici e dei giochi politici romani, ma non dovrebbe essere proprio questo lo scopo del bravo amministratore?

L’unione comporterebbe poi un piano urbanistico comune rendendo lo sviluppo territoriale più omogeneo. Si andrebbe creando così una rete di collegamenti molto più efficiente e funzionale, evitando probabilmente ulteriori situazioni paradossali come quella per l’individuazione dell’area sulla quale realizzare il terzo ponte che, per i forti ritardi decisionali,  ci porterà a perdere il contributo statale per la realizzazione e ad avere ancora con un grosso problema di viabilità zonale non risolto.

Un’eventuale fusione porterebbe un salto di importanza territoriale  notevole poichè si passerebbe da una realtà di 42000 abitanti circa come quella di San Donà ad una di 60000 circa, ma per il momento vedo più realizzabile e utile un’unione. In questo modo si potrebbe ottenere una sinergia tra i comuni nel loro lavoro, una conoscenza più approfondita degli amministratori sui problemi dei comuni circostanti e un cambio di mentalità che probabilmente porterebbe all’abbandono di quel campanilismo che in questo momento è d’ostacolo a molti progetti fondamentali per il nostro territorio. La fusione la vedo più utile e più realizzabile in un secondo momento quando il territorio inizierà a ragionare e a lavorare in un modo più unito e più costruttivo per tutto il territorio e non solo per il proprio “campanile”.

Per tanto la mia linea e quella dell’UDC in questo momento è quella di lavorare sulla formazione di una rete di servizi unificata, studi di viabilità comuni e piani di assetto territoriali unificati avvicinandosi così all’unione dei comuni ed eventualmente in seguito iniziare a ragionare per una fusione tra i comuni del territorio.

Alberto Zorzenoni

Riferimenti:

  • Testo Unico degli Enti Locali, approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000, n.267. (DL 18 agosto 2000, n.267) Legge che disciplina la Fusione;
  • Unione regolata dal decreto legislativo 18 agosto, n. 267 (DL 18 agosto 2000, n.267), che recepisce la legge 3 agosto 1999, n. 265, in particolare dall'articolo 32 dal titolo Unione di comuni.

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Unione o Fusione dei comuni?

Unione o Fusione dei comuni?

 

Le due proposte che vengono riportate da tempo sulla stampa locale, a volte in modo improprio o errato, hanno un significato del tutto diverso, e ritengo pertanto utile un commento riepilogativo.

FUSIONE

La Fusione è lo strumento che viene scelto quando si vuole costituire un nuovo Comune unico il quale sostituirà quelli in esso confluiti. In pratica, un solo comune prende il posto dei comuni che si fondono tra di loro. Con la Fusione necessita sciogliere i Consigli Comunali interessati e crearne uno unico che rappresenterà l’intera popolazione, ovviamente con un unico Sindaco.

Normalmente l’accordo prevede per il Comune una nuova denominazione che sostituirà le precedenti. Con la Fusione si dovrebbero ottenere risparmi in ordine all’accorpamento di vari uffici amministrativi o tecnici, del Segretario Comunale, del Comando di Polizia Locale, dei Magazzini Comunali, della Protezione Civile ecc.; inoltre i costi dei Sindaci, delle Giunte e dei Consigli Comunali sarebbero ridotti per effetto dell’eliminazione di quelli non più necessari.

UNIONE

L’Unione è lo strumento mediante il quale si tende ad esprimere la volontà di creare una unicità di scelte riguardanti alcuni servizi o alcuni settori dell’amministrazione comunale. È uno strumento di gestione associata dei servizi, in cui resta intatta l’autonomia istituzionale dei singoli comuni. In pratica l’esercizio congiunto di una pluralità di funzioni, in precedenza gestite dai singoli comuni. Lo scopo è quello di mirare ad una gestione più efficiente e meno dispendiosa, rispetto alle singole gestioni autonome. Ogni Unione necessita di un Atto Costitutivo e di uno Statuto che, oltre alle varie definizioni previste dalla normativa vigente, devono dettagliare funzioni e risorse dell’Unione stessa. Normalmente il Presidente dell’Unione viene scelto tra i Sindaci dei Comuni interessati, mentre gli altri organi sono comunque formati da consiglieri e membri delle giunte, sempre col rispetto di rappresentanza delle minoranze.

Simili all’Unione sono i Consorzi Intercomunali che però sono costituiti per affrontare singoli problemi di interesse dei Comuni proponenti.

La scelta dell’Unione dovrebbe comportare notevoli benefici di ordine economico, proprio per effetto della riduzione delle spese, in primis per quelle riguardanti la macchina amministrativa. Inoltre, rimarrebbe immutata la rappresentanza comunale e quindi la conseguente “vicinanza” alla popolazione dei centri del governo locale.

In prospettiva per i cittadini ci dovrebbe essere un progressivo miglioramento della qualità dei servizi, snellimento e velocità della macchina amministrativa, oltre alla uniformità e semplificazione delle procedure.

E’ SOLO UNA QUESTIONE ECONOMICA?

Ammesso che fosse solo una questione economica, e credo lo sarebbe certamente per la rilevanza che i tagli hanno sul bilancio Comunale, mi preoccupa quanto viene rilevato da C.G.I.A. di Mestre la quale, pur sostenendo che l’accorpamento di servizi comporterebbe minori spese, espone dei dati in base ai quali si rileva che:

  • nei comuni con meno di 5.000 abitanti (costituenti il 70,5% del totale) la spesa corrente è tra le più elevate, pari a 826 € pro capite,
  • nei comuni da 5.000 a 10.000 è pari a 667 €  pro capite,
  • nei comuni da 10.000 a 20.000 abitanti è pari a 668 € pro capite, ma, e questo mi lascia perplesso,
  • nei comuni con oltre 60.000 abitanti il costo è di 1.091 € pro-capite!

Pur nella loro stringatezza e semplicità espositiva queste cifre fanno pensare e inducono a  riconsiderare anche l’eventuale calcolo economico di previsione che non dovrebbe essere basato, solo ed esclusivamente, su di un mero riepilogo dei risparmi ottenibili, bensì anche sui vari fattori che, come nel caso dei comuni oltre i 60.000 abitanti, fanno aumentare i costi in maniera incomprensibile.

Stante questa particolare situazione e l’indeterminatezza delle conseguenze future, ogni proposta dovrebbe essere saggiamente ed analiticamente documentata, suffragandola altresì di dati plausibilmente corretti, onde evitare che le rilevanti ottimizzazioni contabili esposte in via programmatica, vengano clamorosamente smentite dai dati di consuntivo.

E ora alcune considerazioni pragmatiche:

I comuni Italiani sono circa 8.000; dal 1990 ad oggi solo 8 di essi hanno scelto la fusione.

I comuni Veneti sono 581 (318 dei quali sotto i 5.000 abitanti, ma ben 202 sotto i 3.000 abitanti). E’ perlomeno singolare che non abbiano ad oggi usufruito della Fusione, ma abbiano sviluppato una fitta rete di forme associative (addirittura per il 73% dei Comuni) costituite da Unioni, Convenzioni, Consorzi, Comunità Montane ecc.

Credo che sarebbe più produttivo, per l’analisi di tutti gli aspetti ancora sconosciuti, attendere che la Fusione fosse applicata per questi centri minori, prima di rischiare danni irreparabili con due importanti realtà come San Donà e Musile.

In ogni caso una scelta sarà necessaria, poiché obbligatoria in base alla L. 122/2010, solo per i piccoli centri sotto i 5.000 abitanti, per i quali una decisione sulla gestione associata, o sulla fusione, dovrà essere assunta in base alle modalità che saranno stabilite dai decreti attuativi.

Credo che per i Comuni in genere possa essere considerata con favorevole attenzione la scelta dell’Unione, anche tenuto conto che questo soggetto giuridico non è obbligato al patto di stabilità, può sostituire tutto il personale che va in quiescenza e, a certe condizioni, può ottenere contributi regionali o statali per l’avvio dell’attività e per il funzionamento ordinario.

Da tenere in considerazione altresì che l’Unione è una forma “reversibile” da parte del partner che non la consideri soddisfacente.

CONSIDERAZIONI FINALI

In occasione del Consiglio Comunale di Musile di Piave del 31 luglio 2010 il vicesindaco Saccilotto lesse un documento, a nome del gruppo PDL, in base al quale, pur auspicando come fase finale la fusione dei Comuni, propendeva per l’istituzione di un gruppo di lavoro, o di una Commissione Intercomunale, incaricati di studiare la questione per verificare i primi dipartimenti amministrativi da accorpare.

Il Sindaco On. Forcolin, si dichiarò possibilista su questa soluzione, rimanendo però scettico sulla proposta di municipalità unica.

Ora, a prescindere dagli adempimenti burocratici conseguenti alle scelte da effettuare, ma necessari per la regolarità delle decisioni che saranno assunte, credo che la strada scelta dall’Amministrazione Comunale di Musile possa essere coerente con le problematiche che di volta in volta vengono espresse e quindi una scelta che condivido, pur rimanendo in attesa di dati certi ed attendibili che la Commissione o il Gruppo incaricati per lo studio preliminare dovranno fornire.

LE MIE PERSONALI CONCLUSIONI:

Sì all’ipotesi di “UNIONE dei servizi” previa l’istituzione di un gruppo di lavoro o di una commissione intercomunale per lo studio della fattibilità e convenienza.

No all’ipotesi di “FUSIONE dei Comuni”, poiché prematura mancando una approfondita e necessaria conoscenza delle problematiche, di ordine sociale, economico ed organizzativo, che possono ostacolarne la compiuta realizzazione, essendo del tutto marginale l’effetto rinveniente dalle esperienze dei Comuni Italiani interessati dall’applicazione della normativa.

Musile di Piave, 14/01/2011

Vittorino Maschietto
Segretario della Sezione
Liga Veneta-Lega Nord di Musile di Piave (VE)

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Unione dei Comuni - Dieci Buoni Motivi

Unione dei Comuni - Dieci Buoni Motivi

Ecco i dieci buoni motivi per dire sì alla fusione tra Musile e San Donà di Piave.

  1. Il blocco delle assunzioni consente di rimpiazzare solo un dipendente pubblico ogni 5 che vanno in pensione: dobbiamo, quindi, accorpare gli uffici che svolgono il medesimo servizio, se non vogliamo perdere drasticamente in qualità delle prestazioni.
  2. Dal punto di vista storico, culturale e, oggi, persino urbanistico, Musile e San Donà sono un'entità unica: un solo consiglio comunale è sufficiente per amministrare una città di 50.000 abitanti.
  3. I Dirigenti delle varie Unità Operative, dalle Segreterie all'Ufficio Tecnico, dall'Anagrafe ai Servizi Sociali, sono in soprannumero (per un segretario comunale non cambia nulla lavorare per una città di 40 o 50mila abitanti).
  4. Le procedure vanno conformate: non è possibile che da una sponda all'altra del Piave una DIA abbia requisiti diversi, quasi fossimo ancora nella medievale Italia dei Comuni.
  5. Un unico centro decisionale supererebbe in un attimo tutte le difficoltà di concertazione su cui ci siamo accapigliati negli ultimi tre anni: dal consorzio di Polizia Locale alla gestione dei rifiuti, dalla viabilità all'acquedotto.
  6. La nuova finanziaria (art. 14 comma 32) (DL 31 maggio 2010, n. 78) vieta per i Comuni con meno di 50.000 residenti di avere partecipazioni societarie: la fusione salverebbe le nostre quote in ASI, Atvo, Alisea e Veritas.
  7. Le economie di scala immediatamente conseguenti all'accorpamento dei servizi consentiranno enormi risparmi: dagli edifici pubblici che potrebbero liberarsi, per essere destinati ad altro uso, agli appalti unitari; dalla centrale acquisti unica, alla gestione comune del contenzioso.
  8. In caso di fusione tra comuni, lo Stato eroga (Unione Comuni premialità fiscali)  un contributo straordinario pari al 20% in aggiunta a quello standard.
  9. Nei comuni fino a 10.000 abitanti i costi per il personale superano il 50% del bilancio, mentre nei comuni con almeno 50.000 residenti la voce incide solo per il 28%.
  10. Il risparmio realizzato a seguito della fusione è ormai l'unica nuova fonte concreta di finanziamento, a fronte della grave crisi economica che attanaglia le nostre imprese. Il risparmio complessivo sarebbe di almeno 500.000,00 euro l'anno. Su tratterebbe di una voce di "spesa corrente", immeditamente disponibile.

Una manna per le sempre più esangui casse comunali...

 

Prospettive e possibilità

Unire due o più comuni significa tagliare i costi senza incidere sulle prestazioni, ridurre le spese senza intaccare i servizi. La soluzione ruota attorno a tre concetti: riorganizzare, accorpare, ottimizzare.

La crisi che sta attanagliano la nostra economia è ancora ben lontana dall'essere superata: cassa integrazione e disoccupazione continueranno ad affliggere a lungo le famiglie. I fallimenti dichiarati dal Tribunale di Venezia nell'ultimo trimestre 2009 erano il 50% in più rispetto all'anno precedente, i concordati il 66% in più. Numeri che nel 2010 diventano ancora più drammatici: +100% i fallimenti (294 in tre mesi: tre aziende al giorno!) e passano da 10 a 71 i concordati.

Ma a fronte di una richiesta di aiuto in costante aumento da parte delle fasce più deboli della popolazione, i Comuni risponderanno con tagli ai servizi in misura crescente.

I trasferimenti dallo Stato sono stati ridotti all'osso, la Finanziaria (Unione Comuni premialità fiscali) ci impone sacrifici notevoli (solo per i Comuni ci sono tagli per un miliardo e mezzo di euro, più quelli a Regioni e Province, che si tradurranno in un'ulteriore riduzione degli investimenti locali).

I fondi cui attingere per far fronte alla spesa corrente sono drammaticamente sempre meno.

Non si tratta di astratti discorsi teorici: i soldi sono finiti e la "famiglia-Comune" fatica ad arrivare alla terza settimana.

Ma le difficoltà economiche non sono le sole.

Col previsto blocco delle assunzioni non potremo sostituire il personale (già ridotto all'osso) che andrà in pensione, con conseguente ulteriore riduzione dei servizi e delle prestazioni (arriveremo a poter aprire gli uffici solo alcuni giorni alla settimana...?).

Di nuove lottizzazioni non si parla neppure più: questo significa niente oneri di urbanizzazione, ossia niente soldi per asfaltare strade, sistemare l'illuminazione o investire in acquedotti e fognature.

Reperire altri mezzi di finanziamento è, quindi, una scelta obbligata.

L'accorpamento dei Comuni va proprio in questo senso.

Che l’unione di più comuni comporti rilevanti risparmi di spesa è documentato da tempo. Secondo uno studio del 2009 dell’Università degli Studi Roma Tre, da titolo “La riduzione del numero dei Comuni”, a  cura del prof. Antonio Cortese  (Università di Roma - La riduzione del numero dei comuni), nei Comuni piccoli “la percentuale delle spese per le funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo (preponderante è fra queste quella concernente il “personale”) è assai prossima alla soglia del 50 per cento. Questa percentuale diminuisce sensibilmente con il crescere della dimensione demografica (per i Comuni con più di 60 mila abitanti è ad esempio pari al 28,7 per cento)”. Un’indagine del 2008 di Confcommercio e Legambiente, 2008 ha ordinato l’universo degli 8.101 Comuni italiani, analiticamente indagati, attraverso 36 variabili. Si è osservato che esiste “una forbice segnata dalla lama dell’eccellenza – dei territori che hanno saputo fare rete e sistema – e dalla lama del disagio, dei Comuni destinati all’estremo declino e, senza i necessari interventi, all’estinzione”. Secondo l’indagine, i Comuni che presentano caratteri di disagio insediativi più preoccupanti sono quelli con popolazione inferiore a 10.000 abitanti, soglia appena superata da Musile (e molto lontana per Fossalta e Noventa…).

Fondendo San Donà e Musile in un'unica amministrazione elimineremmo una giunta ed un consiglio comunale (- 90.000 euro l'anno); l'ufficio di segreteria diventerebbe unico (- 160.000 euro l'anno); le varie Unità Operative delle principali aree amministrative, quali l'Ufficio Tecnico, i Servizi Sociali, l'Anagrafe, la Ragioneria e i Tributi verrebbero accorpate (- 320.000 euro l'anno); il Comandante della Polizia Locale sarebbe uno solo, come pure il revisore dei conti (- 70.000).

La fusione, inoltre, consentirebbe di superare il limite di 50.000 abitanti, sotto il quale l'ente locale, per effetto dell'art. 14 comma 32 della Finanziaria (DL 31 maggio 2010, n. 78), non potrà più detenere partecipazioni in società commerciali: dovremo dire addio, quindi, alle nostre quote (e relativo controllo...) in ATVO, ASI, Alisea ecc.

Molte, poi, le poltrone che salterebbero in ipotesi di fusione tra i due Comuni nei vari Consigli di Amministrazione, con i relativi lauti "gettoni".

Pensiamo, inoltre, agli edifici pubblici che potrebbero liberarsi, per essere destinati ad altro uso: unici diventerebbero il magazzino comunale, il comando di polizia locale, la sede della protezione civile...
A tutto ciò si aggiungono le innumerevoli economie di scala che si potrebbero realizzare e che spalancherebbero un'infinità di opportunità : gare e appalti, centrale acquisti, pacchetti software per gli uffici, contenzioso, accordi sindacali...

In pratica, potremmo creare circa un milione di euro di spesa corrente all'anno, senza alcun aumento di imposte!

A tutto ciò si aggiungono i finanziamenti che lo Stato riserva ai Comuni che si fondono, ai sensi dell’art. 6 del decreto 1.9.00, n. 318 (DECRETO 01/09/2000, n.318) del Ministero dell’Interno, secondo cui "ai comuni scaturenti dalla fusione di comuni preesistenti spetta, per un periodo di dieci anni, un contributo straordinario pari al 20 per cento dei trasferimenti erariali complessivamente attribuiti ai comuni preesistenti”.

Insomma: dati alla mano pare proprio assurdo dire che la fusione non sarebbe una scelta assolutamente positiva.


Il procedimento

La proposta di fusione dei comuni di San Donà e Musile deve essere letta alla luce della prevista modifica dell’assetto amministrativo e territoriali della nostra provincia.

In base all’art. 23 della legge 42/09 sul federalismo fiscale (Legge 05/05/2009, n. 42), Venezia potrà diventare Città Metropolitana, inglobando “almeno il 20 per cento dei comuni della provincia”. A seguito di tale innovazione, “la provincia di riferimento cessa di esistere”. I Comuni rimasti fuori dalla Città Metropolitana potranno decidere se passare ad altra provincia, ovvero fare altre scelte “nel rispetto della continuità territoriale”: Musile e San Donà uniti costituirebbero il Comune più grande della nuova entità territoriale e ne necessariamente il traino, magari diventandone il capoluogo…

Per quanto riguarda il procedimento di fusione tra Comuni, l’art. 15 del Testo Unico sugli enti Locali 2stabilisce che spetta alla Regione il potere di “modificare le circoscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate”.

Il comma 3 del medesimo articolo precisa che “al fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono”.

La legge regionale n. 25 del 1992 (Legge Reg 24/12/1992, n.25), disciplina il “referendum consultivo” che deve necessariamente precedere la legge regionale di “variazione delle circoscrizioni comunali” che può consistere, appunto “nella fusione di due o più comuni in uno nuovo”.

L' iniziativa legislativa spetta alla Giunta, al consiglio comunale od anche al singolo consigliere.

Il progetto così predisposto passa al Consiglio regionale, che provvede al cosiddetto “giudizio di meritevolezza”, deliberando in caso positivo “il referendum consultivo delle popolazioni interessate e il relativo quesito”, previo parere dei consigli comunali interessati.

Il quesito referendario è sottoposto all’intera popolazione dei comuni interessati dalla procedura di fusione, con decreto del Presidente della Giunta Regionale, da emanarsi almeno 45 giorni prima della data fissata per la consultazione.

La proposta sottoposta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

Segue la legge regionale che determina la nuova circoscrizione comunale.

Avv. Alberto Teso
Consigliere Comunale a Musile di Piave

 

Approfondimenti

Per maggiori dettagli consulta i ns. documenti sull'argomento: Fusione Musile - San Donà

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Perchè

Perchè "Passaparola Nel Veneto Orientale"

Associazione culturale PASSAPAROLANELVENETOORIENTALE

Motivi fondanti:

  • Pensiamo che il nostro territorio debba crescere e meriti di essere valorizzato dal punto di vista economico e culturale, con particolare attenzione alla sostenibilità ed al suo aspetto armonioso.
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  • Vogliamo risvegliare nei cittadini interesse per tutto ciò che verrà ad influire sulla loro vita e su quella dei loro figli, ricordando che affidare completamente agli altri il proprio destino può comportare rischi notevoli.

 

L’ associazione culturale “PASSAPAROLA NEL VENETO ORIENTALE” si è costituita per dare maggior impulso alla discussione su argomenti che interessano  il nostro territorio offrendo a tutti l’opportunità di confrontarsi. Per questo motivo fondante pubblicheremo solo posizioni e proposte proprie di chi interviene (vedi regolamento blog).  Accettiamo tutte le idee e i consigli che ci perverranno e cercheremo di trovare i punti in comune per favorire il dialogo tra le parti. Auspicando la correttezza degli interventi, nel malaugurato caso ce ne sfuggisse qualcuno che rispetti le succitate norme, ce ne scusiamo fin da subito.
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